Scheda Film
Titolo originale: El club
Regia: Pablo Larraìn
Sceneggiatura: Pablo Larraìn, Guillermo Calderòn, Daniel Villalobos
Fotografia: Sergio Armstrong
Montaggio: Sebastian Sepùlveda
Cile, 2015 – Drammatico – Durata: 97′
Cast: Roberto Farias, Antonia Zegers, Alfredo Castro, Jaime Vadell
Uscita: 25 febbraio 2016
Distribuzione: Bolero Film
Sale: 11
Nostra colpa, nostra grandissima colpa
Lo aspettavamo nelle sale nostrane lo scorso novembre, poi la notizia dello slittamento a data da destinarsi per motivi facilmente intuibili, legati probabilmente al tema scomodo del quale si è fatto portatore, ossia la pedofilia nella Chiesa. È quanto accaduto a Il club di Pablo Larraìn, per il quale in moltissimi abbiamo temuto la cancellazione dell’uscita e la conseguente messa al bando. Per fortuna il pericolo è stato scongiurato e l’allarme rientrato, quanto basta per permettere alla Bolero Film di distribuirlo a partire dal 25 febbraio 2016, per la gioia di tutti coloro che non hanno avuto la possibilità di vederlo un anno fa in quel di Berlino (dove si è aggiudicato l’Orso d’Argento) e alcuni mesi dopo in occasione dell’anteprima italiana alla decima edizione della Festa del Cinema di Roma (parte integrante di una retrospettiva che la kermesse capitolina ha dedicato al regista cileno).
Ne Il club, Larraìn racconta la storia di quattro sacerdoti che vivono insieme in una casa isolata in una piccola città di mare. Ognuno di loro è stato inviato in questo luogo per cancellare i peccati commessi. Vivono osservando un regime rigoroso sotto l’occhio vigile di una custode, quando la fragile stabilità della loro routine viene interrotta dall’arrivo di un quinto uomo, appena caduto in disgrazia, che porta con sé il suo oscuro passato. Trattasi, dunque, di una storia e di un tema che alla vigilia dell’anno giubilare, voluto in via speciale da Papa Francesco, avrebbero in qualche modo dato fastidio al mondo eclesiastico, o quantomeno turbato tutta quella serie di spettatori particolarmente religiosi. Anche perché quella della pedofilia è una piaga ancora aperta che non smette di sanguinare e con la quale il Vaticano da decenni continua a fare i conti, il più delle volte mettendo a tacere gli innumerevoli casi verificatisi a tutte le latitudini. Film come Mea Maxima Culpa, Prey o Il caso Spotlight ne sono la riprova e la testimonianza cinematografica.
In attesa dei prossimi impegni dietro la macchina da presa (il biografico Neruda prima e l’esordio in lingua inglese Jackie poi), il pluri-premiato regista cileno si è confrontato con un plot complicatissimo, che nascondeva al suo interno una miriade di botole dove il rischio di cadere e farsi male era piuttosto elevato. Ma l’esperienza maturata su film drammaturgicamente altrettanto scivolosi e intricati (vedi Tony Manero, No o Post Mortem) ha dotato il suo modo di fare e concepire la Settima Arte degli anticorpi necessari per affrontare personaggi e vicende che farebbero tremare i polsi a chiunque. Ne viene fuori un’opera potentissima, angosciante e disturbante per chiunque decida di confrontarsi con essa (forse per questo l’Academy ha deciso di estrometterlo dalla corsa all’Oscar per la miglior film straniero). Se ne esce turbati e con una sensazione sgradevole addosso che fa fatica a staccarsi dalle sinapsi e dalla retina. Il club è di quei film che non hanno paura di dire e di mostrare, che fanno male come un pugno ben assestato alla bocca dello stomaco, di quelli che ti mandano letteralmente al tappeto senza fiato. La forza nel braccio che scaglia il colpo arriva dalla scrittura ficcante e dal modo in cui questa prende forma e sostanza sul grande schermo attraverso la solita rigorosa regia di Larraìn, ben supportata da un cast in stato di grazia dove spiccano bravissimi interpreti come Antonia Zegers e Alfredo Castro. Quest’ultimi sono le “armi” in più a disposizione del cineasta di Santiago per dare ancora più spessore a scene dal grande impatto emozionale (l’arrivo notturno di una ex vittima di abusi, l’avvelenamento dei cani), che si consumano in un angolo di paradiso affacciato sul mare (presenza continua dell’acqua come possibile strumento di purificazione), dove sei personaggi in cerca di redenzione, espiazione e perdono, provano a sfuggire alle fiamme dell’inferno.
RARO perché… la lunga mano del Vaticano colpisce ancora…
Voto: 9
Francesco Del Grosso