Scheda film
Titolo originale: Le redoutable
Regia: Michel Hazanavicius
Soggetto: dal libro “Un an après” di Anne Wiazemsky
Sceneggiatura: Michel Hazanavicius
Fotografia: Guillaume Schiffman
Montaggio: Anne-Sophie Bion e Michel Hazanavicius
Scenografie: Christian Marti
Costumi: Sabrina Riccardi
Suono: Jérôme Aghion e Jean Minondo
Italia/Francia/Myanmar, 2017 – Commedia/Biografico – Durata: 107′
Cast: Louis Garrel, Stacy Martin, Bérénice Bejo, Micha Lescot, Grégory Gadebois, Félix Kysyl, Arthur Orcier
Uscita: 31 ottobre 2017
Distribuzione: Cinema
Due o tre cose che so di lui
Il francese Michel Hazanavicius è uno degli autori più imprevedibili che frequentano gli schermi cinmeatografici internazionali. Dopo le due graziose operazioni vintage che gli diedero il successo in patria e non solo (ma non da noi, dove le pellicole non uscirono in sala), dedicate all’agente OSS 117, emulo del più noto James Bond, girate con l’amico Jean Dujardin come protagonista, colpì nel segno nel 2o11 con il fantastico The artist, che gli fruttò ben 5 Oscar, ancora con Dujardin. Noncurante di tanto successo o forse proprio in virtù di quello, firmò prima un episodio de Gli infedeli, forse per aiutare l’amico attore che interpretava la pellicola insieme a Gilles Lellouche, quindi girò The Search, una rilettura attualizzata di Odissea tragica di Fred Zinnemann.
Ora Hazanavicius, proprio per il suo talento, non da tutti riconosciuto, e per la sua poliediricità è uno dei pochi cineasti francesi che potrebbe essere in grado di girare un film su Jean-Luc Godard, uno dei padri più contestati della Nouvelle Vague nazionale.
Qual è la chiave (migliore) per approcciarsi a materia tanto complessa? Innanzitutto il titolo originale, Le redoutable, che fa riferimento ad un tipo di sottomarino nucleare lanciamissili balistico della Marina Francese che, descritto in scena, costituisce una metafora per descrivere ed identificare il regista di À bout de souffle, armato fino ai denti, determinato e solitario. Poi la soluzione successiva, per quanto blasfema può sembrare, è di affrontare l’ingombrante figura in maniera tangenziale, ispirandosi al libro “Un anno cruciale” dell’attrice Anne Wiazemsky (Stacy Martin), ex moglie del regista (1967-1979), che racconta il primo anno con lui. E, last but not least, l’ultima trovata, anche questa discutibilissima quanto efficace, è quella, ovviamente, di farne una commedia, quasi all’italiana, e di girare un film “à la Godard”, come solo Hazanavicius avrebbe potuto fare, con espedienti da pura e piena Nouvelle Vague.
Louis Garrel ne dà un’interpretazione iperrealistica, tra zeppole e tic, e, nonostante la scarsa approvazione dello stesso Godard, che l’ha definito “una idea molto stupida”, il risultato è molto gradevole e meno intellettual(oid)e di quanto potrebbe e vorrebbe sembrare. Ci sono anche le brillanti comparsate di Marco Ferreri (Emmanuele Aita) – la Wiazemsky recitò nel suo Il seme dell’uomo – e Bernardo Bertolucci (Guido Caprino). L’approccio omeopatico di Hazanavicius (ossia il padre della Nouvelle Vague raccontato come la Nouvelle Vague avrebbe fatto) sminuisce – in senso positivo – l’enorme figura e lo rende più accessibile.
Sicuramente più interessante ed utile delle sue ultime opere, quali ad esempio Adieu au Langage, per conoscere ed approcciare il Maestro.
Nota: Anne Wiazemsky ha visto quattro volte il film e si è complimentata così con Hazanavicius: “Hai fatto di una tragedia una vera commedia”; è morta di cancro il 5 ottobre 2017.
Voto: 7
Paolo Dallimonti