Scheda film

Regia: Paolo Virzì
Soggetto: libero adattamento dal romanzo “Il capitale umano” di Stephen Amidon
Sceneggiatura: Francesco Bruni, Francesco Piccolo e Paolo Virzì
Fotografia: Jérôme Alméras
Montaggio: Cecilia Zanuso
Scenografie: Mauro Radaelli
Costumi: Bettina Pontiggia
Musiche: Carlo virzì
Suono: Roberto Mozzarelli
Italia, 2013 – Drammatico – Durata: 109′
Cast: Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Giovanni Anzaldo, Matilde Gioli
Uscita: 9 gennaio 2014
Distribuzione: 01 Distribution

 Soldi di fine stagione

Paolo Virzi è un regista in costante evoluzione: dopo anni di attaccamento ad una didascalica voce fuori campo, con il suo film più riuscito e personale, La prima cosa bella, la abbandonava in favore di una narrazione più equilibrata e meglio costruita; con la pellicola successiva, Tutta la vita davanti metteva in scena il mondo della musica, più un attore in ascesa ma poco conosciuto come Luca Marinelli e la cantante Thony.
Con questo Il capitale umano non solo si ispira, rimaneggiandolo ampiamente, al romanzo dello scrittore americano Stephen Amidon trasportandolo dagli originari Stati Uniti alla Brianza, ma per una volta azzera quasi completamente il grado della commedia, pur lasciando trasparire degli echi rivisti e corretti di In nome del popolo italiano di Dino Risi, uno dei film italiani più pessimisti di sempre.
La vicenda prende inizio da un incidente seguito alla fine di una festa: un cameriere, ritornando in bicicletta da una cerimonia dell’alta società brianzola, viene investito da un SUV finendo in gravi condizioni per poi morire. Chi lo guidava? Forse Massimiliano Bernaschi (Guglielmo Pinelli), figlio dello spregiudicato magnate dell’alta finanza Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni) e di Carla (Valeria Bruni Tedeschi), annoiata moglie arricchita che cerca nelle arti un motivo per mandare avanti la sua stanca vita? O forse la sua fidanzatina Serena Ossola (Matilde Gioli), figlia di Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), che si è rifatto una vita insieme alla sua compagna Roberta Morelli (Valeria Golino)? O forse qualcun altro?
Mentre un ispettore di polizia (Bebo Storti) cerca di far luce sulla disgrazia, le due famiglie continuano ad intensificare i loro rapporti, tra Dino che ha investito senza gli sperati risultati nell’alta finanza dominata da Giovanni, tentando un passo più lungo della gamba, l’inattesa gravidanza di Roberta, la crisi tra i due ragazzi e le depressioni di Carla. Ma la verità è differente e qualcuno potrebbe scoprirla prima degli altri, traendone vantaggio per sé, ma non solo…
In una specie di Rashomon, Paolo Virzì con Il capitale umano racconta in tre capitoli una stessa vicenda rispettivamente attraverso gli occhi di Dino, Carla e Roberta, aggiungendo ogni volta nuovi elementi, più caratteristici di quel particolare punto di vista.
Ne esce fuori un ritratto originale e nonostante tutto compatto di una nazione come la nostra ormai allo sbando – in una scena importante del prefinale, inclusa anche nel trailer, Carla accusa il marito: “Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto” – in cui i figli non sono granché, ma sono ampiamente surclassati in grettezza e stronzaggine dai padri. Le uniche figure parzialmente positive, pare dirci Virzì, sono le donne, che tengono alle loro “famiglie” ed ai propri uomini più di quanto essi tengano a loro.
E se il “capitale umano” del titolo, ossia il povero cameriere/ciclista, passa in secondo piano per essere meglio definito nelle didascalie di coda, emerge un altro capitale, più o meno umano: quello degli affetti e delle miserie dei protagonisti della vicenda, grosso modo ricchi fuori, ma poveri dentro.
La regia asciutta di Virzì, aiutata in questo dal montaggio stratificato di Cecilia Zanuso, è sorretta a sua volta dalla bravura di attori perfetti nei loro ruoli: da un Bentivoglio giustamente sopra le righe, mai però sforzato, ad una Bruni Tedeschi in un personaggio tagliato su misura, quasi autobiografico, da un Gifuni a dir poco inquietante fino alla dolce ed ingenua innocenza che la Golino emana dai sui occhioni, passando per i giovani, tra i quali spicca il fragile Luca Ambrosini, vero fulcro della vicenda, interpretato dal bravo Giovanni Anzaldo. 

Voto: 7

Paolo Dallimonti