Scheda film
Titolo originale: Taht alshajra/Under the fig trees
Regia: Erige Sehiri
Sceneggiatura: Erige Sehiri, Ghalya Lacroix e Peggy Hamann
Fotografia: Frida Marzouk
Montaggio: Ghalya Lacroix , Hafedh Laaridhi e Malek Kamounn
Costumi: Nabila Cherif
Musiche: Amin Bouhafa
Suono: Aymen Laabidi, Yazid Chaabi e Jean-Guy Véran
Tunisia/Svizzera/Francia/Qatar/Germania, 2021 – Drammatico – Durata: 92′
Cast: Fidé Fdhili, Feten Fdhili, Ameni Fdhili, Samar Sifi, Leila Ouhebi, Hneya Ben
Elhedi Sbahi, Gaith Mendassi
Uscita in sala: 23 marzo 2023
Distribuzione: Trent Film

Donne sull’orlo

Alla fine dell’estate, in un frutteto nel Nord-Ovest della Tunisia, un gruppo di donne lavora per raccogliere i fichi. Sotto lo sguardo di lavoratori uomini, giovani e anziani, le donne flirtano, si prendono in giro, discutono e litigano. Nel corso di una giornata, il frutteto diventa teatro di emozioni, ma anche microcosmo in cui si scatenano le dinamiche di potere, le prevaricazioni del lavoro stagionale e le contraddizioni della società tunisina…

La regista franco-tunisina Erige Sehiri voleva girare un film su dei giovani che gestiscono una stazione radio locale ed è stato allora che ha incontrato Fidé Fdhili, rimanendone completamente incantata. La ragazza, per niente interessata al casting, le ha detto che avrebbe lavorato nei campi e l’ha a invitata a vederla al lavoro un giorno. “Sono andata a vedere lei e tutte le altre lavoratrici e questo ha cambiato completamente la mia idea sul film che volevo fare! Queste lavoratrici agricole mi hanno comm osso e più parlavamo insieme della loro quotidianità, del loro modo di lavorare, dei loro rapporti con gli uomini, con il patriarcato, più mi rendevo conto di quanto materiale ci fosse da esplorare. Mi ha fatto venire voglia di dare un volto a queste donne lavoratrici che di solito non si vedono. Così ho iniziato a scrivere, ascoltando in loop L’Estaca, la canzone di protesta scritta sotto la dittatura franchista in Spagna.” Nella versione in arabo tunisino di Yesser Jradi, è una canzone che parla di lavoro, amore e libertà e quindi l’ha scelta per i titoli di coda del film.

La regista, qui al suo primo film di finzione, dirige una storia, immersa nella luce calda dell’estate, che parla di solidarietà femminile, resistenza contro la tradizione patriarcale e conflitto tra generazioni, ambientata in un suggestivo frutteto tunisino dove un gruppo di donne e ragazze si dedica alla raccolta dei fichi al termine della stagione estiva. Durante la giornata il frutteto diventa teatro di emozioni, un luogo dove transitano i sogni e le speranze di una generazione moderna e più libera, accanto ad una precedente più sconsolata, ancorata alle tradizioni.

Il frutto della tarda estate è una storia semplice e sincera che si svolge in un breve arco temporale, proprio per consegnare allo spettatore l’immediatezza e l’attualità del racconto. Un film in cui ogni stereotipo della donna velata viene rovesciato da un’ottica moderna aderente alla realtà (le attrici e gli attori sono tutti non professionisti che spesso portano sullo schermo le loro storie personali), in cui il lavoro estivo nei campi non è solo costrizione e fatica, ma anche affrancamento: un’occasione per ritrovarsi e raggiungere insieme un sogno di libertà.

E alla fine, un altro giorno è passato. E tutto in fondo è rimasto immobile. Una grande metafora.

Voto: 7

Paolo Dallimonti