Recensione n.1
Olga (Margherita Buy) scrittrice palermitana si trasferisce a Torino e rinuncia alla sua carriera, per il marito Mario (Luca Zingaretti) che inaspettatamente l’abbandona, per una giovane vent’enne (l’esordiente Gaia Bermani).
Sola con due figli precipita nel vortice della depressione, incapace di comprendere il motivo dell’abbandono da parte del marito che nel lasciarla si è dimenticato di menzionare la nuova amante, si lascia andare, trascura il lavoro e non adempie ai sui doveri di madre.
Olga riacquisterà fiducia in se stessa grazie all’aiuto del suo vicino di casa (Goran Bregovic), un musicista timido e gentile.
Abbandono e tradimento un perfetto connubio per la pellicola di Roberto Faenza, che ripercorre una storia d’amore e sofferenza, dalla depressione all’impossibilità di reagire fino al definitivo riscatto.
Un racconto quasi psicanalitico tratto dal romanzo omonimo di Elena Ferrante.
Presentato alla 62° mostra del Cinema di Venezia, alla prima “I giorni dell’abbandono” non ha avuto un riscontro positivo dalla critica, ma gli esperti si dividono, una buona interpretazione da parte della Buy e una grande capacità di immedesimarsi nel personaggio “..E’ stato un coinvolgimento vero e intenso, di forte partecipazione emotiva. Olga mi è rimasta addosso per molto tempo.In lei c’è tutto il dolore, la rabbia, l’idea di essere abbandonati..” dice l’attrice in un’intervista.
Un’ altro giudizio favorevole verso Goran Bregovic, buon attore ma prima di tutto un’ ottimo musicista.
Criticata invece la poca originalità del tema, quello dell’abbandono che si offre spesso come sfondo a dialoghi un po’ troppo scontati e frasi retoriche, “..Tu sei troppo buona, meriti qualcuno di migliore di me..”.
Al centro Olga e i suoi sentimenti, solitudine e rabbia, rabbia per l’abbandono, rabbia per il tradimento.
Una donna forte dal temperamento passionale si sottrae a una realtà troppo difficile da affrontare, crolla tutta la sua vita.
A conclusione recupera autostima, ancora di salvataggio il vicino di casa.
Nella tragedia non può mancare un personaggio che risulta indispensabile, l’amica del cuore, saggia consolatrice.
Sara Alessandrini
Recensione n.2
Roberto Faenza non smentisce la sua passione per le storie a tinte forti e dopo l’ottimo Alla luce del sole, storia del coraggioso Don Puglisi e della sua lotta contro la mafia, il regista si presenta al festival del Cinema di Venezia con I giorni dell’abbandono. Tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante ed interpretato da due degli attori più interessanti del panorama italiano, Margherita Buy e Luca Zingaretti, il film ci propone uno spaccato di vita quanto mai quotidiano. Mario (Zingaretti) confessa alla moglie Olga (Buy) di avere una relazione con un’altra donna e contemporaneamente di sentire il bisogno di riflettere sul loro futuro. Rifiutata da un marito che ancora ama, e incapace di gestire il momento di crisi, Olga perde completamente le redini della propria vita, disinteressandosi di se stessa e dei suoi figli. Grazie all’aiuto del vicino di casa Damian (Goran Bregovic), un musicista riservato e sensibile, oltre che alla sua forza d’animo, Olga ritroverà speranza e voglia di vivere. I giorni dell’abbandono seguono un iter ben stabilito, presentandosi tanto sereni al principio quanto sofferenti verso l’epilogo. Lo stato d’animo della protagonista muta come il clima della città in cui vive. Le strade di Torino sono inizialmente riscaldate da un sole estivo che a poco a poco lascia il posto al gelido inverno che avanza, come se la vita della donna fosse la metafora della natura stessa e del suo continuo ciclo di morte e rinascita. Gli abiti di Mario, gettati da Olga nel cassonetto dopo aver incontrato il marito per strada con l’amante, sono raccolti e portati via dalla senzatetto silenziosa che abita sotto casa. Il film sembra dimostrarci che dopotutto niente si ferma davanti al dramma di questa donna abbandonata, sottolineando come il tema portante sia quello del superamento delle difficoltà ad ogni costo.
La storia viene narrata con gli occhi della protagonista, presentandoci il suo profondo percorso di accettazione e di ricostruzione psicologica. Dall’uso di alcolici, passando per vuoti di memoria e scatti d’ira, Faenza ci propone le tappe della ricostruzione, portandoci verso un finale tenero e giustamente speranzoso.
Il film è sorretto da una Margherita Buy in splendida forma, perfettamente calata in quello che è un ruolo congeniale alla sua recitazione, sospesa tra il drammatico e il nevrotico. Luca Zingaretti è l’antieroe per eccellenza, un marito ingrato e dal cuore freddo, oltre che un attore oramai pronto per il grande schermo. Goran Bregovic, autore delle musiche del film e alla sua seconda prova come attore , veste i panni del timido vicino di casa.
Un film duro, che mostra come la perdita dell’autostima sia di gran lunga peggiore di ogni tradimento, ma che ci lascia con un messaggio positivo cantato da Carmen Consoli nei titoli di coda: “Un vento caldo annunciava il risveglio di tempi migliori…”.
Stefano Mura