Scheda film
Titolo originale: Dying of the light
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Paul Schrader
Fotografia: Gabriel Kosuth
Montaggio: Tim Silano
Scenografie: Russell Barnes
Costumi: Oana Paunescu
Musiche: Frederik Wiedmann
Suono: Stanomir Dragos
Bahamas, 2014 – Thriller – Durata: 94′
Cast: Nicolas Cage, Anton Yelchin, Alexander Karim, Irène Jacob, Adetomiwa Edun, Aymen Hamdouchi, Claudius Peters
Uscita: 9 luglio 2015
Distribuzione: Barter Multimedia
Non mi ricordo, no, io non mi ricordo
Evan Lake (Nicholas Cage), agente per lungo tempo nella CIA, ha un nemico, invisibile: il terrorista Muhammad Banir (Alexander Karim), dalle cui grinfie venne liberato vent’anni prima in una sortita, al quale deve la mancanza di un pezzo d’orecchio e che non ha mai potuto riacciuffare. Molto tempo dopo, Lake ha un altro antagonista, ugualmente nascosto ed insidioso: una demenza che gli sta divorando il cervello e che gli impedisce ormai di impegnarsi in altre missioni. Insieme al più giovane collega Milton Schultz (Anton Yelchin), non esiterà però a seguire una pista internazionale che lo porterà sulle tracce di Banir, dato più volte per morto, impegnandolo su una doppia lotta in due trincee diverse, una più crudele dell’altra…
Difficile dire chi deluda di più, se Paul Schrader, ormai l’ombra dello sceneggiatore di Taxi driver e del regista di American Gigolo e de Il bacio della pantera, o Nicolas Cage, da anni impegnato ad inanellare un ruolo sbagliato dopo l’altro (bastino i due Ghost rider o il prossimo Left behind – La profezia) e che ricordiamo recentemente in ruoli degni di nota solo in Joe e Kick-ass.
La storia de Il nemico invisibile è davvero “vecchia” e datata e scritta pure male (i sintomi della malattia, inutile dirlo, iniziano a comparire tutti insieme dal momento della diagnosi!) ed assistere al povero Nick che si dimena tra le ossessioni del passato e quelle di un futuro incerto, se non del tutto oscuro, è davvero penoso, quando non scade addirittura nel ridicolo involontario. Superfluo anche aggiungere che nel corso della malattia l'(in)espressività facciale di Cage resti giocoforza invariata.
All’apice del trash la sequenza finale in cui i due antagonisti, Evan Lake e Muhammad Banir, stanchi, vecchi e malati si fronteggiano, sembrando più che altro due anziani ospiti della clinica “Villa Arzilla” che stanno litigando per un vassoio in mensa, malgrado il primo riesca pure a conficcare al secondo un fatale e definitivo dito in un occhio (!).
Davvero un’occasione mancata e, in assonanza col tema trattato, da dimenticare, un film che spreca pure una sfiorita e quasi irriconoscibile Irène Jacob nei panni di un’agente polacco e che ci fa tremare i polsi al pensiero che per il 2016 sia annunciato un Dog eat dog, che vede insieme ancora una volta il vetusto duo Cage/Schrader, tratto però dal romanzo omonimo di Edward Bunker (“Cane mangia cane”, Einaudi), cosa che potrebbe invece renderlo inaspettatamente una piacevole sorpresa.
Voto: 4
Paolo Dallimonti