Scheda film
Regia: Fabio Mollo
Sceneggiatura: Fabio Mollo e Josella Porto
Fotografia: Daria D’Antonio
Montaggio: Filippo Montemurro
Musiche: Giorgio Giampà
Italia 2017 – Drammatico – Durata: 93’
Cast: Isabella Ragonese, Luca Marinelli, Federica de Cola, Anna Ferruzzo, Miriam Karlkvist
Uscita: 9 marzo 2017
Distribuzione: Good Films
I sogni che non abbiamo il coraggio di sognare, nel secondo lungometraggio di fiction di Fabio Mollo
“Take me out tonight… anywhere… don’t care”. Portami via oppure, vieni via con me. Loro si trascinano via, agitati dal vento che li allontana dalla vita in bianco e nero. Quella delle case assemblate con i chiodini Ikea, dei ricordi incompleti di infanzie menomate, e delle adolescenze eterne, depositate nell’anima come fibra oscura… fatta eccezione per qualche mèche rosa choc.
Loro si trovano per caso e si fanno compagnia, Torino-Napoli-Calabria e altri ritorni.
Mia, incinta ex ragazza interrotta simil punk che imita una ribellione fuori tempo massimo, pronta a sfornare una trovatella che ancora non è pronta ad accettare, scappando da un futuro di responsabilità e di routine che non sembra poter prendere forma, neppure in un miraggio tra onde e spiaggia. Paolo, orfano trentenne, omosessuale titubante, impiegato nella para-Ikea torinese (che tra imperativo impersonale e invito-tag si chiama “Arreda casa”), indossa giorno per giorno la sua maglia blu e il sorriso splendidamente dimentico di sé, sedando la passione febbrile nutrita per un futuro compagno già sfumato, tra un messaggio non inviato e la psichedelia obsoleta di una discoteca. Qui loro si intercettano, sparuti raminghi racconti di solitudine. Mia ha un malore e Paolo la soccorre. Inizia così l’odissea simbolica, tra luci sorrentiniane ed ermetismo realistico di molto novo cine italiano, tra volti scavati dal passato e desideri di cambiamento prima impensabili, tra abiti da sposa rubati nel pieno di una sceneggiata improvvisata, pranzi di famiglia con recriminazioni intorno a torte cresimali e frammenti di progetti comuni su autostrade senza navigatori.
Due cuori stonati su un furgone quasi rubato su una rotta quasi impossibile, entrambe a metabolizzare un abbandono atavico, genetico, inconcludenti e instabili, incarnazioni della precarietà 3.0, sospinti da un’insostenibile leggerezza del resistere, tra lavori insoddisfacenti e fallimenti non accettati. Generazione perduta che genera interrogativi. Paolo e Mia, improbabili imperfetti genitori, terrorizzati dal portare l’uno lo sconosciuto fardello dell’altro.
Un dialogo di sguardi e risacche, tessuto con la lenta, estenuante, reticente bellezza di una miseria che potrebbe disperatamente trasformarsi in felicità.
Epica sommessa eppure tormentata di non detti, a tratti garroniana nella sua poetica dei paesaggi parlanti, densi di arcaico indomito sapore di lotta stasi e desiderio, quella scritta e diretta da Fabio Mollo, al suo secondo lungometraggio di fiction dopo Il Sud è niente, di cui Il padre d’Italia sembra evoluzione ellittica e amara anche se vitale. Un canto d’amore per “lei” che verrà.
Voto: 6
Sarah Panatta