Regia: Joel Schumacher
Soggetto: Andrew Lloyd Webber
Sceneggiatura: Andrew Lloyd Webber, Joel Schumacher
Montaggio: Terry Rawlings Fotografia: John Mathieson
Scenografia: Anthony Pratt Musica: Andrew Lloyd Webber
Interpreti: Gerard Butler (Il Fantasma), Emmy Rossum (Christine), Patrick Wilson (Raoul), Miranda Richardson (Madame Giry), Minnie Driver (Carlotta), Ciarán Hinds (Firmin), Simon Callow (Andre), Victor McGuire (Piangi)
Produzione: Andrew Lloyd Webber
Distribuzione: 01 Distribution Durata: 143’

“IL TRASH ALL’OPERA”
Teatro dell’Opera di Parigi: la capricciosa primadonna Carlotta abbandona la scena nel bel mezzo di una prova generale dell’ultima produzione della compagnia. Ai due nuovi zelanti direttori del teatro non resta che spingere sulla ribalta la giovane Christine, timida ballerina di fila. La ragazza ha un talento straordinario e un maestro misterioso, che la guida solo attraverso la voce senza farsi mai vedere. Quello che lei chiama “Angelo della Musica” è in realtà il Fantasma, un geniale musicista sfigurato che abita i sotterranei dell’Opera, terrorizzando la compagnia di artisti che vivono e lavorano lì.
Recensione del film nella versione originale con sottotitoli (la versione proiettata nelle sale è, per volontà dello stesso Webber, tradotta in italiano, sia nei testi che nelle canzoni).
Il musical più visto di tutti i tempi scende dal palcoscenico per riempire il grande schermo della sala cinematografica. Anni di trattative legali, selezioni durissime, parecchie false partenze e il benestare finale del celebrato e geniale autore Andrew Lloyd Webber non bastano a salvare il film dal completo fallimento. Un conto, infatti, è vedere un musical a teatro, diverso l’impatto di un film. Ma Joel Schumacher, e lo stesso Webber (qui anche produttore e co-sceneggiatore), non sembrano accorgersene. Il regista americano vanta un curriculum di provocazioni dal fiato corto e un’incapacità di governare gli eccessi (tra gli altri, “Veronica Guerin”, “In linea con l’assassino”, “Flawless”, “8 mm”, “Il momento di uccidere”, “Batman Forever” e “Batman & Robin”), ma pare sia stato scelto proprio da Webber già nel lontano 1987, dopo la regia di “Ragazzi Perduti”. Nelle sue mani l’ennesima rivisitazione del romanzo di Gastone Leroux diventa uno sconsolante baraccone che ripercorre con poca fantasia il musical, senza regalarne, però, il coinvolgimento. La macchina da presa si muove vorticosamente, le carrellate si sprecano, il ritmo è concitato, eppure le molte, possibili, sollecitazioni si risolvono in una deprimente piattezza. Il problema è proprio che ciò che funziona a teatro non necessariamente funziona al cinema. Lo ha dimostrato Alan Parker, che con “Evita” è riuscito ad ammantare il musical di cinema raggiungendo un prezioso equilibrio. Schumacher, invece, si limita ad affiancare momenti topici, scontri melodrammatici, conflitti insanabili, senza costruirne le premesse e curarne le conseguenze. Non aiuta il montaggio velocissimo da videoclip, che impedisce di prendere qualsiasi coscienza degli spazi in cui si muovono i personaggi, e nemmeno lo sfarzo dei costumi, in cui l’opulenza non gode del setaccio di alcuna ironia. Terribile, poi, l’impatto delle scenografie, in cui la grandeur cede il passo alla cartapesta e ad effettacci digitali. La prima visita di Christine all’antro del fantasma, sulle note della bellissima “The music of the night”, ha l’effetto di un giro nel tunnel degli orrori in un Luna Park di periferia. Così come le sequenze al cimitero, dove riposa il padre della protagonista, paiono girate sul set di uno zeta movie qualsiasi. Davvero kitsch e turpe, poi, il balletto da aspiranti veline che accompagna un momento, sulla carta intenso, come il “Point of no return” tra Christine e il Fantasma. Anche il cast non fa scintille, nonostante più che dignitose capacità vocali. La giovane Emmy Rossum ha una solarità paciosa che contrasta con l’ambiguità del personaggio e Patrick Wilson è forse quello più a suo agio con il canto, ma ha l’espressività del fante di denari. Quanto al Fantasma, il giovane Gerard Butler, protetto da una maschera francobollo che ne evidenzia i lineamenti bellocci, è anagraficamente troppo giovane per la parte, e il suo continuo sperticarsi in scene madri non basta a comunicare il profondo dissidio interiore del personaggio e il suo bisogno d’amore. Più efficaci i ruoli di contorno di Miranda Richardson e Minnie Driver. In mezzo a cotanto scialo di mezzi, talenti ed energie, anche la musica ne esce a pezzi, vittima di arrangiamenti pomposi e poco incisivi che non rendono giustizia al sofisticato tessuto musicale imbastito da Webber. Ma tutto appare anestetizzato nella versione di Schumacher. Solo un elemento abbonda, domina costantemente la scena, ispira con convinzione le scelte espressive e annacqua pervicacemente la voglia di evasione del pubblico: il cattivo gusto.
VOTO: 4

Luca Baroncini de Gli Spietati