Recensione n.1

In tempi sospetti in cui lo spettro reazionario si affaccia con prepotenza rischiando di cancellare diritti conquistati a fatica e dati ormai per acquisiti, il nuovo film di Mike Leigh diventa quanto mai attuale e ricorda come, neanche troppi anni fa, la condizione femminile fosse assurdamente difficile e priva di tutele. Con il suo talento per rendere cinematografiche le facce piu’ comuni, molto piu’ inclini alla verita’ della vita che allo star system, il regista inglese racconta la storia di una donna che vive una serena situazione famigliare, nonostante i problemi economici, ma che, oltre a fare le pulizie in signorili palazzi borghesi, aiuta giovani ragazze ad abortire. Dopo una prima parte brillante e acuta, capace, grazie
anche all’accurata scenografia, di far entrare lo spettatore negli angusti salotti di una famiglia della Londra del 1950, il film si concentra sulla scoperta dell’attivita’ illecita della protagonista e sulle conseguenze penali. L’iter diventa cosi’ classico e inevitabile: l’arrivo della polizia, la drammatica confessione, la prigione, il processo, la reazione di familiari e amici, alcuni solidali altri ostili. Pur senza dare giudizi il regista, anche sceneggiatore, forza il consenso del pubblico: Vera Drake e’ praticamente un angelo, sempre gentile e servizievole, ha un sorriso per tutti, pensa solo ad aiutare gli altri e non chiede nemmeno soldi in cambio. Cosi’ come appare molto cinematografico, ma troppo furbo per commuovere davvero, il contrasto tra la gioia della festa casalinga (con l’annuncio di un matrimonio e di una nuova nascita) e la disperazione conseguente all’arrivo della polizia. Sul tema dell’aborto si era gia’ espresso con piu’ rigore e problematicita’ Claude Chabrol, con il potente e shoccante “Un affare di donne”. Resta la superba prova di Imelda Staunton, giustamente premiata con la Coppa Volpi per la sua interpretazione, bravissima nel rendere le due facce della bonta’ e del dolore, (perche’ solo quelle ci vengono mostrate) di un personaggio che avrebbe richiesto piu’ sfaccettature per poter essere creduto fino in fondo. Eccessivo il Leone d’Oro attribuito dalla giuria al Festival di Venezia.

Luca Baroncini (da www.spietati.it)

Recensione n.2

Dramma inglese sul tema degli aborti praticati con spirito umanitario dalla “mammana” Vera Drake. Nessuna presa di posizione del regista, che vuole semplicemente indurre lo spettatore a riflettere su un caso umano. Toccante.
7
VC

Recensione n.3

Mantenere un segreto per quasi vent’anni, mentire alla persone che ti sono più vicine, a tuo marito, ai tuoi figli, nascondendo loro una parte della tua vita. Questo è esattamente quello che fa Vera Drake (Imelda Staunton) che, nella Londra popolare degli anni 50, in un clima che ancora risente fortemente degli echi della seconda guerra mondiale, tra una tazza di te’ e l’altra, aiuta le ragazze rimaste incinte ad abortire, mettendo così in atto una pratica illegale per quei tempi. Quello di Vera è il bellissimo personaggio di una donna che struttura la propria vita in funzione degli altri, sia che si tratti della madre malata, dei suoi figli, del marito o di un sempilce ragazzo solo che accoglie in casa sua; ogni sua azione sembra essere mossa dalla generosità e dalla bontà di cuore. Lo stesso, paradossalmente, vale per gli aborti perchè quello che fa non è interrompere gravidanze ma, come lei stessa dice, aiutare delle ragazze che si trovano in difficoltà, senza chiedere loro niente in cambio. La sua, infatti, non è una scelta dettata dall’avidità e dalla volontà di arricchimento, diversamente dall’amica che è poi colei che trova le ragazze e che fa di questa pratica una consistente fonte di guadagno, ma deriva dalla semplice comprensione di come una gravidanza in situazioni particolari, perchè frutto di una violenza o perchè si tratterebbe del settimo figlio quando se ne hanno gia sei che quasi non si riscono a sfamare, può sembrare un problema insormontabile e lei, Vera, che sa perfettemante cosa ciò vuol dire perchè ci è passata a sua volta, offre loro una soluzione.
Leigh realizza un film davvero bello, giustamente vincitore del leone d’oro alla 61esima mostra d’arte cinematografica di Venezia, e non si preoccupa di passare un giudizio morale su quanto viene compiuto da questa donna, sulla sua scelta consapevole di infrangere una legge; il regista ci mette semplicemente davanti ad una situazione lasciando a noi l’interpretazione, anche se alla fine risulta difficile riuscire ad assumere un punto di vista che non sia quello della stessa Vera ma non perchè si voglia giustificare il suo reato ma per il profondo grado di coinvolgimento che la storia è in grado di offrire. Il merito di questo è attribuibile, oltre che alla bravura di Leigh, sicuramente alla straordinaria interpretazione di Imelda Staunton, anch’essa premiata a Venezia coma miglior attrice con la coppa Volpi.
Un film da vedere che ha il merito di farci riflettere su un tema di sempre grande importanza come quallo dell’aborto e sul quale ciascuno può avere le proprie opinioni, più o meno legate alla sfera della morale e della religione, ma che è sicuramente un diritto che è stato duramente conquistato, nel quale molte donne come Vera hanno creduto e per il quale hanno pagato.
VOTO: 8

Silvia Benassi