Scheda film
Regia: Roan Johnson
Soggetto: Renzo Lulli
Sceneggiatura: Davide Lantieri, Roan Johnson con la Collaborazione di Renzo Lulli e la materna supervisione di Francesco Bruni
Fotografia: Tommaso Borgstrom
Montaggio: Marco Guelfi
Scenografie: Mauro Vanzati
Costumi: Andrea Cavalletto
Musiche: Ratchev & Carratello
Italia – 2011 – Commedia – Durata: 85‘
Cast: Claudio Santamaria, Francesco Turbanti, Paolo Cioni, Sergio Pierattini, Daniela Morozzi, Fabrizio Brandi, Pierpaolo Capovilla
Uscita: 11 novembre 2011
Distribuzione: Cinecittà Luce
Numero sale: 16
Una storia sbagliata
Strani anni i settanta! In Italia si lasciavano dietro i rottami del boom economico ed incanalavano al loro inizio i primi germi della strategia della tensione, con le bombe a piazza Fontana ed in piazza dell’Agricoltura e la morte misteriosamente accidentale del Pinelli, che cadde dalla finestra d’un commissariato durante un interrogatorio. Mentre echi di colpi stato all’estero (i colonnelli in Grecia) ed in patria (il Piano Solo del Generale De Lorenzo) si erano diffusi negli anni precedenti, c’era chi cantava in un’omonima ballata le tragiche gesta del povero anarchico. Era il 1970 ed il cantante era Pino Masi (Claudio Santamaria), colui che il pezzo l’aveva in realtà solo raccolto e non composto, ma contribuito alla sua divulgazione. Mentre sta facendo un provino al giovane compagno Renzo Lulli (Francesco Turbanti), accompagnato dall’altrettanto compagno ed amico comune Fabio Gismondi (Paolo Cioni), arrivano da Roma dei sodali con pessime notizie: il capo della Decima MAS è giunto nella capitale per discutere con i poteri forti. Il temuto colpo di stato sembra perciò imminente e, visto che loro tre saranno probabilmente tra “i primi della lista” a venire epurati, l’unica soluzione di salvezza sembra essere la fuga. Prima meta considerata è l’allora ancora intera Jugoslavia, che però rifiutano proprio in prossimità della frontiera per certe voci di eccessivo comunismo, ripiegando sulla più democratica Austria, nonostante, come noti qualcuno, ci sia nato proprio Adolf Hitler. Ma la paranoia ha già consumato i tre a tal punto che al posto di blocco tenteranno di forzarlo, innescando un incidente diplomatico la cui eco giungerà fino a Roma, aprendo così gli occhi ai tre fuggitivi…
Incredibilmente ispirato ad una storia vera, accaduta realmente ai tre sventurati protagonisti quarant’anni fa, il film restituisce quell’aria di (strategia della) tensione che andava montando in quello che fu uno dei periodi più bui dell’ancora giovane Repubblica italiana. Da un soggetto dello stesso Lulli, l’italianissimo regista Roan Johnson, nato da padre inglese e da madre italiana proprio in quegli anni che ben racconta, porta sullo schermo con spirito caustico questa storia che fin da quel lontano 2 giugno del 1970 – in cui i militari incontrati dai tre fuggiaschi scendevano a Roma non per invaderla, ma per sfilare nella consueta parata della Festa della Repubblica – circola in quel di Pisa come fosse una leggenda, ben riportando il clima tra il pauroso ed il grottesco che si respirava in quel tempo. Lo spirito dissacratorio dei toscani è noto da secoli, ma i tre protagonisti della vicenda sono andati ben oltre, diventando una vera e propria barzelletta. Una barzelletta che però, sei mesi dopo, fece molto meno ridere, quando Junio Valerio Borghese decise di scendere veramente nella capitale per tentare un golpe, dal quale, per motivi mai completamente chiariti, desistette sul più bello. Ma questa è un’altra storia, che un illustre predecessore di Johnson, Mario Monicelli, raccontò piuttosto dettagliatamente nell’ormai mitico Vogliamo i colonnelli appena pochi anni dopo lo svolgersi dei fatti.
I primi della lista vanta tre ottimi attori principali, capeggiati da Santamaria, seguito dai poco conosciuti Turbanti e Cioni, strepitosi ma più attivi in teatro, che, nel finale, prima dei titoli di coda, cantano l’anacronistico brano di De Andrè “Quello che non ho”, uscito nel 1981, per fare da ponte con il presente, in cui si confrontano con i veri superstiti di quella curiosa vicenda. Quarant’anni dopo il mondo non sono riusciti a cambiarlo, ma in compenso esso ha cambiato loro e per tutti e tre, alquanto male in arnese, ciò che non hanno sembra oggi davvero molto.
RARO perché… un piccolo film fuori dal tempo, divertente, ma forse un po’ “fastidioso” per alcuni
Note: Presentato fuori concorso alla Festa del Film di Roma 2011.
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti