Tratto dal bellissimo, oscuro fumetto di Mike Mignola, Hellboy è un b-movie esplicito, senza alcuna pretesa intellettualista. Parte bene, con una fotografia particolare, e tutti gli elementi per essere un buon film a metà fra il Spiderman e Indiana Jones, con un po’ di La leggenda degli uomini straordinari. Non è nessuno di questi. Tolti gli effetti speciali e qualche sequenza ad effetto ben costruita, non rimane nulla, solo lo sterile tentativo d’approfondimento psicologico dei personaggi. Hellboy è un film cupo, e in questo ricalca il fumetto, ma perde per strada l’approfondimento che vorrebbe espletare: il libero arbitrio come chiave per modellare sé stessi, negando in assoluto qualsiasi forma di destino. In più alcuni personaggi sono privi di spessore, tanto da sembrare narrativamente inutili (il giovane agente).
Ma non tutto Hellboy è da buttare: alla fine risulta quasi piacevole, appunto perché si è consapevoli di non essere di fronte ad un tentativo di nobilizzare il genere con capziosità culturali. Il film passa senza essere pesante per una sorta di ingenuità filmica, derivante dalla passione di Del Toro per le origini fumetto-letterarie del suo eroe, di cui ha curato la prefazione del quinto volume (in Italia edito da Magic press).
Da non perdere la sequenza finale che segue i sottotitoli: come dire “ehi, non ci stavate mica prendendo sul serio?”. VOTO: 6
Andrea Fontana