Scheda film

Regia e Montaggio: Edoardo Morabito
Soggetto e Sceneggiatura: Edoardo Morabito e Irma Vecchio
Fotografia: Irma Vecchio
Suono: Riccardo Spagnol, Daniele Scialò e Giancarlo Rutigliano
Italia, 2014 – Documentario – Durata: 74′
Voce narrante: Donatella Finocchiaro
Uscita: 16 gennaio 2014
Distribuzione: Lemur Films

Sale: 1

 San Berillo e l’eterno dramma dell’ emarginazione

Il rumore di passi in lontananza. L’eco di una canzone alla radio. Il suono di una chiave che entra nella toppa. Il clacson di un auto. Un cane che abbaia. La colonna sonora dei primi minuti di I fantasmi di San Berillo è composta da armonie di natura e provenienza varia che hanno il sapore di un luogo eterno, immobile, fuori dal tempo e dallo spazio, ponte tra passato e futuro. Le immagini che vi si sovrappongono contribuiscono a creare l’atmosfera di immobilità suggerita: vicoli vuoti, cumuli di immondizia, case disabitate, porte sbarrate, oggetti sparsi ovunque.
E quando entrano in scena i personaggi e le loro storie nulla cambia. Nei volti scolpiti dei protagonisti si legge una sofferenza, una marginalità che da sempre appartengono agli ultimi, agli dimenticati, ai diversi. Il luogo/non luogo, sfondo e contenitore delle vicende del film è San Berillo, a Catania, che dal 1958 al 2000 fu il quartiere a luci rosse più importante del Mediterraneo. All’inizio del secolo fu smantellato a seguito di un blitz della polizia e solo poche prostitute vi continuarono ad esercitare la loro professione. Ciò che rimane, da allora, è un buco nero in cui si intrecciano drammatiche vicende; un deserto di solitudine abitato da poche anime i cui desideri sono stati fagocitati e cancellati dal quartiere fantasma.
Holly e le altre trascorrono le giornate in attesa dei pochi clienti che si recano nelle loro decadenti abitazioni. San Berillo sembra averle risucchiate in un vortice dal quale vorrebbero scappare, ma nel quale rimangono invischiate, ora dopo ora, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
C’è chi continua a vivere come se il tempo non fosse mai trascorso, cercando di nasconderne i segni sul proprio volto con una maschera di ombretto e fondotinta o con un quadro che la ritrae ancora giovane e bella.
C’è chi abita in una casa fatiscente e ricorda con nostalgia quando lavorava nei bordelli dove puliva i letti delle prostitute.
C’è chi si aggira per i vicoli vuoti del quartiere raccogliendo per strada resti delle vecchie case, pietre, oggetti abbandonati, cercando di far rivivere il tempo che fu.
C’è chi, invece, vive da solo, abbandonato da moglie e figli, nel quartiere impersonale costruito appositamente per i vecchi abitanti del centro storico.
La macchina da presa indugia sui volti, sugli sguardi, sui sorrisi dei protagonisti, senza mai sopraffarli, lasciando loro la scena e permettendo loro di raccontare in estrema libertà quel piccolo, incredibile pezzo di mondo e di storia. Lungi dal rappresentare la realtà con uno stile documentaristico, la splendida fotografia di Irma Vecchio ritrae i personaggi in tutta la lora inalterabilità e fissità, come entità cristallizzate nel tempo e nello spazio, uniche eppure universali nella loro tragicità.
E’ questo ciò che rimane dopo la visione: la sensazione di aver vissuto un’esperienza reale ma lontana; vera ma estraniante; attuale ma distante. Di avere ascoltato un nuovo capitolo dell’eterno dramma dell’emarginazione e dell’esclusione attraverso le vive voci dei suoi più rappresentativi protagonisti.
RARO…perchè utilizza un linguaggio originale e innovativo.
Note: il film è uscito dal 16 gennaio 2014 al King Cinestudio Multisala di Catania e dal 27 febbraio 2014 al Nuovo Cinema Aquila di Roma. 

Voto: 7 e ½

Monica De Simone