Scheda film

Regia, Soggetto, Sceneggiatura, Fotografia, Montaggio e Musiche: Luciano Capponi
Scenografie: Stefania Del Re
Costumi: Elisa Dina
Suono: Federico Tummolo
Italia, 2013 – Fantasy – Durata: 98′
Cast: Patrizio Oliva, Francesca Ferri, Mister Lei, Totonno Chiappetta, Loredana Trombetta, Sonia Di Pascali, Giuseppe Franco
Uscita: 17 ottobre 2013
Distribuzione: Il Flauto
Sale: 2

 Anime in piena

Torna il poliedrico Luciano Capponi – che qui cura oltre a regia, soggetto e sceneggiatura anche fotografia, montaggio e musiche – con il secondo capitolo della sua personalissima trilogia sull’aldilà.
Al centro della vicenda troviamo lo smarrito Gennaro Esposito (un inedito Patrizio Oliva), capitato in una comunità di strani e spaesati individui, che scoprirà essere finito, in qualità di spirito di un corpo morto letteralmente di fame, su una astronave organica gestita da una multinazionale di alieni addetta, come in un novello medioevo, al commercio delle anime. Insieme ad un ritrovato amore, la sua Ninetta di tutta una vita, e con l’insperata collaborazione di un altro personaggio, cercherà in tutti i modi di ribaltare la situazione a suo favore…
Dopo il precedente, ambizioso ed imperfetto Butterfly zone – Il senso della farfalla, uscito nell’estate del 2010, il regista partenopeo stavolta riduce con beneficio mire ed aspirazioni. Ed il risultato si vede: tolto di mezzo il formato panoramico, eliminati grandi nomi dal cast (lì Francesco Salvi, Barbara Bouchet e Vincent Riotta, per citarne alcuni, qui, in mezzo ad attori poco noti, ritorna invece la rivelazione Patrizio Oliva, ex pugile campione europeo e mondiale), ridotti quindi al minimo indispensabile gli effetti speciali e scartata la goffa trama gialla, quello che rimane è una favola semplice da cui bisogna solo farsi ammaliare.
Con riferimenti alla mitologia greca (le sirene, Orfeo ed Euridice, Pan ed il suo flauto), il colto Capponi ci accompagna nel suo sogno ad occhi aperti, la cui forza non sta certo nella coerenza narrativa o nella necessità o capacità di avvincere lo spettatore, lasciandolo invece a lungo spiazzato. Un film come questo chiede solo di essere seguito ed assecondato, per perdersi dolcemente in esso, trovando la sua forza proprio nell’attore protagonista, quel Patrizio Oliva attore, un’autentica scoperta che, con tutta la sua potenza recitativa naif, si pone a metà tra un nuovo Troisi ed un clown bianco, quello triste, con tanto di neo naturale.
Non cercate ne Il flauto una pellicola canonica né una di fantascienza più o meno classica, con o senza esplosioni ed alta tecnologia, per quanto vi si rintraccino delle connotazioni sottilmente steam-punk, bensì vi troverete nulla più che il tocco soave di un aneddoto filosofico. Riponete perciò in esso la vostra massima fiducia, poiché incontrerete “soltanto” il sogno infaticabile di un poeta buono, che non a caso si è dedicato ad iniziative benefiche a livello sociale e sportivo come il NO FAIR-NO PLAY, nato dall’idea di insegnare alle nuove generazioni a giocare con rispetto, leggerezza e amicizia. Onore quindi all’eclettico Luciano, che attendiamo al varco del prossimo, ultimo capitolo della sua fantasiosa trilogia cinematografica sull’aldilà.

RARO perché… è il delicato sogno di un regista poliedrico. 

Voto: 6

Paolo Dallimonti

Trailer

Sito ufficiale

Il bambino davanti allo specchio si guardava e sognava di diventare campione del mondo…
Tutt’intorno miseria, abbandono, solitudine.
Visioni di un’Italia lontana, di Napoli Milionaria, Roma città aperta, di Miracolo a Milano.
Desideri lastricati di spezie, decoro di povertà, l’impossibile.
Intorno il brulicare di progetti onesti, di sudore, di fatica.
Un Italia calda e partecipe, dove la speranza non partoriva solo rovina e solitudine.
Pizza, paisà, o sole mio… e allora?
Meglio forse i tronisti, le veline, le fiction?
#IMG#Meglio i diritti cancellati, la privacy polverizzata, il lavoro estinto? Questo progresso è l’oblio del passato e il polistirolo del futuro, celle di plexiglas dove ipotecare l’anima.
E in questa terra di mezzo il bambino diventato campione del mondo decide di sognare ancora.
Con la stessa incoscienza, con la medesima determinazione.
Ma un altro sogno, perché la vita non finisce così.
E su di un set indipendente nasce un’altra favola, quella di un uomo che rimette in gioco sé stesso con l’identica umiltà e velocità della sua giovinezza.
Lo “sparviero”, che volava sui ring di tutto il mondo, decide di sfidare il mistero dell’immagine con l’esuberanza che lo contraddistingueva.
E portando con sé quel colore, quell’umanità’ e quella semplicità che non può essere comprata da nessuna parte.
“Gennarino” è il suo ruolo nel fantasy Il Flauto di Luciano Capponi. Sorriso e dramma la sua dote in scena.
Il suo nome: Patrizio Oliva.

 Biografia

Luciano Capponi è regista e autore sia di cinema che di teatro e televisione, musicista e compositore. La sua multiforme e fittissima attività include realizzazioni teatrali, televisive, cinematografiche e colonne sonore per la radio, la televisione, il teatro e il cinema.
IL TEATRO
La sua formazione teatrale avviene ad altissimo livello con P. Brook, J.L. Barrault, Living Theatre. Tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio dei ‘70 è attore in compagnie di giro tra cui il gruppo “M” e rappresenta da protagonista due farse di Dario Fo, I cadaveri si spediscono e le donne si spogliano e Non tutti i ladri vengono per nuocere. E’ inoltre regista di diversi spettacoli teatrali, come Il lungo viaggio di Ulisse e In alto mare(1976).
Dopo un triennio di teatro scuola in Calabria, in cui si dedica ad attività di animazione e realizza numerosi spettacoli, grazie all’incontro con Hal Yamanouchi, primo ballerino del teatro giapponese di Stomu Yamashta, forma a Roma una compagnia di mimo–danza e realizza diverse performance rappresentate nelle maggiori piazze italiane. Studia anche No giapponese e mimo francese. È mimo-attore in Anton Vaudeville Checov per il teatro. Come autore e regista, nel ’78 realizza I lotofagi sparano solo di martedì, apprezzato dalla critica per l’originalità e la modernità dei codici drammaturgici.
E’ Direttore Artistico del Teatro Stabile di Cosenza e realizza come regista Caravanspettacolo di Barbara Alberti, con la compagnia di Carlo Croccolo, e l’anno dopo O pera o mela, di cui è anche autore.

E’ autore e regista di Pulcinella, Jugale, Angelotta… e altre volte ancora con il teatro stabile di Cosenza, La locanda di Vacca d’Oro, El fumo blanco, Viaggio di cozze, Scimmie (anche compositore), Apriti cielo. È poi Direttore Artistico di 1/2 Stagione di scomodi sipari e l’anno dopo di 2a Stagione di scomodi sipari al Teatro Tor di Nona a Roma.
Con Corto circuito (autore e regista) vince il premio Mario Ponchia SNAD (Sindacato Nazionale Autori Drammatici), Miglior spettacolo. Nel 2002 mette in scena Non chiedermi perché sto sempre in cucina, Beatrice I love you, Ulì e Pené, mentre come autore regista e compositore realizza Tenderlandia e l’anno dopo Tu ed io, noi mai. Nel 2011 e poi ancora nel 2013/14, porta in scena Il vasetto di Pandora, di cui è autore, regista e compositore. Nel 2013 – ’14 è in tournée con oltre 70 repliche con lo spettacolo 2 ore all’alba, da lui scritto, con la collaborazione di Biagio Casalini, e diretto.
CINEMA E TV
Esordisce negli anni ’60 come musicista, fondando il complesso “I Beati” con cui partecipa a trasmissioni televisive e va in tournée nei più importanti locali d’Italia.
Per RaiUno è mimo – conduttore nello spettacolo Chitarra Club con Fausto Cigliano e Tony Cucchiara e in Cosa c’è sotto il cappello. Come autore televisivo, realizza per il Dse la fiction La linea retta e poi per RaiTre l’inchiesta Il traffico della sposa e la trasmissione Cifari e santi, un percorso fra musica popolare e spettacolo con cui vince il premio INPUT come miglior trasmissione.
Cura poi la regia di La lunga notte di Medea di Corrado Alvaro, con Piera Degli Esposti e vince nuovamente il premio INPUT come miglior trasmissione televisiva con le quattro puntate di Stranieri d’Italia.
E’ autore e regista del film Se una notte a Monte Cocuzzo in onda su RaiTre e del radiodramma Segretario particolare.

#IMG#Cura inoltre la regia e collabora ai testi di Passaparola con Ombretta Colli e di Il mondo di Violetta Parra con Rita Savagnone. Negli anni successivi realizza il film Passaggio, con cui partecipa al Festival Internazionale di Arco, e il programma in quattro puntate Polvere di Pitone con Leo Gullotta, Maria Rosaria Omaggio e Jenny Tamburi, Fiction per il TG3 Set, che cura con Pasquale Squitieri e Franco Zeffirelli, e La cruna del Sud, un’ inchiesta-fiction in onda anch’essa su Rai Tre.
E’ direttore di produzione di due documentari per il Ministero dei Beni Culturali: La scuola napoletana del ‘700 e Le Accademie e le scuole musicali d’Italia e realizza poi Incredibile, una trasmissione in 13 puntate per RaiDue con Maria Rosaria Omaggio. Sempre per RaiDue è poi autore di Di che vizio sei? condotto da Gigi Proietti.
Nel 2010, il film Butterfly Zone è vincitore al Fantafestival di Roma del primo premio Melies d’Argent e concorre al Melies d’oro per il miglior film fantasy europeo.
Butterfly Zone è il primo film di una trilogia che Luciano Capponi dedica all’ “aldilà”. Segue Il Flauto che sarà nelle sale da ottobre 2013, che ha già ottenuto il Premio Charlot alla regia nel luglio 2013. In cantiere il terzo film, la cui uscita è prevista per il 2014.
Tra le sue molteplici attività spiccano inoltre:
la pubblicazione di Sette per Sette, un thriller psicologico, edito anche in Spagna
Il progetto NO FAIR-NO PLAY, nato dalla collaborazione con Nevio Scala e Gianfranco Zola. L’idea è insegnare alle nuove generazioni a giocare con rispetto e leggerezza, onore e amicizia. Media e stampa danno molto rilievo all’iniziativa, le istituzioni sportive, politiche e sociali la sostengono e gli incoraggiamenti illustri non si fanno attendere: Platini, Baggio, Lippi, ma anche Totti, Maldini, Tony Capuozzo e l’indimenticato Candido Cannavò offrono il loro sostegno.
Il No Fair-No Play Team lancia il suo messaggio in un match di riconciliazione allo Stadio Massimino di Catania, teatro di un malessere che sembra contagiare l’intero mondo del calcio. Testimonial è Patrizio Oliva e i componenti della squadra sono i campioni dello sport italiano nelle varie discipline. Team manager è Luigi Conte.

Il Flauto è una produzione indipendente ma certamente non dalla censura, dalla burocrazia e dalla struttura complessiva statale disseminata da infinite regole, codicilli, balzelli, tasse.
Indipendente, quindi, si fa per dire.
Lo è invece davvero “non dipendente” per alcune realtà indiscutibili:
1. Tutti i partecipanti lo hanno fatto gratis, diventando di fatto, produttori.
Un’insolita alleanza resa possibile da una comune aspirazione fuori dalle regole condita dalla fiducia e, pensa un po’, da ideali.
2. Il film rispecchia integralmente l’aspetto creativo e non si preoccupa dei generi imposti dal mercato, dei cosiddetti gusti del pubblico che in realtà sono imposti “dall’alto”, si fa per dire.
3. Non ci siamo minimamente preoccupati delle porte chiuse e invalicabili, dei sistemi che stritolano la libera iniziativa.
4. Non abbiamo raccontato una storia intimista, nevrotica, nera, hard, come pare il momento richieda.
Stiamo osando una favola positiva in un mondo che sta deflagrando.
Magari era proprio quello che mancava, chissà.
Questo e molto altro crediamo possa definirsi “INDIPENDENTE”.
E così, malgrado tutti gli ostacoli, eccoci qui.
Per noi è come il Pescara di Zeman che arriva in serie A.
E siccome non possiamo vendere i nostri Insigne perché sono intrappolati nell’immagine, riteniamo di poter fare un buon campionato.
#IMG#Anche la scelta di non reperire i vari Gomez, Maradona e compagnia bella rispecchia la volontà di dare spazio al merito, ai nuovi volti.
Un po’ d’aria fresca.
Qui non si tratta di valutare la qualità tecnica e poetica del film, è fuori discussione ma la sostanza e la novità.
Non vi pare che tutto ciò meriti un po’ di attenzione?
Certamente il film è italiano ma, fateci caso, è esportabile.
Fateci caso.
Ai bambini, possiamo garantirlo, piace tantissimo ed anche al popolo.

Lo abbiamo ampiamente testato.
Sappiamo anche di essere nelle mani della stampa e dei media, ci mancherebbe altro.
Ma non è che una volta tanto si possa sorridere e magari commuoversi, anche se non è politicallo-corrécchete?
O siamo d’accordo con la ministra che vuol togliere padre e madre dai documenti per sostituirli con genitore 1 e 2?
Comunque, grazie.
Da parte dell’indipendenza.

 Note di regiare senza temere la pausa, inserire un ritmo costante e mai accelerato e non cedendo ai compromessi delle clip, degli spot, della tivù.
Proteggendo l’attore e nutrendo il “sentimento”, non la “ragione”.
Morbido il dolly, lieve il carrello.
E impercettibili macchine a mano come un respiro sottilmente evidente.
Sto parlando della Lingua, non della storia, poiché come si sa è il montaggio l’anima e il corpo di un film. E specialmente il suo ritmo e possibilmente il suo stupore.
Su questa struttura apparentemente solo tecnica prende vita la favola di Gennaro Esposito, inconsapevole eroe.
Lui è mediterraneo, il resto surreale e arcano.
Il matrimonio avverrà, stilisticamente, nei colori di una favola.