Scheda film
Regia: Peter Segal
Soggetto: Tim Kelleher
Sceneggiatura: Tim Kelleher e Rodney Rothman
Fotografia: Dean Semler
Montaggio: William Kerr
Scenografie: Wynn Thomas
Costumi: Mary E. Vogt
Musiche: Trevor Rabin
USA, 2013 – Commedia/Sportivo – Durata: 113′
Cast: Robert De Niro, Sylvester Stallone, Kim Basinger, Jim Lampley, Rich Little, Ireland Baldwin, Anthony Bean
Uscita: 9 gennaio 2014
Distribuzione: Warner Bros Pictures
Guantoni d’argento
Man mano che le star invecchiano, pur sfidando il naturale processo con le arti della medicina e chirurgia estetiche, incappano in quel sottogenere di film, tra la commedia ed il drammatico, con alcune rare concessioni all’horror o al fantastico, che potremmo definire “geriatric movie”. Esempi di lusso sono Che fine ha fatto Baby Jane ? di Robert Aldrich (un po’ meno i relativi epigoni), Sul lago dorato di Mark Rydell e Le balene d’agosto del geniale Lindsay Anderson. Ponendo nel raggio della sufficienza Cocoon – L’energia dell’universo di Ron Howard ed i due capitoli de I mercenari rispettivamente diretti da Sylvester Stallone e Simon West, che spiccano per la loro goliardia, troviamo poi pellicole molto meno riuscite, quali il nostrano I soliti ignoti vent’anni dopo di Amanzio Todini, Non è mai troppo tardi di Rob Reiner e i due episodi di Red, firmati il primo da Robert Schwentke ed il secondo da Dean Parisot. Mentre si annuncia in uscita per il 2014 Last Vegas di Jon Turtletaub con un altro quartetto di non più giovani celebrità, ecco arrivare De Niro e Stallone, classi rispettivamente 1943 e 1946, per sfidarsi letteralmente su un terreno da entrambi più volte frequentato sul grande schermo: quello del ring. Se il buon Sly ha legato la sua celebrità sopratutto al pugile Rocky, impersonato addirittura sei volte, il caro Bob deve infatti al ruolo di Jack LaMotta in Toro scatenato di Martin Scorsese la sua interpretazione più intensa di sempre ed il secondo ed ultimo premio Oscar a fronte di sette nomination.
Billy “The Kid” McDonnen (Robert De Niro) e Henry “Razor” Sharp (Sylvester Stallone) sono stati due pugili rivali per lungo tempo, fino al misterioso abbandono del secondo. Quando, trent’anni dopo, vengono entrambi convocati all’insaputa l’uno dell’altro da Dante Slate jr. (Kevin Hart), figlio del manager truffaldino di Billy, per prestare la propria immagine alla realizzazione di un videogioco. Dopo l’inevitabile zuffa scaturita sul set ed il conseguente video virale che impazza sul web, i due vengono convinti a tornare sul quadrato per un’ultima, definitiva sfida. Mentre iniziano gli allenamenti, dovranno fare i conti con l’età che ormai è avanzata, ma non potranno evitare di affrontare anche alcune complicazioni degli affetti che lo scorrere del tempo ha portato con sé. Per Razor si tratta un amore passato che sembra ritornare, mentre per The Kid è un figlio praticamente ignorato fino ad allora. Le due relative novità però sembrano essere anche legate tra loro più di quanto sembri…
Il grande match, progetto caldeggiato ad Hollywood già dal 2010, si pone sopra la sufficienza per essere un cocktail assai riuscito di ingredienti ben scelti e mescolati tra loro: la boxe, fonte di fama per entrambi gli attori; battute fulminanti e quel non-so-che di goliardia che entrambi i protagonisti portano in dono al film, più tutta una serie di autoriferimenti affettuosi e mai parodistici; un soggetto ben congegnato da Tim Kelleher che prepara il terreno ad una sceneggiatura ricca di sorprese, malgrado vengano presto svelate.
Insieme a degni comprimari agée come Kim Basinger ed Alan Arkin ed al più giovane Jon Bernthal, direttamente dalla serie TV The walking dead, Stallone e De Niro si sfidano fuori e sopra (gli ultimi venti minuti) il ring, facendo letteralmente scintille, sfatando perfino il tabù della commedia sportiva, non sempre di successo.
Il grande match, portando così nuova linfa al “geriatric movie”, ci fa incontrare piacevolmente due “vecchi” beniamini del pubblico e sancisce con decisione come la loro carriera sia ancora ben lungi dal potersi dichiarare conclusa.
Voto: 7
Paolo Dallimonti