Adrenalina allo stato puro e dosi massicce di valium: ecco in breve il Gladiatore, ultima fatica di Ridley Scott, acclamato regista di Blade Runner e Alien.
La trama: Massimo, valoroso generale romano, viene designato successore dal morente Marco Aurelio, ma il figlio di questi, Commodo, rinnega le ultime volontà del padre, lo uccide e condanna a morte anche Massimo. Riuscito a fuggire, il generale trova la propria famiglia massacrata; fatto prigioniero diviene in breve uno dei migliori gladiatori. Di successo in successo arriva fino a Roma, nella speranza di vendicarsi ferocemente dei torti subiti…
Più che rifarsi ai classici “peplum” degli anni passati, il gladiatore unisce lo spirito visionario del suo regista con uno stile hollywodiano simil-melò, veramente indisponente. Scene d’azione si alteranano a vere e proprie “riflessioni”, spesso tautologiche, che rendono il film simile a un melò anni ’60. La verità storica si starà rivoltando nella tomba…
Bravo Russel Crowe, che sfoggia una torva virilità utile al personaggio, lontano dal suo ruolo in Insider; insipido Pohenix-Commodo; irriconoscibile Connie Nielsen nella parte (che fu di Sofia Loren) di Lucilla. Inevitabile in richiamo a “la caduta dell’impero romano”, filmone in costume degli anni che furono, che narra una storia molto simile, con tinte assai “dark”. Bellissima la ricostruzione del Colosseo, in parte in computer graphics, e la scena iniziale nella foresta, con lo scontro tra romani e barbari.
Vito Casale