Scheda film
Regia, Fotografia, Suono e Montaggio: Silvia Luzi e Luca Bellino
Soggetto e sceneggiatura: Silvia Luzi e Luca Bellino, con la collaborazione di Rosario Caroccia
Musiche: Alessandro Paolini (il brano “‘Na stella” di Fausto Mesolella è interpretato da Gianmaria Testa)
Italia, 2017 – Drammatico – Durata 97’
Cast: Rosario Caroccia, Sharon Caroccia, Tina Amariutei, Assunta Arcella, Emma Benvenuto, Eros Caroccia, Mariaelianna Caroccia
Uscita: 12 aprile 2018
Distribuzione: La Sarraz Pictures
Sale:
La giostra delle meraviglie, Alice nel labirinto di miseria e sogni, imbalsamati. Come ne uscirà?
Ci lasciano una canzone. Anzi due canzoni. Quella di Sharon, troppo adulta per le aspirazioni ancora acerbe di una ragazzina splendente ma che non può sapere ancora di essere “Stella” e quella interpretata dalla travolgente dolcezza di Gianmaria Testa sui titoli di coda. Silvia Luzi e Luca Bellino, autori (in ogni sua parte o meglio tessuto, o quasi) e produttori ci portano dentro Il Cratere, vincitore tra gli altri premi, del Premio della Giuria capitanata da Tommy Lee Jones, per il Tokyo International Film Festival 2017.
Una delle tante italian way, viste negli ultimi anni tra Reality e altri moti garroniani (e gomorriani) e il piccolo caso Indivisibili, storia di siamese sofferenza e ri(s)catto. “Provare per credere signori”, Rosario gestisce un carrozzone ambulante al quale lavora alacremente tutta la numerosa famiglia, regala pupazzi di peluche a chi vuole comprare un biglietto per pochi euro nella messe di luci opache di calore e sciatte di desiderio, in giro per le piazze italiane, più o meno a sud dell’emisfero tricolore. La figlia mezzana Sharon, un talento in erba, grande voce e poca pazienza e voglia di disciplinarlo, frequenta a salti la scuola dove pure è brava e si fa convincere con le buone a volte, e spesso con una burrascosa quanto tenera e insoddisfatta voce grossa dal padre, a registrare una canzone comprata per 1000 faticosissimi euro ad un autore famoso. Tra giostre, aerosol, litigi e telecamere nascoste, Rosario, Sharon e compagnia sono rinchiusi nel mondo sorvegliato e stanco della loro vita che non sembra essere iniziata ancora e che forse non può finire.
Nella congerie altisonante dei riconoscimenti vinti, Il Cratere resta un’istantanea sfocata di una costellazione che non riesce e brillare, a detta stessa degli autori una “favola sbilenca”, scritta con, e riarrangiata proprio come un brano, dai suoi stessi protagonisti. Una forma nuova e inscindibilmente commista di finzione e verità. Il Cratere non mostra il suo volto, mai, resta terra sconfinata di incertezza dove galleggiano o parassitano bisogno, sussistenza, vagabondaggio indolente, autoalimentata impossibilità ad uscire da quel mondo stagionale che è abitudine perenne, dove la musica, quella melodica dialettale che al sud impazza, è leit motiv e àncora, arma di lotta e scusante, scudo collettivo, droga e scacciapensieri di un popolo che non conosce altra identità e forse non la cerca.
Sharon presta il suo sogno al padre o è forse il padre che tenta di infonderlo inutilmente alla figlia, sogno che in realtà è espediente per emergere dal “rumore di fondo” del cratere, dalla miseria degli avanzi quotidiani e dei sacrifici picareschi, ma anche il baluardo ultimo e l’unica giustificazione per una vita di stenti che non sa e non può cominciare mai.
Storia vissuta con i protagonisti ma non completamente “dei” protagonisti, che con Luzi e Bellino hanno scritto la sceneggiatura ridando forma pur veritiera alla propria esistenza, tanto che per citarsi e dichiararsi il film inizia con la lezione sul verismo ripetuta da Sharon tra memoria letteraria e memoria coreografica. Dove prende piede e passi una danza ininterrotta di campi strettissimi, appunto indivisibili, nella quale lo spettatore è pressato contro gli occhi, le bocche e le mani dei protagonisti impigliati come insetti kafkiani, l’uno e gli altri, nella dimensione sospesa e depressa del cratere, “provare per credere signori”.
Voto: 6 e ½
Sarah Panatta