Scheda film
Regia e Soggetto: Bruno Bigoni
Sceneggiatura: Bruno Bigoni con la collaborazione di Silvia Da Parè, Lara Fremder, Marco Villa
Fotografia: Daria D’Antonio, Saverio Guarna, Fabrizio La Palombara, Andrea Locatelli
Montaggio: Massimo Fiocchi, Cristina Flamini
Musiche: Mauro Pagani
Italia, 2010 – Documentario – Durata: 75′
Uscita: 14 aprile 2011
Distribuzione: Teodora Film
Sale: 1
Sotto lo stesso mare
Anni fa in una città affacciata sul mare mediterraneo il sogno di libertà divenne per qualche mese realtà. La speranza di un mondo migliore continua ancora oggi ad attraversare popoli e nazioni.
“Mi chiamo Conxa Perez Collado, sono nata il 17 ottobre del 1915, mio padre era un sindacalista anarchico”. Con queste parole dell’anziana signora, unica sopravvissuta delle “mujéres libres”, che fanno da commento alle immagini d’epoca delle esequie dell’anarchico spagnolo Buenaventura Durruti nella Barcellona del 1936 – il cui spirito è ancora oggi vivo nelle nuove generazioni – si apre il documentario Il colore del vento di Bruno Bigoni, presentato alla Festa del Film di Roma 2011. L’ispirazione è venuta al regista milanese dal disco Crêuza de mä che il cantautore Fabrizio De André incise nel 1984 con la collaborazione del musicista Mauro Pagani: una celebrazione del bacino del Mediterraneo, cantata interamente in lingua ligure, quella che in quei luoghi per secoli fu il principale idioma della navigazione e degli scambi commerciali.
Sulle note di quelle canzoni, reinterpretate (in un disco omonimo del 2004) da Pagani, che firma anche l’intera colonna sonora, e seguendo la rotta di una nave mercantile, andiamo a spasso nello spazio (ma anche nel tempo) per conoscere le mille facce di una terra e di un mare ancora da scoprire.
Dalla Bari del 1991, dove avvenivano gli sbarchi in massa degli albanesi alla Tangeri marocchina, ricca di povertà, da cui partono carrette del mare carichi di clandestini diretti in Europa, dalla Sousse tunisina del 2010 in cui si fa musica colta alla Beirut libanese insanguinata dalla guerra nel 1982 e rievocata dal brano “Sidun”, dalla Lampedusa del 2009 assediata dagli sbarchi continui degli immigrati (e doveva ancora arrivare il 2011!) alla Dubrovnik del 1991 distrutta dalla guerra fino alla Genova del 2010 che chiude il cerchio, mostrando le prostitute africane, che proprio dal quel Marocco dell’inizio sono passate, e raccontando le loro storie di miserie e speranze.
Il film di Bigoni è sì un riuscito omaggio al cantautore scomparso, ma anche un sincero inchino di fronte a quella cultura che per millenni ha animato un mare e le sue coste, mostrando come tutti i suoi abitanti, malgrado il colore diversi della pelle e le differenze pure sociali, possano dirsi fratelli in nome della musica e di un vento che risuona, nonostante di tutto, di note di pace e di comunione.
“’Crêuza’ è stato il miracolo di un incontro simultaneo fra un linguaggio musicale e una lingua letteraria entrambi inventati. Ho usato la linguadel mare, un esperanto dove le parole hanno il ritmo della voga, del marinaio che tira le reti e spinge sui remi. Mi piacerebbe che ‘Crêuza’ fosse il veicolo per far penetrare agli occhi dei genovesi (e non solo nelle loro) suoni etnici che appartengono alla loro cultura.” (Fabrizio De André, in un’intervista).
RARO perché… parla di musiche, di terre e di mari che è più facile ignorare
Note: presentato alla Festa del Film di Roma 2010, il film è uscito soltanto al cinema ABC di Bari in Via Marconi 41.
* * *½
Paolo Dallimonti