Scheda film
Titolo originale: La passion de Dodin Bouffant
Regia e Sceneggiatura: Trần Anh Hùng
Soggetto: dal romanzo “La vita e la passione di Dodin Bouffant, Gourmet” di Marcel Rouff
Fotografia: Jonathan Ricquebourg
Montaggio: Mario Battistel
Scenografie: Toma Baquéni
Costumi: Nu Yên-Khê Tran
Suono: François Valedisch, Paul Heymans e Thomas Gauder
Francia/Belgio, 2023 – Commedia – Durata: 135′
Cast: Juliette Binoche, Benoït Magimel, Emmanuel Salinger, Patrick d’Assumçao, Galatéa Bellugi, Jan Hammenecker, Frédéric Fisbach
Uscita in sala: 9 maggio 2024
Distribuzione: Lucky Red

Trattato di gastronomia amorosa

1885. L’Impeccabile cuoca Eugénie (un ancora bellissima Juliette Binoche) lavora da oltre vent’anni per il famoso gastronomo Dodin (Benoît Magimel). Il loro sodalizio dà vita a piatti, uno più delizioso dell’altro, che stupiscono anche gli chef più illustri del mondo. Con il passare del tempo, la pratica della cultura gastronomica e l’ammirazione reciproca si sono trasformate in una relazione sentimentale. Eugenie, però, è affezionata alla sua libertà e non ha mai voluto sposare Dodin. Così, lui decide di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinare per lei…

Dal regista de Il profumo della papaya verdeCyclo Norwegian wood, il vietnamita naturalizzato francese Trần Anh Hùng, arriva una storia che unisce cucina e sentimenti. Nelle oltre due ore la narrazione va avanti lenta e prolissa, adagiandosi sui numerosissimi piatti preparati dalla coppia, quasi per associazione di idee, senza raccogliere volutamente possibili evoluzioni della trama. Non c’è un antagonista, se non la malattia di Eugénie e tutt’al più la piccola Pauline, rara erede di entrambi, stupefacente nella sua pertinenza culinaria, ma ancora acerba, che si insinuerà garbatamente in cucina.

Quel che interessa ne Il gusto delle cose è mostrare la “passione” di Dodin Bouffant, culinaria e amorosa, entrambe con un unico comun denominatore: la dolce Eugénie. Perché, è risaputo, in cucina, come nella vita, ci vuole amore.

Dimenticate Il pranzo di Babette o Lunga vita alla signora: qui siamo davanti al massimo ad una sorta di Grande bouffe  in versione soft, senza grottesco né critica sociale, con la morte presente solo come compagna di vita per tutti quanti, non come fine ultimo autodistruttivo, ma incidente di percorso inevitabile, una sorta di dessert inevitabile.

Il cibo che viene accuratamente preparato e consumato davanti ai nostri occhi – sotto la consulenza reale dello Chef stellato Pierre Gagnaire – diventa il tramite della relazione particolarissima tra i due cucinieri e se possiede un limite è solo quello di restare sullo schermo e non poter essere condiviso purtroppo anche da noi spettatori.

Presentato al Festival di Cannes, dove ha vinto il Premio per la Miglior Regia, Il gusto delle cose racconta di una cuoca unica e insostituibile, tant’è che la ricerca di una collega che possa farne le veci nella cucina di Dodin Bouffant sarà quasi impossibile, così impossibile che, quando sembrerà di averla finalmente trovata, non ci verrà mostrata.

Per chi lo gradirà, basterà lasciarsi in tutti i sensi prendere per il naso e farsi condurre lungo il godurioso trattato di gastronomia amorosa per immagini, senza aver altro a pretendere, ma le sensazioni che se ne ricaveranno saranno davvero irripetibili.

Voto: 7 e ½

Paolo Dallimonti