Scheda Film
Regia e Soggetto: Pete Docter e Ronnido Del Carmen
Sceneggiatura: Meg LeFauve, Josh Cooley e Pete Docter
Montaggio: Kevin Nolting
Musiche: Michael Giacchino
USa, 2015 – Animazione/Fantastico – Durata: 102′
Cast di voci: Amy Poehler (Masha Musy), Lewis Black (Paolo Marchese), Mindy Kaling (Veronica Puccio), Bill Hader, Phyllis Smith
Uscita: 16 settembre 2015
Distribuzione: Walt Disney Pictures
Ahi, si cresce!
Ricordate l’episodio “Cosa succede durante l’eiaculazione?” nel film di Woody Allen Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) in cui assistiamo ai retroscena di tutte le fasi di un orgasmo maschile controllate dal cervello sotto forma di un fantascientifico laboratorio tecnologico?
Prendete lo stesso centro di controllo, inseriteci i rappresentati di cinque emozioni fondamentali (gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto) ed estendete le sue funzioni al coordinamento di tutte le attività di una singola persona. Avrete così Inside out, l’ultimissimo film d’animazione della Disney/Pixar, un piccolo (?) concentrato di perfezione, divertimento e riflessione come non se ne vedevano dai tempi della tripletta Ratatouille, Wall-E e Up, insomma: un capolavoro.
Riley è una bambina felice e nella sua testolina, come – vedremo poi – in quella di qualsiasi altro essere vivente, le cinque emozioni fondamentali occupano il centro di comando. Riley è piccola, ha avuto fin qui una vita pressoché serena e la Gioia è l’emozione che ha predominato sempre su tutte le altre. All’età di undici anni, in conseguenza di cambi radicali – trasloco della famiglia e quindi nuova casa e nuova scuola – il centro di controllo è messo a dura prova e la Tristezza comincia a fare capolino sempre più spesso. In un litigio con la Gioia, le due vengono risucchiate e si perdono. Mentre la Rabbia, la Paura ed il Disgusto cercano di salvare la situazione come possono, Riley si fa sempre più depressa ed insofferente e tutte le certezze fin lì acquisite cominciano letteralmente a crollare. Mentre la sua felicità ha i giorni contati, Gioia e Tristezza dovranno mettercela tutta per ritornare in tempo. Ma scopriranno che la realtà è leggermente diversa e più complessa…
Se Sigmund Freud, Maria Montessori e Jean Piaget avessero avuto a disposizione questo film sarebbero stati immensamente felici e facilitati nei loro studi, anche se, paradossalmente, un film così è possibile oggi grazie solo ai loro preziosi sforzi: la psico-pedagogia infantile non è mai stata così divertente, fruibile e soprattutto chiara!
Non sarà difficile per lo spettatore più smaliziato e adulto comprendere l’origine e l’essenza di tutti i mali della povera Riley: sta semplicemente e naturalmente crescendo! Gioia e Tristezza comprenderanno così entrambe di essere due facce della stessa, necessaria medaglia e scopriranno come nei ricordi, anche in quelli “base”, dovranno per forza alternarsi e perfino convivere. Così come per riuscire a farlo dovranno sacrificare alcuni elementi dell’infanzia, quali l’amico immaginario Bing Bong. Perché crescere, si sa, è doloroso.
La semplificazione dell’esposizione non è mai eccessiva, ma solo didattica, anche se in alcuni punti un po’ troppo “disneyana”, con qualche pallina colorata di troppo, per quanto nell’economia della pellicola questo sia solo un piccolissimo peccato veniale che si perde tra le numerose qualità.
Il tema della crescita, affrontato ogni volta sotto un differente punto di vista, è sempre stato una costante delle opere disneyane, così come delle fiabe cui Walt ed i suoi successivi eredi si sono spesso ispirati.
Ogni singola storia animata recante il marchio del creatore di Topolino è sempre un racconto di trasformazione, di evoluzione, di cambiamento. Ma Inside out è probabilmente il film che meglio li ha espressi e narrati in quasi ottant’anni di onorata carriera, proprio perché, senza metafore, se non quelle delle cinque emozioni, mette in scena proprio di una crescita nuda e cruda.
Se in ciascuna vicenda Disney c’è sempre un eroe, una fanciulla o un cucciolo da salvare e quindi da far in qualche modo evolvere, qui no, almeno non in senso stretto: qui il pericolo, inevitabile, è la crescita stessa. In qualche modo la vecchia Riley è destinata a “morire” ed una nuova ne nascerà, dando il via ad una lunga serie di Riley più mature. Poiché nessuno può salvarla dalla vita.
Pete Docter (in co-regia con Ronaldo Del Carmen ed in co-sceneggiatura con Meg LeFauve e Josh Cooley) compongono un racconto praticamente perfetto, portando sullo schermo cinque personaggi ben congegnati e ad alto potenziale narrativo che innescheranno tutta una serie di gag e battute irresistibili, regalando perle indimenticabili quali i ricordi materni del pilota brasiliano o gli sfoghi di Rabbia.
Non perdete gli estremi del film: il dolcissimo cortometraggio cantato Lava prima dell’inizio ed i titoli di coda, che aprono alla possibilità di una serie TV, in cui assistiamo ad una lunga serie di imperdibili “centri di controllo” umani, ma non solo…
Voto: 9
Paolo Dallimonti