RECENSIONE N.1

Fuoco sacro…. o profano?

REGIA: Jane CAMPION
INTERPRETI: Kate Winslet, Harvey Keitel, Pam Grier
SCENEGGIATURA:Anna Campion
MUSICHE:Angelo Badalamenti

Ruth, giovane ragazza australiana, ansiosa di dare un senso alla propria vita, intraprende un lungo viaggio in India, restandone affascinata al punto che, “catturata” da un guru, decide di non tornare a casa, La famiglia, per recuperarla, ingaggia un consulente spirituale, per convincerla a tornare…

L’intento di Jane Campion di toccare temi quali la ricerca spirituale, il dare un significato più profondo alla vita umana, l’attrazione sessuale, non mi pare essere riuscito in questo film presentato al Festival di Venezia del 1999 e soltanto ora distribuito. Mi sembra piuttosto che il tema narrato sia quello della seduzione, del gioco sessuale che lo riducono, quindi, alla narrazione delle sensazioni psicologiche e fisiche dei protagonisti, che giungeranno all’esperienza sessuale.
L’ autrice, forse, voleva anche toccare il tema della donna vista come oggetto, per la sua bellezza soltanto, che vuole dire non avere altra valenza, al punto che la protagonista fa indossare all’altro un vestito rosso, costringendolo a vedere attraverso la sua immagine riflessa nello specchio, una donna matura che non susciterebbe alcun desiderio, cercando di fargli provare sensazioni esclusivamente femminili. Ancora una volta, come in “Lezioni di piano” e in “Ritratto di signora”, forse si voleva portare sullo schermo il ritratto di una donna coraggiosa e ribelle. Ne risulta, a mio parere, una storia che scivola nel cattivo gusto e nel grottesco a forti tinte, che si ritrovano anche nelle inquadrature di una natura dai colori forti e dirompenti, irreali.
Kate Winslet e Harvey Keitel ce la mettono tutta per rendere credibili i personaggi, non riuscendo, però ad elevare il tenore della pellicola.

Mara Taloni de “Gli Spietati”

RECENSIONE N.2

Una presenza che ha lasciato poco il segno quella di Holy Smoke in concorso lo scorso anno a Venezia: il film venne piuttosto ignorato dalla giuria.
E’ certamente un film estremo, eccessivo, a tratti grottesco, ma di un’intensità e di una passionalità raramente espressa in modo così intenso, quasi primitivo, sul grande schermo.
Sembra che la regista abbia scelto di “portare a galla” le passioni sommerse delle eroine dei suoi precedenti film come “Lezioni di piano” e “Ritratto di signora”. Stop agli struggimenti interiori, agli eccessi (!?) di spiritualità, via libera (finalmente?) alle emozioni, al corpo, agli istinti. Due attori ispirati conducono le file della storia che affascina e convince nella sua follia e nei suoi eccessi.
Da vedere, commentare, criticare e rivedere.
Vito Casale