Scheda film
Regia: Riccardo Donna
Sceneggiatura: Monica Rametta
Fotografia: Alessio Torresi Gelsini
Montaggio: Alessio Doglione
Scenografie: Leonardo Conte, Alessandro Panconi
Costumi: Enrica Barbaro
Musiche: Mattia Donna & La femme piège
Suono: Giuseppe Angelelli
Cast: Serena Rossi, Lucia Mascino, Maurizio Lastrico, Dajana Roncione,
Nina Torresi, Daniele Mariani, Edoardo Pesce, Antonio Gerardi
Italia, 2018 – Biografico – Durata: 80′
Uscita: dal 14 al 16 gennaio 2019
Distribuzione: Nexo Digital

Libera di essere

Dare forma e sostanza audiovisiva ad una biografia, indipendentemente se destinata al piccolo o al grande schermo, è un’operazione piena di insidie e chi decide di confrontarsi con essa sceglie volutamente di camminare su un campo minato. I rischi che si prendono sono molteplici e di varia natura per via di una serie di varianti, ostacoli e problematiche che possono materializzarsi prima, durante e dopo il processo creativo. Il livello più o meno alto di difficoltà è legato principalmente al soggetto sul quale il progetto filmico è incentrato, ma anche al fatto che in ballo ci siano una vita e dei fatti realmente accaduti. In tal senso, più complessa e nota (in positivo o in negativo) è la figura in questione, maggiori saranno i pericoli e le responsabilità da affrontare. Per questo, la notizia di dedicare un film a Mia Martini è, per quanto ci riguarda, stata accolta con felicità mista ad altrettanta paura. Sensazioni, queste, provate in egual misura. Ma ora che il progetto, messo in cantiere nel 2015 e con una lunga gestazione alle spalle, è venuto al mondo, la felicità ha spazzato via qualsiasi dubbio, con la visione che ha confermato quanto importante e giusto sia stato realizzare un’opera che rendesse un tributo all’indimenticabile Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì.

Il risultato è Io sono Mia, progetto transmediale che dopo la tre giorni evento nelle sale nostrane con Nexo Digital sbarcherà nella prima serata di Rai Uno a poca distanza dalla chiusura del sipario della 69esima edizione Festival di Sanremo, vetrina canora che nella carriera e nella vita dell’artista calabrese ha ricoperto un ruolo importante. Non a caso la pellicola si apre proprio nei corridoi che portano al palco del teatro Ariston. Cronologicamente corre l’anno 1989, quando l’esile figura femminile della Martini percorre quei luoghi al rientro sulle scene dopo anni di abbandono con il brano “Almeno tu nell’Universo”. Si tratta dell’incipit della pellicola firmata da Riccardo Donna che porta sul grande schermo prima e su quello piccolo poi lo script Monica Rametta, uno script che percorre una strada ben precisa e comune a molte altre operazioni analoghe, ossia quella di rendere omaggio alla figura di turno tanto dal punto di vista umano che artistico. Binari paralleli, questi, che coesistono con grande equilibrio sulla timeline e che convergono in un plot che mira all’essenza prima che alla meticolosa ricostruzione dei fatti. Di meticolosa e curato semmai ci sono le ricostruzioni scenografiche, le atmosfere, i costumi e la confezione visiva nella sua interezza. Un lavoro che va sottolineato per la sua pregevolezza e che la fruizione cinematografica non aumenta ulteriormente di spessore, poiché la regia di Donna resta, per stile e approccio, dichiaratamente televisiva. Questo per dire che l’uscita nelle sale, così come era stato un anno fa per Fabrizio De André – Principe libero, rappresenta una possibilità in più di visibilità e non di arricchimento.

La linea narrativa e drammaturgica tracciata e sviluppata dalla Rametta si muove lungo un intreccio temporale che palleggia tra presente e passato, con flashback che si vanno a incastonare in una serrata intervista che Mimì rilascia a poche ore dalla sua esibizione ad una giornalista che in realtà a Sanremo vorrebbe incontrare Ray Charles e che considera Mia Martini solo un ripiego. Qui ripercorre la sua vita: gli inizi difficili da bohémienne; il rapporto complesso col padre che, pur amandola, la ostacola fino a farle male; una storia d’amore contrastata che la travolge segnando il suo destino sentimentale; il marchio infamante che le si attacca addosso come la peste condizionando la sua carriera con alti e bassi vertiginosi; il buio, fino alla nuova dimensione di vita più pacificata. Il tutto in un’architettura non originale che usa l’escamotage abusato dell’intervista giornalistica come linea guida, ma che a conti fatti risulta comunque funzionale al tipo di operazione.

Tra successi e drammi, premi e delusioni amorose, maldicenze e musica, Io sono Mia ha il merito di non cadere nelle sabbie mobili dell’agiografia, ma restituisce un ritratto sincero, veritiero, onesto e non edulcorato. Purtroppo le emozioni arrivano in maniera altalenante e a folate improvvise, con una discontinuità che si nota sulla lunga distanza. Un vero peccato perché quando queste si impossessano dello schermo, la pelle d’oca e i brividi pervadono lo spettatore come ad esempio nella scena dell’esibizione della Martini a Sanremo 1989. Tali emozioni e la riuscita dell’opera non può non prescindere da colei che è stata chiamata a interpretare Mia, ossia un’intensa Serena Rossi, affiancata da un folto cast dove spiccano tra i tanti Lucia Mascino, Maurizio Lastrico, Nina Torresi e Daniele Mariani. Da parte sua, l’attrice partenopea fa sua la Martini senza imitarla in quanto artista unica e dalla voce inimitabile. Lei ne restituisce le fragilità, il carattere complesso, il suo bisogno di amare ed essere amata, oltre al grandissimo talento. Quest’ultimo ampiamente condiviso con la Rossi, la cui straordinaria voce dal vivo va di pari passo con la pregevole interpretazione. Due componenti che rappresentano altrettanti valori aggiunti.

Voto: 6 e ½

Francesco Del Grosso