Recensione n.1

Un discreto film di spionaggio – di John Boorman
Produzione USA/Irlanda del 2001
Durata: 1h e 49’ di John Boorman
con Pierce Brosnan, Geoffrey Rush, Jamie Lee Curtis
***

Evitate i sarti. Meglio andare nei grandi magazzini”. Questo è quello che avrebbe potuto dire il belloccio Pierce Brosnan, ma non statelo ad ascoltare. Le sue ragioni sono ben diverse dalle mie. Dal punto di vista prettamente cinematografico (e quale sennò?), “Il sarto di Panama” rappresenta un puro divertissement, sofisticato, intrigante e con la giusta dose d’ironia. E’ pur vero che la banalità è dietro l’angolo. Una volta usciti dalla sala, infatti, si rimane un po’ sconcertati e ci si domanda: “ma in fondo che cosa è successo?”. Tanto, tutto, niente.
Sceneggiato dallo stesso regista (“Un tranquillo week-end di paura”, “Excalibur”) e dall’autore dell’omonimo romanzo dal quale è tratto (John Le Carré), il film in quasi due ore ci porta alla scoperta di una Panama ben poco ospitale (è stato girato proprio lì con l’autorizzazione del Presidente della Repubblica, donna, grande fan di James-Brosnan-Bond) e dei personaggi poco raccomandabili che la frequentano: spie alla deriva disposte a tutto pur di trafugare del denaro, uomini apparentemente integerrimi con oscuri passati da celare. Panama vista come ultima spiaggia della coscienza malata di loschi figuri alla ricerca disperata di una redenzione che può passare solo attraverso il vile denaro o il più nobile amore. (Ma che mi sarò bevuto questa mattina per colazione?)

DA TENERE: Grandi interpreti. Su tutti Geoffrey Rush, ma anche Brosnan (che tratteggia una perfida e abile caricatura del personaggio che lo ha reso noto) e la Curtis mica scherzano. Quest’ultima, poi, invecchia con una naturalezza ben lontana dalle sue colleghe ignobilmente liftate: il viso si è fatto ancora più squadrato, ma le rotondità (lo dico per i soliti feticisti che ancora si ricordano il suo nudo in “Una poltrona per due”) resistono alla grande.
DA BUTTARE: Non mi viene in mente nulla…
NOTA DI MERITO: Finalmente un’ambientazione non poi così banale per un film “spionistico”.
NOTA DI DEMERITO: Non fosse stato per qualche critica letta sui giornali, non sarei andato a vederlo: dal trailer sembrava il solito saldo di fine stagione.

Ben, aspirante Supergiovane

Recensione n.2

Bugie su misura

Come gli equilibri internazionali sono estremamente precari, soprattutto quelli in cui c’è lo zampino dello zio Sam. Tanto che basta un bugiardo patologico, con la complicità di qualche uomo con pochi scrupoli, ad esempio un agente segreto britannico, a generare una crisi politica e militare. Forse proprio perché ripaga gli alti vertici del potere con la loro stessa moneta.

Il settantenne Boorman mantiene ancora le unghie affilate e adatta il romanzo di Le Carré con grinta, pur se qualche passaggio appare un po’ confuso, e con l’aiuto di un buon cast. Vincente la scelta non casuale di Brosnan: ironico e autoironico, in vacanza da James Bond si diverte a costruire il perfetto lato oscuro dell’agente segreto al servizio di Sua Maestà. Rush è eccezionale nei panni del folle sarto che si impelaga in un’avventura molto più grande di lui. Piacevole la presenza di Jamie Lee Curtis, anche qui come nel memorabile TRUE LIES, nei panni di una moglie che non sa delle attività collaterali del marito, in entrambi i film stranamente di nome Harry.
Due curiosità: la figlia di Pendel, il sarto di Panama, è interpretata da Lola Boorman, figlia del regista; Boorman aveva girato un altro finale in cui Pendel uccideva l’agente Harry, ma poi l’ha ritenuto esagerato e inefficace e ha pensato che il sarto assassino non avrebbe funzionato.

Paolo Dallimonti