Scheda film
Regia: Baz Luhrmann
Soggetto: dal romanzo omonimo di F. Scott Fitzgerald
Sceneggiatura: Baz Luhrman e Graic Pearce
Fotografia: Simon Duggan
Montaggio: Jason Ballantine, Jonathan Redmond e Matt Villa
Scenografie e Costumi: Catherine Martin
Musiche: Craig Armstrong
Suono: Guntis Sics
Australia/USA, 2013 – Drammatico – Durata: 142′
Cast: Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Joel Edgerton, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher, Jason Clarke, Elizabeth Debicki e Amitabh Bachchan
Uscita: 16 maggio 2013
Distribuzione: Warner Bros Pictures
La dittatura dell’allegria e della noncuranza
La sessantaseiesima edizione del Festival di Cannes si è aperta con un vero e proprio vortice di immagini e adesso il potente mash-up visivo de Il grande Gatsby – dopo aver raccolto una tiepida accoglienza dalla stampa statunitense e aver diviso gli addetti ai lavori impegnati sulla Croisette – si prepara ad esordire nelle sale italiane: a quasi quarant’anni dalla versione di Jack Clayton con Robert Redford e Mia Farrow, torna sul grande schermo quello che forse è il più popolare e amato romanzo di Francis Scott Fitzgerald, fotografia e acuta riflessione di un’epoca ricca di contraddizioni, fra solitudine, indifferenza, avidità, superficialità, vacuità, sogno, speranza.
La voracità di quegli anni – preludio al crollo di miti e certezze e culla di insoddisfazione – rivive nella rilettura ultra-pop di Baz Luhrmann che, archiviata l’esperienza poco fortunata di Australia, si lascia trascinare dalla sua verve immaginifica e dà vita a una girandola di suoni e colori, in un’esplosione visiva che mescola elementi d’epoca a tratti anacronistici: d’altronde la reinterpretazione dei classici con piglio contemporaneo rappresenta una soluzione ben collaudata per Luhrmann, basti pensare al film che lo ha portato al successo internazionale, Romeo + Juliet, che trasportava i drammi della celeberrima tragedia shakespeariana in un sobborgo immaginario di Los Angeles, e a Moulin Rouge!, celebrazione dello spirito bohémien nella quale riecheggiavano suggestioni tratte dalla grande tradizione della lirica di fine Ottocento.
Stavolta il regista australiano punta i riflettori sulla New York dei Ruggenti Anni Venti, quella della borghesia sempre più ricca e annoiata, in costante ricerca di nuovi divertimenti e diversivi con cui riempire la propria vita, fra locali fumosi, appartamenti per incontri clandestini e feste scatenate: l’impianto narrativo rimane fedelissimo alle scelte di Fitzgerald ma il film lavora di sovrapposizione di spunti, trasforma l’essenzialità in ipertrofia ed elabora un universo kitsch, sfarzoso e lussureggiante attraverso il quale Luhrmann adatta le pagine del romanzo al suo immaginario, fatto di contaminazioni visive e sonore, che fa della ‘meraviglia’ la sua cifra distintiva.
L’obiettivo del regista non era quello di ricreare una bolla temporale nella quale far meramente rivivere l’atmosfera dell’epoca grazie a un meticoloso lavoro di documentazione, quanto piuttosto quello di restituire la potenza e l’energia di quegli anni “dove quasi ogni cosa era nuova”: l’utilizzo del 3D – con la conseguente amplificazione degli spazi e il potenziamento dell’immagine – si colloca senz’altro in questa direzione e consente di fruire al meglio del grandissimo lavoro di ricostruzione sul set, fra scenografie grandiose e splendidi costumi. Con Il grande Gatsby però Luhrmann prosegue il suo percorso nell’ibridazione di storie classiche con elementi moderni abbattendo i confini cronologici e sfruttando soprattutto la musica per restituire tangibilità alla sua idea di “compromesso culturale”: così l’esplosione rivoluzionaria del fenomeno del jazz trasfigura in una commistione di sound disparati che – tra pezzi originali e cover illustri – fa lo slalom tra hip-hop e pop melodico, senza disdegnare incursioni nel repertorio jazz, da Gershwin a Jay-Z, passando fra gli altri per Bryan Ferry, Florence + the Machine, Sia e Lana Del Ray, cui è affidato il tema centrale della colonna sonora.
Il film rispolvera le palpitazioni e gli entusiasmi di quei “nuovi ricchi” protagonisti del cosiddetto “sogno americano”, in perenne caccia di status-symbol da conquistare, fra ville, auto personalizzate e feste esclusive ma il vortice di scanzonato divertimento di Luhrmann, il suo riconoscibilissimo lavoro di estremizzazione e caricatura delle situazioni e dei personaggi, finisce per allontanare sempre di più il suo Gatsby dalla tragedia nata dall’immaginazione di Fitzgerald: del dramma umano e generazionale descritto nel romanzo rimane soprattutto l’ossatura più romantica, quella del grande sogno d’amore impossibile, della disperata volontà di riscrivere il passato, della fatale solitudine che spicca soprattutto nell’epilogo, quando Luhrmann deve faticosamente ridimensionare le atmosfere più rutilanti per fare spazio alla struggente malinconia dell’eroe romantico, un Jay Gatsby interpretato con umanità e sincerità dal sempre efficace Leonardo Di Caprio.
Eccessivo e appariscente, il film finisce in parte per fagocitare la potenza evocativa delle pagine scritte, inghiottita da quella coloratissima macchina dello sfarzo che intrattiene e diverte, ma inevitabilmente finisce per neutralizzare sfumature e riflessioni: il disperato inno alla speranza del romanzo finisce per essere articolato e sviluppato in un contesto più che mai vicino all’approccio superficiale e noncurante denunciato da Fitzgerald, in una cornice che predilige la forma, lo sfavillio, la sfuggevolezza alla sostanza. Il risultato è una festa per gli occhi giocosa e divertente che non mancherà di continuare a dividere i giudizi.
Voto: * * *
Priscilla Caporro
Alcuni materiali del film:
Clip “Chi è questo Gatsby?”
Clip “Prendi il prossimo treno”
Featurette “Speciale su Il Grande Gatsby”
Clip “Quale Gatsby?”
GATSBYPICS
Spot: “Tutto era per lei”
Spot: “Vorrei sapere chi è!”
Spot: “Lana Del Rey – Young And Beutiful”
Spot: “Segreti”
Spot: “È un piacere incontrarla di nuovo”
Nuovo Trailer Ufficiale Italiano