Recensione n.1

Dunque, a voi è piaciuto il film “La mummia” e il suo “degno” seguito? Vi piacciono i film dove c’è un pizzico di Spielberg, effetti speciali a piene mani ed una carrettata di bambini dai più disparati e convenzionali caratteri (il pacioso, il buono, il viziato, lo stronzetto, il saggio, ecc.)? Bene, allora agitate il tutto e, al posto di un convenzionale Campari shakerato, otterrete questo simpatico ed innocuo film. Andiamo avanti per domande, ci sto prendendo gusto. Scenografie? Di gran lusso (i soldini ci sono e si vedono tutti). Effetti speciali? Ottimi ed abbondanti, anche se ormai non fanno più cadere mascelle dallo stupore. Trama? Fedele al libro, pare… (non volevate mica che me lo leggessi, vero?) Regia? Oddio, Chris Columbus non è mai stato ‘sto gran genio (personalmente l’ho apprezzato più come sceneggiatore de “I Gremlins” che come regista specializzato in film con bimbetti, anche se “Mrs. Doubtfire” non era poi così male e il primo “Mamma ho perso l’aereo” si poteva guardare), ma qui è al servizio di una storia pregna di precisi dettagli derivati direttamente dal libro e perciò costretto a non sgarrare (già dura 2 ore e 32 minuti,
se poi ci avesse infilato dell’altro…). Attori? Tutti molto convincenti e perfettamente in parte, con qualche inutile apparizione speciale tipo quella di John Cleese. Certo, il truce Alan Rickman assomiglia terribilmente a Renato Zero… Emozioni? Evidentemente opzionali, ma, a differenza dei pop-corn, non acquistabili all’ingresso della sala.
NOTA DI MERITO: Ah, la magia! Chi non ha mai sognato da piccolo di essere più potente del Mago Zurlì, del Mago Oronzo, del Mago Forrest, del Mago Casanova???
NOTA DI DEMERITO: Esco dall’ufficio di corsa. Dai, ce la faccio, ce la faccio!!! Corso Porta Nuova è intasata, no!! Zigzago tra le auto che mi sembrano andare piano apposta per farmi dispetto. Passo un semaforo giallo. Un altro. Imbocco la strada del cinema. Trovo parcheggio quasi davanti. Mi precipito trafelato alla cassa (non ero sicuro dell’orario). Miseria, questo è il giorno di riposo del mio amico che mi fa entrare “a gratis”! Vabbè, tanto c’è sempre lo sconto Agis. Guardo la locandina. Sì, fanno proprio “Bandits” con Billy Bob Thornton e Bruce Willis. Ha avuto buone recensioni e questo è l’ultimo giorno di proiezione. Guardo il cassiere. Poi chi strappa i biglietti. Guardo l’orologio: sono in anticipo di qualche minuto. Intanto escono gli spettatori dalla proiezione precedente. Riguardo l’orologio. Poi la porta d’entrata. Non entra più nessuno. Ma proprio nessuno-nessuno. Sono l’unico spettatore? Faccio una domanda al cassiere che mai avrei dovuto fare: “ma il film lo proiettate anche per uno spettatore solo?”. Come non detto: Mr.Harry Potter, arrivo…
NOTA DI COLORE: Da domani il prezzo dei biglietti in alcuni cinema già aumenterà. Perché? Per abituarci all’arrotondamento dell’Euro, no? Ma pensa un po’…

Ben, aspirante Supergiovane

Recensione n.2

Il cartellone natalizio del 2002 offre, per celebrare i bimbi, veri protagonisti delle feste, ben quattro film a loro dedicati: Harry Potter, Atlantis della Disney, Aida degli alberi e Momo. Se sul piano del contenuto cinematografico Momo è il film che a detta della maggior parte della critica offre gli spunti più interessanti, il vero trionfatore del box office è Harry Potter, che surclassa i rivali sia per numero di slae occupate che , conseguentemente, per affluenza di pubblico. Tuttavia il film del discreto artigiano Chris Columbus non convince pienamente, anzi risulta decisamente piatto e noioso, probabilmente il peggiore del suddetto quartetto natalizio. Tratto dal romanzo omonimo di Joanne Kathleen Rowling , il primo della fortunata serie, il film è, di fatto, l’anello debole di un marchingegno finanziario altrimenti perfetto: perfetto nel merchandising, nella pubblicità, nella diffusione, nella inquietante prospettica longevità. Tanti personaggi buttati nella mischia senza troppi complimenti, pronti per un probabile sfruttamento successivo, tante situazioni appena accennate che verranno sviluppate negli anni futuri e la solida struttura “ad anni accademici” che consente alla saga del piccolo maghetto mr.Potter di candidarsi ad appuntamento fisso di Natale: ogni anno una nuova stagione accademica da raccontare. Il problema è che una volta in sala, al buio, con un bel cesto di pop-corn sulle ginocchia, sopraggiunge, inaspettata, la noia. Lo spettacolo è piatto, freddo, la narrazione discontinua, alcuni dialoghi risultano addirittura imbarazzanti per il ritmo “a singhiozzo” che determinano. Conosciamo personaggi insopportabili, altri incomprensibili proprio perché appena pennellati, e malamente, in vista di utilizzi futuri. Insomma, l’atmosfera fiabesca che i lettori della rowling si aspettavano si risolve nella sola forza delle splendide scenografie, che non basta dinanzi alla gestione confusionaria di Columbus e collaboratori, che pasticciano con la materia a disposizione e ci annoiano. Per vedere un grande spettacolo, non ci resta che attendere Il Signore degli Anelli.

Simone Spoladori