Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Jasmila Žbanić
Fotografia: Christine A. Maier
Montaggio: Niki Mossbök
Scenografie: Lada Maglajlić & Amir Vuk
Costumi: Lejla Hodžić
Musiche: Brano Jakubović
Bosnia e Erzegovina/Austria/Germania/Croazia, 2009 – Drammatico – Durata: 100′
Cast: Zrinka Cvitešić, Leon Lučev, Ermin Bravo, Mirjana Karanović, Marija Köhn, Nina Violić, Sebastian Cavazza
Uscita: 27 gennaio 2012
Distribuzione: Fandango

Sale: 21

 Il musulmano ti dà una mano

Nella Bosnia ed Erzegovina dei giorni nostri, Luna (Zrinka Cvitešić) e Amar (Leon Lučev) sono una coppia di innamorati, musulmani non praticanti, soltanto educati secondo le tradizioni islamiche, che cercano di superare ogni giorno le difficoltà che il loro rapporto gli pone davanti, tra cui quella di avere un figlio che non riesce ad arrivare. Lei hostess, lui assistente di volo, Amar un giorno per il vizio di bere viene mandato via dal lavoro e costretto ad una terapia riabilitativa. Per un banale incidente rincontra l’amico ed ex commilitone Bahrija (Ermin Bravo), musulmano ortodosso, che gli propone un nuovo lavoro come insegnante di informatica. La vicinanza con la comunità wahhabita risveglierà in lui la pratica religiosa, cambiandolo come uomo. Presto Luna si ritroverà al fianco un’altra persona, con la quale dovrà decidere se stare ancora, finché un evento inatteso la costringerà ad una decisione…
L’autrice di Grbavica – Il segreto di Esma torna dopo tre anni (sei sui nostri schermi) con un secondo film, ancora una volta radicato nel contesto della ex-Yugoslavia post-bellica. Nei resti di un paese che si frammentò dopo una guerra, scatenata anche da motivi religiosi, i danni derivanti da quel conflitto e schegge impazzite da esso generate si riaffacciano nelle vite dei suoi abitanti: i due uomini, uniti allora dal servizio di leva, la fede in dio che vacillò in Luna proprio in concomitanza con la guerra, quando i genitori morirono tragicamente, ferita che viene riaperta proprio dal rivedere la casa della sua infanzia a Bjeljina.
Na putu, il titolo originale, vuol dire “essere in cammino verso una meta”, come i due protagonisti, che seguono un percorso prima come coppia poi più come individui, ma l’espressione si usa anche per le donne incinta, nel senso che il bambino sarebbe in viaggio verso la vita.
Molti perciò i temi in ballo: il conflitto bellico, i dissidi religiosi, l’esistenza di dio ed il suo culto, il contrasto tra tradizioni e modernità, la condizione delle donne (musulmane), la realizzazione dell’individuo, nel lavoro e nella famiglia, anche attraverso la religione, soprattutto dopo un periodo di sbandamento.
La regista, fin dalle prime immagini, in cui Luna, come farà più volte nel corso della storia, si riprende col proprio cellulare, mette l’accento anche sulle apparenze e su ciò che abbiamo realmente dentro, su come vogliamo sembrare – o siamo voluti sembrare – e chi in verità siamo.
Gli attori, bosniaci, croati, serbi e sloveni hanno dovuto imparare il bosniaco – peculiarità che s’è persa nel solito, piatto doppiaggio – regalando ottime interpretazioni – in particolare quelle dei due protagonisti – che, coadiuvate dalla regia attenta e sciolta della Žbanić, con utilizzo diffuso di steadycam ed il commento della potente musica di Brano Jakubović, offrono allo spettatore più smaliziato e curioso poco più di un’ora e mezza di acuta riflessione.
Raro perché… è un film sui dissidi religiosi di un altro paese con “fastidiosi” echi di guerra.

Voto: * * *½

Paolo Dallimonti