Scheda film
(Tr. Lett.: Mano nella mano)
Regia: Valérie Donzelli
Soggetto e sceneggiatura: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Gilles Marchand
Fotografia: Sébastien Buchmann
Montaggio: Pauline Gaillard
Scenografie: Gaëlle Usandivaras
Costumi: Elisabeth Mehu
Musiche: Peter Von Poehl
Suono: André Rigaut
Francia, 2012 – Commedia – Durata: 90’
Cast: Valérie Donzelli, Jérémie Elkaïm, Valérie Lemercier, Béatrice De Staël
Uscita nel paese d’origine: 19 dicembre 2012
I nuovi romantici
Hélène vive a Parigi, dove dirige la prestigiosa scuola di danza dell’Opéra Garnier. I vestiti merlettati e i gonnelloni lunghi le cadono con grazia lungo il corpo spigoloso, mentre il suo modo di camminare è ritmico e delicato, quasi in punta di piedi, e la postura è rigida e studiata, schiena dritta e mento alto. Joachim, d’altro canto, convive in provincia con una sorella ossessionata dal ballo, e lavora a tempo perso per una ditta di specchi. Perennemente imbronciato e curvo di spalle, preferisce l’uso sregolato di un vecchio skateboard alle auto che lo sorpassano lungo la strada. Quando le loro esistenze si intrecciano per caso, Hélène e Joachim sono immediatamente attratti l’uno dall’altro, e in senso letterale: l’una non è più capace di muoversi senza l’altro, ed entrambi sono costretti a iniziare una nuova vita a stretto contatto fisico, come due calamite che non possono fare a meno di incontrarsi e scontrarsi ancora, in un gioco di forze che sfida ogni logica del reale e invita chi rimane a guardare a credere nell’amore irrazionale.
Main dans la main si apre sulla figura enigmatica di Hélène (Valérie Lermercier), sul suo passo deciso e al contempo danzante e la sua schiena arcuata eppure inflessibile nella cadenza con cui si muove in avanti. Nel frattempo, “Electricity” dell’Orchestral Manoeuvres in the Dark scandisce la sua camminata frenetica all’interno dell’Opéra di Parigi, e alla donna si alterna il volto più giovane e scavato di Joachim (Jérémie Elkaïm), dinoccolato e ciondolante, alla maniera di uno specchio al rovescio, sia nei movimenti che nel pensiero che si può inseguire nel suo sguardo ombroso e fugace. Dopo una manciata di minuti, il tempo di prendere confidenza con due personaggi agli estremi, Hélène e Joachim si ritrovano nello stesso posto, e in preda alla malinconia si sfiorano le labbra in un bacio intriso di eterea e fragile tenerezza. Da quel momento in poi seguiremo la loro storia a tinte vintage, dal retrogusto favolistico e l’atmosfera retrò, in un valzer mozzafiato che rasenta la perfezione con un primo tempo musicato, fatto di spontaneità e ironia che come una droga leggera inebria gli animi romantici e sostiene gli spiriti inquieti.
Presentata in anteprima alla settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, terza opera originale scritta, diretta e interpretata da Valérie Donzelli dopo il pluripremiato La guerra è dichiarata, Main dans la main è una pellicola musicale che vola leggera sui temi dell’amore fiabesco, quello che mette da parte le guerre sociali, la classe d’origine, il retroterra delle persone che vengono considerate per chi sono e dove vanno piuttosto che per chi erano e da dove vengono, proprio come nel romanticismo più sfrenato e spensierato che non siamo più abituati a guardare al cinema, o del quale difficilmente parliamo a casa. Da una parte la bellezza sofistica di Parigi ed Hélène, dall’altra quella triste e scoraggiata della periferia e di Joachim: Valérie Lemercier e Jérémie Elkaïm ballano in una poesia, scorrono in slowmotion in un teatro di personaggi secondari partecipi e meravigliati quanto gli spettatori davanti allo schermo, e ritmati da un’orchestra di musica classica dirigono l’opera muovendosi per gesti identici, impossibili da separare. La diagnosi, molto probabilmente, è quella di una malattia mentale, un’attrazione difficile da spiegare o ancor meglio spiegarsi, dove per un po’ è persino divertente correre da un lato e subito dopo dall’altro, rincorsi o incollati, mai soli e figuriamoci abbandonati, in un nuovo modo di vivere che strappa un sorriso felice all’idea di non dovere più convivere con se stessi.
Ma il rischio, valga per i protagonisti così come per l’intero film, è quello di restare intrappolati in questo gioco, risucchiati dalla routine quotidiana che ci viene offerta con tanta originalità in un primo tempo capace di gioire delle piccole cose, e che però, in effetti, preclude una qualsivoglia via d’uscita da un secondo tempo buio e tempestoso, in cui la narrazione non riesce ad approdare da nessuna parte e i personaggi, come marionette, si trascinano all’unisono verso un finale tiepido, insipido e un po’ svogliato. Ciononostante, il gioco, come si dice, vale la candela e Valérie Donzelli riesce a intessere un affresco contemporaneo che fa da alternativa alle innumerevoli commedie sull’amore irriverente che escono ogni anno e in ogni parte del mondo. L’equilibrio narrativo tende a oscillare tra una prima parte emozionante e autentica e una seconda meno convincente, e malgrado ciò il risultato è pazzesco: Valérie Lemercier è una Hélène che non potremo dimenticarci facilmente, altezzosa prima e bambinesca poi, e Jérémie Elkaïm è come un Guillaume Canet più sbarbatello, carico di un impatto visivo fuori dalle righe, timido e nervoso nel suo corpo alto e slanciato. La Donzelli, che pure riappare in quest’ultima fatica nei panni della sorella di Joachim, è in definitiva il riflesso di una nuova generazione d’artisti francesi a loro modo indipendenti, che conservano nell’anima la speranza di una rivoluzione dei sentimenti e nutrono un amore viscerale e sconfinato per l’arte – arte che, finalmente, è qui in grado di esplicitarsi in tutte le sue forme.
RARISSIMO perché… lasciamolo uscire intanto in Francia, poi sicuramente troverà un distributore anche da noi.
Note: presentato in concorso al Festival internazionale del film di Roma, il film ha fatto vincere a Jérémie Elkaïm il premio come miglior attore.
Voto: * * *¾
Eva Barros Campelli