Scheda film

Regia: Nuri Bilge Ceylan
Sceneggiatura: Ebru Ceylan, Nuri Bilge Ceylan
Fotografia: Gökhan Tiryaki
Montaggio: Nuri Bilge Ceylan, Bora Göksingöl
Scenografie: Gamze Kus
Suono: Andreas Mücke
Turchia, Francia, Germania, 2014 – Drammatico – Durata: 196′
Cast: Haluk Bilginer, Melisa Sözen, Demet Akbag, Ayberk Pekcan, Serhat Kiliç, Nejat Isler, Tamer Levent, Nadir Saribacak, Mehmet Ali Nuroglu, Emirhan Doruktutan
Uscita: 9 ottobre 2014
Distribuzione: Parthénos e Lucky Red

 Il mio regno per un cavallo!

Aydin è un attore che dopo essersi ritirato dalle scene gestisce un piccolo albergo nel cuore dell’Anatolia insieme alla giovane moglie Nihal, con la quale ha un rapporto difficile e distante, e alla sorella Necla, che ancora soffre per il recente divorzio. D’inverno, mentre la neve inizia a ricoprire la steppa, la pensione diventa il loro rifugio, ma anche il teatro delle loro lacerazioni…
Palma d’oro a Cannes 2014, oltre tre ore ricche di dialoghi, densi e filosofici, scritti dal regista turco insieme alla moglie Ebru. Il regno d’inverno di Nuri Bilge Ceylan, girato negli insediamenti rupestri della Cappadocia, trae ispirazione dai lavori di Čechov. Un paesaggio quasi lunare, case scavate nella roccia, un albergo isolato dal mondo, ma non privo di turisti invernali, dove l’autore colloca personaggi al margine della vita attuale. Un teatrante che, circondato dai ricordi delle opere interpretate negli anni (il nome della pensione, Otello, i manifesti del Caligola di Camus, dell’”Antonio e Cleopatra” shakespeariano nell’ufficio), le maschere appese alle pareti, mette in scena la sua vita. Come in un grande romanzo, in una sorta di affresco, l’uomo vede i suoi travestimenti cadere lentamente, uno ad uno. I personaggi femminili rispetto ad Aydin sono più forti e concreti, privi di illusioni, capaci di vivere senza ipocrisia, ma conosceranno la durezza della realtà. Colori che virano al bianco neve mano a mano che i protagonisti mettono fine alle loro relazioni: il mondo appare loro diverso e il paesaggio cambia natura. Simbolici cavalli che corrono selvaggi e non appena vengono catturati dagli esseri umani lottano tenacemente per riconquistare la libertà. Nelle due grandi scene centrali, tra Aydin e sua sorella Necla e tra Aydin e sua moglie Nihal, girate in campo e controcampo, ritroviamo l’intensità bergmaniana. Splendidi i tre protagonisti. Haluk Bilginer, ha vissuto a lungo in Inghilterra e ha fondato una sua compagnia teatrale, un background ideale per costruire un personaggio molto letterario come Aydin. Melisa Sözen la giovane moglie, un volto incantevole, difficile da dimenticare. Demet Akbag, nei panni della sorella, star turca di commedie qui ottima in un ruolo drammatico. Perfetti i comprimari, perfino il bambino, uno sguardo febbrile e adulto che buca lo schermo. Uomini e donne immersi in un letargo senza tempo si mettono a nudo nel chiaroscuro di morbide lampade e fiamme di camini, interni claustrofobici che lasciano spazio a campi infiniti e desolati. Un film in cui la violenza sposa la lentezza arcaica.

Voto: 8

Francesca Bani