Scheda film

Regia: Esben Toft Jacobsen
Sceneggiatura: Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen
Montaggio: Elin Pröjts, Esben Toft Jacobsen e Marion Tuor
Musiche: Nicklas Schmidt
Suono: Morten Dalsgaard e Niels Poulsen
Danimarca, 2011 – Animazione/Avventura – Durata: 75′
Cast di voci originali: Markus Rygaard, Alberte Blichfeldt, Flemming Quist Møller, Elith Nulle Nykjær
Uscita: 4 luglio 2013
Distribuzione: Poker Entertainment

Sale: 30

 Una bella stazza d’orso

I fratellini Sofia e Jonathan si recano in vacanza dal nonno, che vive ai margini di una foresta popolata da animali a dir poco mitologici. Quando la piccolina sparisce, poco dopo aver varcato la soglia di una porticina dalla quale l’avo li aveva avvertiti di tenersi alquanto alla larga, Jonathan suo malgrado si metterà alla sua ricerca. Scoprirà che Sofia è in compagnia di un gigantesco orso millenario, temuto nella foresta dall’unico sopravvissuto, un cacciatore agguerrito e rancoroso. Ma si renderanno presto conto di come l’enorme plantigrado sia in fondo il meno cattivo della storia…
Ad una settimana dall’uscita in sala di MultipleX, l’ultimo film da lui scritto e diretto, Stefano Calvagna svela forse quello che ad oggi pare essere il suo lato migliore: quello di distributore di opere altrui. Dopo aver da sempre curato quella dei propri lavori con l’etichetta “Poker Film”, recentemente promossa a “Poker Entertainment”, ha deciso di esordire nel ruolo portando nelle nostre sale il cartone animato in digitale Den kæmpestore bjørn di Esben Toft Jacobsen, battente bandiera danese, visto al 61° Festival di Berlino. E lo ha fatto in maniera egregia: edizione italiana molto curata sia nei titoli di testa che di coda, doppiaggio ben condotto e promozione attenta, pur nei limiti delle ristrettezze di budget.
C’è da dire che il film merita senz’altro tali cure, essendo un’opera ben realizzata, pur se il livello tecnico dell’animazione non è elevato – benché l’enorme orso abbia il suo perché – ma si distingue per un grosso impegno in fase di sceneggiatura, scritta dal regista insieme a Jannik Tai Mosholt. Pur se si dilunga troppo nella parte centrale, con un sensibile calo di ritmo e di attenzione da parte dello spettatore, la pellicola si contraddistingue per un’interessante serie di parallelismi (il cacciatore e Jonathan che corrono all’inizio, anche se in ambienti differenti; la scoperta che le rane portino la pioggia, recuperata nel finale; l’orsetto di peluche e quello reale e gigantesco del titolo, contrappuntati dalle renne nane). Interessante infine anche la morale dell’opera, a metà tra quella disneyana del mondo mitologico cui hanno accesso solo i bambini e quella miyazakiana di una natura comunque buona, di un pan-natur(al)ismo da preservare, in cui l’orso protagonista si erge a colossale mascotte, così com’è disegnato, con quegli alberi cresciutigli sul dorso, che ne fanno una creatura tipica del cineasta giapponese.
Lode quindi a Calvagna, al quale indirizziamo anche un sincero “in bocca al lupo” (o, meglio, “all’orso”!) per questa nuova, promettente carriera, iniziata sotto i migliori auspici, che lo invitiamo a perseguire con maggiore assiduità di quelle di attore e regista, dove spesso non ha brillato. 

Voto: 6

Paolo Dallimonti

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