Scheda film
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: dal testo teatrale di Frederick Knott
Sceneggiatura: Frederick Knott
Fotografia: Robert Burks
Montaggio: Rudi Fehr
Scenografie: Edward Carrere
Costumi: Moss Mabry
Musiche: Dimitri Tiomkin
Suono: Oliver S. Garretson, Stanley Martin (non accreditato), Robert G. Wayne (non accreditato)
USA, 1954 – Thriller – Durata: 105′
Cast: Ray Milland, Grace Kelly, Robert Cummings, John Williams, Anthony Dawson, Leo Britt, Patrick Allen
Uscita: 23 settembre 2013
Distribuzione: Cineteca di Bologna
Sale: 30
Il 3D perfetto
Quella che è ormai una moda, in cui pochi – tranne i produttori – ripongono fiducia, sperando che possa finire prima o poi, non è per niente un’invenzione di questo XXI secolo né tutta questa grande novità. Cavalcando la stessa tendenza/mania, nata negli anni cinquanta per debellare il nuovo nemico del grande schermo, incarnato allora dal piccolo e catodico marchingegno dell’ampiezza di qualche decina di pollici, sua maestà Sir Alfred Hitchcock decise infatti di girare il suo Dial M for murder, arrivato da noi come Il delitto perfetto, nientepopodimeno che in 3D (!), anche se la versione stereoscopica cadde subito nel dimenticatoio per l’arrivo del Cinemascope ed il film arrivò in sala in 2D.
Naturalmente il maestro britannico della suspense non si limitò agli effettacci di pellicole coeve quali Bwana Devil o il misconosciuto e nostrano Totò 3D – Il più comico spettacolo del mondo (anch’esso restaurato e presentato al Festival del Film di Roma 2012, ma mai tornato in sala), bensì realizzò già qualcosa di molto simile artisticamente ad Avatar di James Cameron. Ossia, come afferma Martin Scorsese – il quale ha avuto, pure lui, modo di cimentarsi in maniera espressivamente significativa coll’incantevole mondo del cinema tridimensionale con Hugo Cabret – nel delizioso prologo che introduce il film, Hitchcock tentò di utilizzare tale tecnica in maniera molto acuta e precisa, per sottolineare e precisare i rapporti tra i personaggi all’interno delle inquadrature. A conferma della sua indubitabile perizia, il futuro regista di Psycho mette in scena un 3D assolutamente avanti con i tempi, mettendo in scena un elegante mondo fatto prevalentemente di interni – la casa dei coniugi Wendice – che sembra pensato ed architettato ai giorni nostri.
La storia, risaputa – nel 1998 Andrew Davis ne girò una variazione sul tema con Michael Douglas, Gwyneth Paltrow e Viggo Mortensen – è quella di Tony Wendice (Ray Milland) che, scoperta la relazione coniugale tra la moglie Margot Mary (Grace Kelly) ed il giovane scrittore Mark Halliday (Robert Cummings), decide di eliminare la consorte, al fine di ereditarne gli averi, incaricando dell’omicidio il vecchio e non proprio immacolato (perciò ricattabile) compagno di scuola Swann (Anthony Dawson), che ora si fa chiamare Capitano Lesgate. Ma il “delitto perfetto” da lui concepito nei minimi dettagli finisce in fumo quando la donna colpisce a morte con un paio di forbici il malcapitato aggressore. Nonostante tutti i tentativi del marito di ribaltare in proprio favore la situazione, la tenacia dell’ispettore Hubbard (John Williams) finirà per assicurarlo alla giustizia.
Potremmo aggiungere altro? Forse che la bellezza senza tempo di Grace Kelly è un valore aggiunto? Che la spericolata sceneggiatura di Frederick Knott, adattamento di un suo testo teatrale, è da brivido, quanto all’audace protervia del protagonista nello scagionarsi e nel tentare di accusare invece il rivale in amore? Che la proverbiale suspense hitchcockiana è qui applicata ai massimi livelli? Che non saremo mai sufficientemente grati alla Cineteca di Bologna per aver riportato in sala un film come questo, restaurato nello splendore del suo originario 3D, e per permetterci di ascoltarlo in lingua originale – con sottotitoli in italiano – rifuggendo lo stucchevole doppiaggio perpetrato all’epoca nel nostro paese? Che questo è solo il primo di una decina di capolavori, dopo il fortunato exploit della Teodora con To be or not to be, a tornare sul grande schermo grazie al lavoro della Cineteca?
No, non c’è proprio nulla da aggiungere a quello che non si discosta molto da un film… perfetto.
RARO perché… la cultura del ritorno in sala di grandi classici non prenderà mai piede nel nostro paese, nonostante l’evidente gradimento del pubblico e la possibilità di (in realtà non) nuovi esperimenti come in questo caso.
Voto: 8
Paolo Dallimonti