Recensione n.1
“La logica e’ sopravvalutata”.
Cosi’ recita una delle battute finali del film, e credo che forse tutto sommato se ne sia reso conto anche lo sceneggiatore.
La storia non e’ niente piu’ che un banale prestesto per mescolare stereotipi di film gia’ visti in precedenza (Ring, Sixth Sense, e via dicendo), e la curiosita’ iniziale scema sempre piu’ fino all’improbabile finale. Ma non tanto su COME finisce, quanto su quali specchi lo sceneggiatore si sia dovuto arrampicare per dare un senso logico a tutto quanto senza scadere nel banale piu’ scontato.
Le carte in regola per un discreto film c’erano comunque: l’atmosfera e’ decisamente angosciante, la telecamera si muove sinuosamente tra le spettrali mura dell’istituto psichiatrico illuminato da freddi bulbi di neon color ghiaccio, Halle Berry, seppur non molto convincente come psicanalista, si presta bene come “perseguitata”, la musica di sottofondo e’ sufficientemente furbetta per far trasalire ad ogni singolo fotogramma di spavento, anche se telefonato. Personaggi risibili, alcuni passaggi di dialoghi che sfiorano il ridicolo, incongruenze nella sceneggiatura (avevo gia’ detto che non mi e’ piaciuta molto?). Insomma: alla fine non e’ poi tutto cosi’ orribile, ma questo e’ soprattutto grazie alla mano sicura di Kassovitz che riesce a riempire i vuoti ambientali trasmettendo una sensazione densa che vi sia sempre una specie di “presenza” laddove un altro regista (forse) non sarebbe riuscito a ricreare, e questo riesce a dare uno spessore maggiore all’atmosfera generale. Ma poi… si puo’ sapere che diavolo c’entra il titolo con tutto quanto???
Voto: 5 e 1/2
Wolf
Recensione n.2
Che gusto c’e’ ad anticipare tutti i “buh!” di un film horror? Davvero nessuno. Ed e’ quello che accade nella trasferta americana di Mathieu Kassovitz, che dal successo internazionale de “L’odio” del 1995 pare non essersi piu’ ripreso. Il sopravvalutato “I fiumi di porpora”, pur ricalcando l’action-thriller d’oltreoceano e nonostante un finale pessimo, aveva un certo mordente. “Gothika”, invece, gode solo di una confezione accurata, mentre per il resto annaspa nel nulla. E’ sicuramente girato meglio di come e’ scritto, ma nonostante i ricercati punti di vista delle inquadrature ed una macchina da presa in continuo movimento, la tensione latita alquanto e lo spettatore e’ sempre un paio di minuti avanti rispetto ai personaggi. Il difetto principale è l’anonimato. Si adatta ad un genere, l'”horror soprannaturale”, ma si limita a cavalcarne i cliche’ riciclando con poca inventiva (tra gli altri, “Il sesto senso”, “The ring”, “Le verita’ nascoste”). La storia fa acqua da tutte le parti e ricorre per l’ennesima volta al fantasma in cerca di quiete e assetato di vendetta. Come sempre piu’ spesso accade le presenze ultraterrene spingono gli sceneggiatori a giustificare qualsiasi stupidaggine. Perche’, ad esempio, un’entita’ ectoplasmica capace di lasciare messaggi sul corpo non scrive direttamente il nome dell’assassino al posto del criptico “Not alone”?. O perche’, ancora, un fantasma in grado di materializzarsi, e di riempire di botte la protagonista, non si vendica da solo senza tanti intermediari? Ma e’ inutile porsi domande. Purtroppo, pero’, il film non riesce a catturare al punto da annullare la razionalita’. Quanto agli interpreti, Halle Berry e’ talmente convinta da irritare nel tentativo di nobilitare con i suoi sforzi il film e non evita ilridicolo con battute tipo “Non sono pazza, sono posseduta!”. Penelope Cruz fa le prove generali per “Non ti muovere” e Robert Downey Jr. e’ relegato a semplice mescola-carte. Per ultimo, che c’azzecca il titolo? Forse, oltre a suonare bene, deriva dal progetto produttivo della “Dark Castle” che da qualche anno prova a rinverdire i fasti degli horror gotici anni Sessanta. Ma se “Il mistero della casa sulla collina” e “La nave fantasma”, pur senza entusiasmare, riuscivano ad intrattenere, questo “Gothika” si avvicina di piu’ al fallimentare “I tredici spettri”. L’involucro e’ piu’ sofisticato, il cast più acchiappa-pubblico, ma la carenza di idee e’ la stessa.
Luca Baroncini (da www.spietati.it)
Recensione n.3
Il film e’ ambientato nel manicomio di una strana cittadina.
La protagonista e’ uno psichiatra.
Tutto procede tranquillamente, fino a quando uno strano incontro cambia la vita della protagonista…
Un film di cui non si sentiva la mancanza: ogni scena e’ purtroppo prevedibile. Confezione poco piu’ che sufficiente.
Anonima piu’ del solito Penelope Cruz.
Un po’ di divertimento nella visione collettiva lo si gusta nelle reazioni degli spettatori facilmente impressionabili.
Peccato, poteva essere un buon film, anche sul filone The Ring.
La Redazione