Scheda film
Regia: Daniele Luchetti
Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Giulia Calenda
Fotografia: Luca Bigazzi
Montaggio: Mirco Garrone, Francesco Garrone
Musica: Carlo Crivelli
Costumi: Maria Rita Barbera
Scenografia: Paola Comencini
Italia, 2018 – Drammatico – Durata: 97’
Cast: Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco, Jo Sung, Francesco Gheghi,
Carlo Bigini, Marcello Fonte, Paola Da Grava
Distribuzione: 01 Distribution
Uscita: 12 aprile 2018
Il meglio del peggio
Chi conosce e ha una certa familiarità con il cinema di Daniele Luchetti si sarà reso conto che nella sua filmografia convivono e si alternano due anime ben precise: da una parte quella dell’impegno civile e del realismo che lo ha portato a realizzare film come Il portaborse, I piccoli maestri, La nostra vita o Mio fratello è figlio unico, dall’altra quella più leggera della commedia old style dal retrogusto amaro con opere come Arriva la bufera, La scuola o Dillo con parole mie. Nella sua ultima fatica dietro la macchina da presa dal titolo Io sono Tempesta, nelle sale nostrane a partire dal 12 aprile con 01 Distribution, queste due anime sembrano in un modo o nell’altro confluire, anche se a conti fatti è la seconda a trovare più corrispondenze e terreno fertile dove affondare le proprie radici narrative e drammaturgiche.
Il regista capitolino, infatti, parte dalla cronaca dei nostri tempi più o meno recenti, andando a pescare qui e là riferimenti a figure note (da Berlusconi a Ricucci, passando per Briatore) e a situazioni che le hanno viste finire sulle prime pagine dei giornali, per poi distaccarsene e sposare una dimensione del racconto più votata all’irrealismo e all’opera buffa. In questo modo, il tutto, disegno dei personaggi compreso, viaggia sui binari di una commedia decisamente e volutamente classica nella forma e nel tono, che richiama alla mente il gusto inconfondibile – ma con le dedite distanze del caso – di quella anni Sessanta. Luchetti condisce il tutto con una dose corposa di cinismo e di humour nero, che serve a rispedire al mittente la morale a buon mercato, perché alla fine l’unica morale che si può rintracciare nella storia quanto nei personaggi che la animano è proprio l’assenza di una vera morale.
Con questi toni racconta le tragicomiche disavventure di Numa Tempesta, un finanziere che gestisce un fondo da un miliardo e mezzo di euro e abita da solo nel suo immenso hotel deserto, pieno di letti in cui lui non riesce a chiudere occhio. Tempesta ha soldi, carisma, fiuto per gli affari e pochi scrupoli. Un giorno la legge gli presenta il conto: a causa di una vecchia condanna per evasione fiscale dovrà scontare un anno di pena ai servizi sociali in un centro di accoglienza. E così il potente Numa dovrà mettersi a disposizione di chi non ha nulla, degli ultimi.
La storia narrata è quella del re caduto di turno (i titoli di testa accompagnati dalle note di “Ho visto un Re” di Jannacci, sono una chiara lettera d’intenti), con questo catapultato senza se e senza ma nella periferia romana, alle prese con un gruppo di disperati. I meriti sono di non avere spalancato mai al “cattivo” le porte alla redenzione, di avere lasciato alla porta il contesto borghese (da sempre zavorra del cinema nostrano), mettendo ricchi e poveri sullo stesso piano, senza che i primi potessero mai guardare i secondi dall’alto verso il basso. Insomma, i “cattivi” restano tali e non si sa quali siano i buoni della situazione, perché non c’è niente che il denaro non possa comprare.
La pellicola si lascia guardare e regala sorrisi, grazie soprattutto ai duetti tra Marco Giallini ed Elio Germano, ma dal punto di vista della scrittura appare discontinuo nella sua divisione in atti, con i primi due che funzionano e quello conclusivo che, al contrario, arranca in attesa di giungere al traguardo. Per fortuna si perde per strada il finale stucchevolmente riconciliatorio.
Voto: 6 e ½
Francesco Del Grosso