Scheda film
Regia: Giorgia Cecere
Sceneggiatura: Giorgia Cecere, Pierpaolo Pirone
Fotografia: Claudio Cofrancesco
Montaggio: Annalisa Forgione
Scenografia: Giorgio Barullo
Costumi: Daniela Ciancio, Cristina Da Rold
Musiche: Donatello Pisanello
Italia, 2015 – Drammatico – Durata: 100’
Cast: Isabella Ragonese, Alessio Boni, Paolo Sassanelli, Feysal Abbaoui, Piera Degli Esposti
Uscita: 27 agosto 2015
Distribuzione: Teodora Film
L’amore non basta
Come avremo modo di vedere, sono sufficienti le poche righe che vanno a comporre la sinossi che ne accompagna l’uscita nelle sale in sessanta copie a partire dal 27 agosto con Teodora Film, per intuire già da subito quale tipo di direzione ha scelto di prendere Giorgia Cecere per il suo ritorno dietro la macchina da presa a distanza di cinque anni da Il primo incarico. Con la sua opera seconda dal titolo In un posto bellissimo, la regista pugliese dipinge un altro ritratto da aggiungere alla sua personale galleria in rosa, che le consente di continuare a esplorare il cuore femminile e i suo innumerevoli volti. Per farlo mette su carta prima e in quadro dopo una pellicola che è il rovescio della medaglia di quella che l’ha preceduta, a cominciare dalla cambiamento geografico che sposta l’azione da un paesino sperduto del Sud Italia, nell’anno del Signore 1953, alla provincia astigiana dei giorni nostri.
Trait d’union, oltre che l’attrice chiamata a interpretare il ruolo della protagonista in entrambe le occasioni, ossia Isabella Ragonese, una storia che pone ancora una volta nel baricentro drammaturgico del suo plot una donna con al seguito tutto quel carico di emozioni e sentimenti che scaturiscono dalla vita di tutti i giorni. Si passa così dalla maestrina coraggiosa e fiduciosa che non si arrende mai a Lucia, fioraia semplice e sommessa, moglie dedita e madre amorevole tutta casa e lavoro che, all’improvviso, dopo la scoperta del tradimento del marito e l’incontro con un ragazzo straniero che vende oggetti per strada, inizia a cambiare e a piccoli passi rientra in contatto con se stessa, trovando infine la forza di dare una svolta definitiva alla sua vita da anni sopita. Il suo non trovare un posto nel mondo, il sentirsi sempre fuori luogo e inadeguata la rende caratterialmente agli antipodi della Nena de Il primo incarico. La Ragonese è brava a trasferire sullo schermo questa sostanziale differenza fra i due personaggi che la Cecere le ha affidato, non altrettanto brava a dare forza e sostanza a entrambi, con la Lucia di In un posto bellissimo che funziona solo a fasi alterne e della quale, a nostro avviso, non rispecchia la fisicità. Trattasi di un errore piuttosto evidente in fase di casting, che appare ancora più vistoso quando l’attrice sicula si trova a dividere la scena con Alessio Boni che, nel film, veste con sicurezza e convinzione il ruolo del marito Andrea. L’attore bergamasco è bravo a restituire le tante sfumature del personaggio che gli è stato affidato e che trasforma in materia viva e cangiante, al contrario della collega di turno che di quelle sfumature riesce a rendere solo una piccola parte. Sembrano, infatti, “corpi celesti estranei” appartenenti a galassie lontane anni luce che tendono a respingersi invece che ad attrarsi. Questo scollamento nel cast principale finisce con il rendere più interessanti alcune figure di contorno, in primis l’Angelo proprietario della scuola guida interpretato in maniera intensa e partecipe da Paolo Sassanelli.
Sotto il profilo drammaturgico, la Cecere dipinge un ritratto che non ha niente a che fare con il solito romanzo di formazione. Il cambiamento del personaggio c’è, ma solo con l’inatteso epilogo ne avremo la portata esatta. Il tutto passa attraverso un ritmo sempre più blando e un lento lavoro basato su un processo di costante sottrazione che toglie al racconto le cosiddette “scene madri”, per lasciare spazio a un mosaico di momenti che solo quando sarà completo apparirà finalmente chiaro nella sua interezza. La storia e il suo progredire vanno, quindi, ricercati scavando al di sotto della superficie come un fiume che fluisce nel sottosuolo. Non avremo di conseguenza gesti eclatanti alla Muccino maniera, ma un viaggio sempre più dentro nell’intimità di una donna e nel suo microcosmo affettivo. Ciò lo rende da una parte un’opera coraggiosa che sceglie di non seguire la corrente, dall’altra un’opera che a furia di svuotare perde attrito con lo spettatore, quasi respingendolo.
Voto: 5 e ½
Francesco Del Grosso