Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Paul Wright
Fotografia: Benjamin Kracun
Montaggio: Michael Aaglund
Scenografie: Simon Rogers
Musiche: Erik Enocksson
Suono: Joakim Sundström
G.B., 2013 – Drammatico – Durata: 93′
Cast: George Mackay, Kate Dickie, Nichola Burley, Michael Smiley
Uscita: 6 marzo 2014
Distribuzione: Nomad Film

Sale: 7

 Viaggio all’inferno della mente

Aaron (George MacKay), giovane disadattato in una sperduto villaggio della Scozia, è l’unico sopravvissuto ad un curioso incidente di pesca che ha portato via le vite di cinque uomini, tra i quali suo fratello più grande Michael. Tutti dubitano di lui, incolpandolo dell’accaduto, emarginandolo più di quanto non lo fosse prima. Tra dolore, follia e superstizione, Aaron arriva a rifiutare la morte del fratello, decidendo di uscire in mare per ritrovarlo, pronto a sfidare il mostro che lo avrebbe catturato…
Il debutto nel lungometraggio di Paul Wright mette in scena un’ossessione che ricorda quella di Take shelter di Jeff Nichols, al quale lo legano molte analogie, connotandola delle stesse tracce horrorifiche e dei medesimi elementi di dubbio che pervadono costantemente lo spettatore. Il pensiero va anche a film del passato con al centro menti disturbate, come ad esempio Images di Altman e Repulsion di Polanski. Non mancano neppure riferimenti fiabeschii a leggende popolari scozzesi ed alla favola di “Pinocchio” di Collodi, soprattutto per il mostro marino, che nel finale sbalordirà tutti.
La vicenda di Aaron – nome altamente simbolico, poiché allude al fratello di Mosé – procede in maniera quasi ipnotica, tra “vecchi” filmati dei ragazzi bambini e riprese “amatoriali” della tragica uscita in barca, in un complesso puzzle che fa di tutto per non farci capire fino in fondo se la sua follia sia solo la conseguenza o davvero la causa di tutto l’accaduto. E l’acqua, elemento da sempre vitale, si trasforma qui in sinistro viatico di morte.
L’ottimo protagonista George MacKay, già visto in Peter Pan (2003) di P. J. Hogan, Defiance – I giorni del coraggio (2008) di Edward Zwick e Ragazzi miei (2009) di Scott Hicks, ha il volto giusto del “bravo ragazzo ma non troppo” e sostiene quasi interamente sulle sue spalle il peso di un film impegnativo a più livelli. Plauso inoltre a Kate Dickie (Prometheus, Red road), nel ruolo della madre dei due ragazzi, secondo perno intorno a cui ruota l’intera storia.
Il superstite non è un’opera facile, ma neanche inaccessibile, che premierà chiunque voglia letteralmente imbarcarsi in un viaggio all’interno della mente umana, in mezzo alle cui infinite ed imprevedibili sfaccettature, come diceva Arthur Conan Doyle attraverso le parole di Sherlock Holmes, “una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità”. 

Voto: 7

Paolo Dallimonti

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