Gitai torna a girare in digitale, con un film di denuncia sulla tratta della bianche (estoni) in Israele. Feroce nella rappresentazione dell’asta delle donne. Magico ed esemplare nella gestione dei tempi del film (accellerazione-pausa-accellerazione-…). Catartico e quasi magico nel finale, seppur con una vena malinconica. 8 ½
VC

SINOSSI:
Sotto la luna del deserto del Sinai, alcune donne dell’Europa dell’est si scaldano intorno ad un fuoco.
Prima dell’alba, un gruppo di uomini locali farà entrare Diana e le altre donne in Israele. Lì, Anna, trafficante di schiave bianche le venderà all’asta come bestiame.
Le vittime sono destinate ad essere vessate, percosse e stuprate.
Non avranno altra scelta, che fare ciò che verrà loro ordinato da Anna nell’appartato Hostess Club (casa chiusa).
L’arrivo di una giovane turista, Rose, offre loro uno spiraglio di speranza in questa lenta discesa verso l’inferno…
AMOS GITAI – Regista:

Seguendo le orme del padre, Amos Gitai intraprende gli studi in architettura che interrompe ben presto a causa della Guerra dello Yom Kippur. Durante la guerra si avvicina alla cinematografia iniziando a filmare le missioni militari in elicottero con la sua Super8.
Gitai vive tra Israele, Stati Uniti e Francia e ha realizzato un insieme di opere straordinarie e molto personali. In circa 40 pellicole – documentari e film – Gitai ha esplorato i vari livelli della storia del Medio Oriente, inserendovi episodi della propria storia personale, toccando temi come patria, esilio, religione, controllo sociale e utopia. Il suo stile si caratterizza per le inquadrature lunghe con pochi ma significativi movimenti della cinepresa, e un umorismo diabolicamente intelligente.
Fra la fine degli anni ‘70 e l’inizio degli ‘80, Gitai ha diretto numerosi documentari, tra cui HOUSE e FIELD DIARY. Nello stesso periodo, Gitai ha ottenuto il dottorato in architettura all’Università della California – Berkeley.
In seguito alle reazioni contrastanti ottenute con FIELD DIARY, nel 1983 Gitai si trasferisce a Parigi dove rimane per i successivi dieci anni. Durante questo periodo continua a viaggiare e dirigere documentari come PINEAPPLE – comica odissea sul commercio degli ananas e BRAND NEW DAY – documentario musicale sulla tournée in Giappone di Annie Lennox e gli Eurythmics.

Contemporaneamente inizia a realizzare film e documentari storici relativi all’esperienza dell’esilio, tra questi BERLIN JERUSALEM, premiato dalla critica a Venezia e la straordinaria trilogia sulla leggenda ebraica del Golem.

Alla metà degli anni ‘90, in seguito all’elezione di Yitzhak Rabin, Gitai si trasferisce a Haifa e da inizio al suo periodo più produttivo. Tornando in patria, riscopre un momento significativo della sua vita e realizza WAR MEMORIES, in cui documenta l’episodio dell’abbattimento del suo elicottero durante la Guerra dello Yom Kippur, film che servirà da prova generale per l’epico KIPPUR.

I film di Gitai sono stati selezionati da vari festival internazionali quali Cannes, Venezia e Toronto. Alle sue opere sono stati dedicati numerosi omaggi, tra cui due retrospettive itineranti in America del Nord; eventi al museo del cinema di Francoforte; alla cineteca di Gerusalemme; al National Film Theater e all’ICA di Londra; alla Cinematheque Francaise di Parigi; alla Filmoteca Espanola di Madrid e al Museo Nazionale del Cinema di Torino.

ROSAMUND PIKE – Rose:

Rosamund Pike ha raggiunto il successo internazionale grazie al ruolo di Miranda Frost nel film di James Bond – La Morte può attendere. Dopa aver partecipato al film di Amos Gitai PROMISED LAND, apparirà presto in THE LIBERTINE di Laurence Dunmore, accanto a Johnny Depp, e in un nuovo adattamento di “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen diretto da Joe Wright. Nata a Londra, ha studiato letteratura inglese a Oxford prima di intraprendere la carriera di attrice debuttando in telefilm britannici tra cui “Love in a Cold Climate” “Trial & Retribution IV” e “Wives and Daughters.” Ha ottenuto inoltre ottime recensioni per il suo debutto teatrale al West End di Londra nel 2003 in “Hitchcock Blonde” di Terry Johnson.

HANNA SCHYGULLA – Hanna:

Con alle spalle una carriera trentennale, Hanna Schygulla si conferma una delle più grandi attrici del cinema internazionale. Oltre a PROMISED LAND, Hanna Schygulla ha preso parte anche ad altri film di Amos Gitai quali: MILIM, THE PETRIFIED GARDEN, METAMORPHOSIS OF A MELODY and GOLEM: LO SPIRITO DELL’ESILIO. Ha partecipato ad innumerevoli produzioni internazionali quali:WERCKMEISTER HARMONIES di Bela Tarr (Ungheria), THE GIRL OF YOUR DREAMS di Fernando Trueba (Spagna), LEA di Ivan Fila (Cecoslovacchia), PAKTEN di Leidulv Risan (Norvegia), 101 NIGHTS di Agnes Varda (Francia), L’ALTRO DELITTO di Kenneth Branagh (USA), THE BLUE EXILE di Erdek Kiral (Turchia), WARSAW – YEAR 5703 di Janusz Kijowski (Polonia), MISS ARIZONA di Pal Sandor (Ungheria) e FOREVER LULU di Amos Kollek (US).

Nata nella Polonia occupata dai tedeschi e cresciuta a Monaco di Baviera, Hanna Schygulla raggiunge la notorietà con le sue interpretazioni nei film di Rainer Werner Fassbinder. E’ stata protagonista di circa 20 film del grande cineasta tedesco, tra cui LE LACRIME AMARE DI PETRA VON KANT, LILI MARLEEN, BERLIN ALEXANDER PLATZ e IL MATRIMONIO DI MARIA BRAUN, che le valse il premio di miglior attrice a Berlino.

Tra le sue interpretazioni si ricordano inoltre, HELLER WAHN (FRIENDS AND HUSBANDS) di Margarethe Von Trotta, PASSION di Jean-Luc Godard, IL MONDO NUOVO di Ettore Scola, L’INGANNO di Volker Schlondorff, A LOVE IN GERMANY di Andrzej Wajda, FALSO MOVIMENTO di Wim Wenders e due film di Marco Ferreri, IL FUTURO E’ DONNA e STORIA DI PIERA, che le valse il premio di miglior attrice a Cannes.

ANNE PARILLAUD – Anne:

Da ormai diversi anni Anne Parillaud divide la sua carriera tra la nativa Francia e gli Stati Uniti. Nel 2004 è apparsa in PROMISED LAND di Amos Gitai e nel thriller francese di Ludi Boeken, DEADLINES. Recentemente a preso parte ad altre produzioni francesi fra cui SEX IS COMEDY di Catherine Breillat, il thriller di Oliver Marchal GANGSTERS, e la commedia romantica di Claude Lelouche ONE 4 ALL (UNE POUR TOUTES). Tra i film americani a cui ha partecipato ricordiamo: FRANKIE STARLIGHT di Michael Lindsay-Hogg, INNOCENT BLOOD di John Landis, SHATTERED IMAGE di Raoul Ruiz, LA MASCHERA DI FERRO di Randall Wallace, DEAD GIRL di Adam Coleman Howard, e MAP OF THE HUMAN HEART di Vincent Ward. Il ruolo che l’ha resa famosa internazionalmente resta quello della spietata killer al servizio del governo in NIKITA, film del 1990 di Luc Besson, interpretazione che le valse un Cesar, premio dell’accademia francese, come miglior attrice.

NOTE DI REGIA:

TRASFORMATE IN MERCE

Mentre esploravo l’idea del crimine organizzato che va oltre i confini del Medio Oriente, ho notato il crescente traffico di donne: la schiavitù moderna. Le donne sono trasformate in merce da organizzazioni internazionali che trafficano in schiave bianche. Vengono deportate dai loro paesi d’origine, soprattutto dall’Europa dell’Est. Dal deserto del Sinai attraversano il confine d’Israele e vengono poi distribuite in varie città israeliane; alcune anche sul versante ovest. Ho osservato il fenomeno dal mio punto di vista, cercando di tracciare un percorso all’interno del bombardamento mediatico sul Medio Oriente. Così ho potuto affrontare la natura esotica della nostra visione iconoclasta della Terra Promessa.

RICERCA APPROFONDITA

Prima di iniziare le riprese di PROMISED LAND, sono state effettuate ricerche approfondite utilizzando i rapporti scritti dalle organizzazioni per i diritti umani in Israele e altrove. Centinaia di pagine di testimonianze da parte delle vittime del traffico di schiave bianche che hanno rivelato l’esistenza di queste reti internazionali, descrivendone dettagliatamente i meccanismi. Questi documenti sono stati il mio punto di riferimento per stabilire la realtà su cui basare la storia fittizia del film.

CONDIZIONI DISUMANE

Per quanto riguarda PROMISED LAND, mi sono posto il problema di come affrontare la nudità, il sesso e la violenza; dovevo decidere esattamente cosa potevo mostrare o evitare. Era necessario trasmettere al pubblico le condizioni disumane alle quali vengono assoggettate queste donne. Le testimonianze e i rapporti descrivono cose ben peggiori di quelle che ho rappresentato sullo schermo. È stata una sfida per tutti coloro che hanno lavorato sul film. Come rappresentare la discesa agli inferi? In quali termini cinematografici possiamo esprimerla?

SENZA INIBIZIONI

Alcune di queste donne sono convinte di sfuggire alla miseria accettando una sorta di accordo. Si convincono che sarà solo per un breve periodo di tempo e che ne usciranno arricchite. Vengono abusate fisicamente ed emotivamente, in ogni modo possibile e immaginabile. In genere, vengono ingannate e lasciate a mani vuote. È assolutamente straziante. Per rappresentare ciò mi occorreva la collaborazione delle attrici. Dovevano accettare totalmente il progetto. Questo significava sperimentare con situazioni molto dure per avvicinarsi all’idea di ciò che accade a queste donne. La perdità graduale di controllo sul proprio destino, l’essere sradicate e il loro vagare senza meta. Le attrici sono state capaci di sentire ed esprimere il profondo dolore di queste donne. Hanno recitato in modo diretto e sincero, senza nessuna inibizione. Il loro obiettivo era quello di svelare il destino di queste donne.

L’ASTA

Avevo letto che le aste di schiave avvenivano in vari luoghi. Ho scelto di ambientare l’asta delle donne di notte, nel deserto. Ho circondato le donne con un gruppo di veicoli per dare un senso di claustrofobia. Durante le riprese è apparso evidente che l’intimidazione e l’umiliazione continua delle vittime è necessaria al sistema del traffico. Senza di ciò non sarebbe possibile la trasformazione delle donne in merce da vendere, consumare e abusare.

LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA PROSTITUZIONE

Il cinema ha in un certo senso contribuito a spettacolarizzare la prostituzione. Molti film continuano a propagare l’idea romantica del bordello o delle squillo di lusso ecc. La verità però è che proprio nella nostra epoca le tecniche di commercializzazione della prostituzione hanno raggiunto nuove vette nei brutali meccanismi di commercio di schiave-prostitute. Ho deciso di non rendere romantica la dura realtà di queste donne. Per HOTEL PROMISED LAND ho voluto creare immagini realistiche e concrete sul traffico delle donne e sulla prostituzione.

ROSE

In un certo senso, Rose rappresenta noi, la società. Inizialmente, presente alla vendita all’asta come osservatrice, il suo interesse è quasi voyeuristico. Affascinata dall’asta, si reca al club dove le donne vengono preparate per la vendita. Una di loro, Diana, chiede a Rose di aiutarle. Ma Rose non può impegnarsi. Tenta persino di evitare Diana. Quando Rose si trova sul camion con le altre donne, sceglie di diventare una di loro per seguirle più da vicino. Finisce per stabilire un’affinità, solidarietà e amicizia con Diana. Ognuna rivelerà all’altra la propria storia. L’accettare di partecipare e il fare amicizia con Diana sono parte dell’evoluzione del personaggio di Rose.

UNA SORTA DI APOCALISSE

La fine della pellicola è una sorta di apocalisse. Il caos totale. Ma da questo caos nasce la libertà di Diana e Rose. Credo che le situazioni caotiche possano spezzare la natura repressiva delle strutture di controllo. Si possono aprire altre strade, a volte persino verso la libertà.

ILLUMINAZIONE SEMPLICE E DIRETTA

Inizialmente dovevamo costruire delle torri per le luci. Abbiamo anche pensato ad un enorme pallone enorme che emanasse una specie di luce lunare. Ho sempre preferito luci semplici e dirette. Perché non usare un fuoco da campo? Perché non usare torce elettriche per illuminare parzialmente i visi e conferire loro l’apparenza di una maschera? Perché non usare i fari delle auto per dare un tocco di mistero e claustrofobia alle scene?

TROVARE LA COERENZA NEL CAOS

Come regista spero di raggiungere nuove frontiere. Cerco la coesione nelle situazioni caotiche o imprevedibili. Ma ovviamente quando si dirige un film, è estremamente complicato generare il livello adeguato di caos. Volevo costruire qualcosa che non fosse troppo strutturato, aspetto però intrinseco alla regia. La domanda che si pone è come girare una scena mantenendola sporca e incontaminata senza finire col creare delle immagini costruite e formalistiche? Trovo che lavorare in questo modo più libero sia affascinante ma allo stesso tempo è faticoso e impegnativo. Occorre tempo per comporre la squadra giusta che deve contribuire a mantenere un ordine e riuscire a coinvolgerli in questo viaggio spesso molto imprevedibile e disordinato.

UN SENSO DI CONTINUITÀ GEOGRAFICA

Il cuore della storia è il destino delle donne. Seguiamo il loro percorso mentre vengono trasportate da un posto all’altro. In HOTEL PROMISED LAND i luoghi cambiano continuamente, da Tallinn ad Haifa, dal Cairo a Ramallah attraverso Eilat. Le donne passano di mano in mano. Dai panorami desertici ai parcheggi, dall’immenso acquario sottomarino ai veicoli che viaggiano in autostrada, ecc. Ho girato HOTEL PROMISED LAND seguendo il percorso descritto nel film, dal deserto ad Eilat, da Eilat al nord. In Medio Oriente, giravamo solo in auto, non in aereo. Volevo un senso di continuità geografica per poter dirigere e comporre il film gradualmente.

COGLIERE I NERVI A FIOR DI PELLE

Mi occorrevano due macchine da presa per poter rendere contemporaneamente gli eventi e passare da un punto di vista all’altro. Volevo anche muovermi nelle varie parti della storia in modo fluido e tentare di rendere le sfumature nei rapporti tra i personaggi. Occorreva quindi una strategia di ripresa più diretta che desse un senso di urgenza. Ho trovato affascinante il fatto che la cinepresa fosse sempre pronta e capace di documentare i nervi a fior di pelle. Vi era una disponibilità a svelare e smascherare gli eventi. È un modo interessante di lavorare, ma ero costretto a ridefinire costantemente i dettagli, ogni giorno, a volte ogni minuto.

ALCUNI DATI SULLA SCHIAVITU’ MODERNA:

· Almeno 20.000 persone ogni anno vengono introdotte negli Stati Uniti e costrette a lavorare con la forza, o a prostituirsi.

· Sono milioni gli uomini e le donne costretti, per debiti, al lavoro nei campi o nell’industria.

· In Thailandia sono almeno 200.000 le schiave sessuali ad uso dei turisti.

· In Mauritania esseri umani sono spesso ereditati o regalati. L’emergenza riguarda un milione di persone.

· Il 94% della popolazione prostitutiva straniera in Italia è costituita da donne, il 25% da transessuali, l’8% da travestiti e il 5% da uomini.

· Il 59% della popolazione prostitutiva straniera in Italia proviene dalla Nigeria, il 14% dall’Albania, il 10% dall’Ex-Yugoslavia, 9% dai paesi della Sud e del Centro America.

· A Dhaka, nel Bengala indiano, un rapporto sessuale con una prostituta può costare poche decine di vecchie lire.

· Nel Pakistan Occidentale fare sesso su commissione porta un guadagno pari alla cifra necessaria ad acquistare un pasto.

In Italia i clienti di prostitute sono circa 9 milioni.