LA STORIA:
“E’ possibile che un latitante braccato da centinaia di poliziotti riesca a nascondersi su un’isola da ben 43 anni continuando a essere il capo supremo di Cosa Nostra?
In Sicilia, terra di misteri, è possibile.”
Questa una delle tante domande che il giovane regista siciliano Marco Amenta si pone nel film documentario Il Fantasma di Corleone .
Il fantasma di Corleone è Bernardo Provenzano, soprannominato “il trattore”, per la ferocia con cui mieteva vittime nei massacri degli anni ’50 e ’60, quando una vera e propria guerra di mafia costata oltre 5000 vittime contribuì a portarlo ai massimi vertici di Cosa Nostra.
Sin da allora Provenzano, icona indiscussa di “una struttura pseudo-religiosa controllata da insospettati più che da insospettabili”, è condannato alla fuga perenne e a un isolamento che non gli permette di godere né delle ricchezze accumulate né degli affetti familiari, obbedendo al vecchio proverbio siciliano secondo cui “CUMANDARI È MEGLIU CHE FUTTIRI”.
Dopo numerosi festival internazionali, Il Fantasma di Corleone è nelle sale italiane da venerdì 31 marzo e ha registrato una importante media-copia.