Da mercoledì 26 a domenica 30 marzo, alla Casa del Cinema di Roma, prende il via il 16° Irish Film Festa: il Festival italiano del cinema irlandese, cinque giornate di proiezioni con 21 film in anteprima italiana, 11 lungometraggi tra finzione e documentari (scelti tra le migliori proposte dei festival d’Irlanda), 13 cortometraggi in concorso selezionati tra oltre 200 candidati e più di 10 ospiti, attori e registi, dall’isola verde.

Tra gli ospiti Eva Birthistle, resa celebre da Un bacio appassionato di Ken Loach e tra le protagoniste della serie Bad Girls, esordisce alla regia con il premiato dramma Kathleen Is Here, con co-protagoniste le straordinarie Clare Dunne e Hazel Doupe, che sarà a sua volta presente a Roma.
Presente anche Pat Shortt, conosciuto in Italia per il ruolo in Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh: presenterà un cortometraggio di cui è regista e dialogherà col pubblico in occasione della proiezione del “Irish Classic” di questa edizione, di cui è protagonista, Garage di Lenny Abrahamson del 2007.

Proiezione speciale Vanya, film dello spettacolo Zio Vanya di Anton Cecov messo in scena nel West End con lo stratosferico attore irlandese Andrew Scott (foto in allegato) che recita tutti i ruoli.
In programma anche il documentario The Flats di Alessandra Celesia, che dal ’97 vive a Belfast: racconto intenso, umano e senza sconti dei traumi generali dal conflitto in Irlanda del Nord e della vita attuale degli abitanti dei quartieri popolari cattolici di Belfast. Miglior Documentario IFTA 2025, il più importante premio irlandese, è ora in corsa ai David di Donatello.

King Frankie (Dermot Malone). Il tassista Frankie Burke, alla morte del padre, deve fare i conti con un’altra vita passata, andata in frantumi circa dieci anni prima, i cui cocci sono ancora visibili e taglienti al giorno d’oggi… La bellissima interpretazione di Peter Coonan, nel ruolo del protagonista, si divide tra passato e presente, tra il Frankie smagliante e rampante di allora e quello più dolente e abbattuto di adesso. Lo aiutano la fotografia di Luke Jacobs, fredda nel presente e più calda nel passato, per poi riscaldarsi nuovamente nel finale rappacificatorio. La parabola di Frankie viene narrata tra continui flashback e flashforward, regalandoci ogni volta un indizio in più per ricostruire che cosa abbia portato alla situazione attuale. Una sorta di coming-of-age a più livelli, scritto e diretto in maniera magistralmente originale dal debuttante Dermot Malone. Perché si può essere sempre re, anche di un regno più piccolo o diverso. Doloroso. Lungometraggi di finzione. Voto: 8

Retirement plan (John Kelly). Annoiato dalla vita quotidiana, Ray (cui presta la voce Domnhall Gleeson) sogna le gioia che proverà quando sarà in pensione… Cortometraggio d’animazione ampiamente permeato d’ironia, ma con una ampia vena malinconica, sul tempo che passa e che (forse) verrà. Nostalgico. Cortometraggi d’animazione in concorso. Voto: 8

Vinny (Declan Boyle). In soli tre minuti oltre trent’anni di storia del vinile, attraverso le vicende del simpatico disco Vinny. Un piccolo film d’animazione che ripercorre la parabola del 33 giri, dal trono al dimenticatoio e poi di nuovo in auge grazie al culto del vintage (e all’effettiva rivalutazione del suo alto potenziale qualitativo). Irresistibile lo sfrigolio del disco negli ultimi secondi dopo i titoli di coda. Tutto gira (o scorre)! Cortometraggi d’animazione in concorso. Voto: 8

Cat & mouse (Michael David McKernan). Durante un tentativo di rapina ad una tavola calda, un ladro maldestro travestito da topo stringe un improbabile legame con l’insoddisfatta cameriera Cat… Co-interpretato dallo stesso attore del bellissimo King Frankie, sempre nel ruolo di un uomo male in arnese alla ricerca in qualche modo del suo riscatto, il divertente cortometraggio segue gli imperscrutabili cammini del fato, intrattenendoci per una decina di minuti. Beffardo. Cortometraggi di finzione in concorso. Voto: 7 e ½

Dead man’s money or The ballad of Henry, Henry and the widow Tweed (Paul Kennedy). Quando il giovane Henry (Ciarán McMenamin) inizia a temere di essere escluso dall’eredità del suo omonimo zio, l’anziano Henry (Pat Shortt), poiché ha iniziato a frequentare la ben tre volte vedova Maureen Tweed (Kathy Kiera Clarke), insieme alla moglie Pauline (Judith Roddy) e all’autista dal torbido passato Gerry (Gerard Jordan), architetta un piano per liberarsi dell’ultima arrivata. Pauline però presto inizia ad essere tormentata dai sensi di colpa, innescando così nel diabolico trio paura e sfiducia, fino ad una serie di eventi senza ritorno… L’attore Paul Kennedy firma il suo secondo lungometraggio da regista, realizzando un’opera dall’impianto smaccatamente teatrale, pronta a sfociare nell’horror, pur restando permeata da un sanguigno humour nero. La fotografia, dai toni freddi e scuri, di Conor Rotherham ci trascina in questa progressiva discesa agli inferi fino ad un finale a dir poco beffardo, rivelandoci ancora una volta la banalità del male. Sardonicamente divertente. Lungometraggi di finzione. Voto: 7 e ½

EarMark (Ste Murray). Mark è un sognatore ad occhi aperti che si porta dietro da sempre una parziale sordità. Con l’aggravarsi della sua condizione, per poter andare avanti dovrà “ascoltare” il proprio passato e affrontare il presente… Interessante cortometraggio su una disabilità, non del tutto accettata, affrontata con ironia e introspezione. Sensibile. Cortometraggi documentari in concorso. Voto: 7 e ½

Gael force (Tara Hegarty). Nel 1999, l’emittente nazionale irlandese RTÉ annunciò che i suoi meteorologi sarebbero stati sostituiti da presentatori giovani e attraenti, un po’ come è accaduto acnche da noi in Italia. Ma la popolazione irlandese non è come quella italiana ed ebbe qualcosa da ridire a riguardo… Piccolo film sul potere della gente, del popolo, sicuramente più autorevole in una piccola nazione come l’Irlanda, che riesce a ribaltare le decisioni insensate dei governanti non troppo (o forse davvero troppo) ispirati. Ribelle per una causa. Cortometraggi documentari in concorso. Voto: 7 e ½

Naked lights (Jada de Brì). Un misterioso uomo mascherato minaccia di dare fuoco a una stazione di servizio aperta 24 ore su 24. L’unico ostacolo è Emma, l’insoddisfatta addetta al turno di notte. Ma il destino e l’amore hanno mille intrecci… Divertente e letteralmente fulminante piccolo film sull’ambientalismo, l’amore e… un pizzico di follia. Imprevedibile e divertente. Ma attenti all’elettrostatica! Cortometraggi di finzione in concorso. Voto: 7 e ½

The memories of others (Pauline Vermare e Marc Lesser). Realizzato in collaborazione con il Photo Museum of Ireland di Dublino e l’Akihiko Okamura Archive di Tokyo, il breve documentario racconta lo straordinario lavoro del fotografo giapponese Akihiko Okamura in Irlanda durante i Troubles e l’impatto artistico ed emotivo della sua recente riscoperta. Attraverso le sue immagini, le sue parole e le testimonianze di chi lo ha conosciuto, compresa la figlia Kusa, che lo “ebbe” per soli nove anni, emerge la figura di uno “straniero”, naturalizzato irlandese, che seppe raccontare l’Irlanda meglio di chiunque altro. Resistente. Cortometraggi documentari in concorso. Voto: 7 e ½

Here (Mark Lynch). Per la prima volta da quando ha iniziato il college, Leon torna dalla famiglia per Natale. La casa, del tutto priva dell’allegria delle feste è diventata un vero e proprio santuario per la madre scomparsa. Leon dovrà affrontare il proprio dolore e decidere se restare o andarsene di nuovo… Cortometraggio su una difficile elaborazione del lutto, risolta inizialmente con una inefficace e contingente fuga, il piccolo film di Lynch riesce a ben esprimere la difficoltà di giovani adulti in momenti come quelli. Con una speranza. Catartico. Cortometraggi di finzione in concorso. Voto: 7 

Jasmine (Tom Caulfield). Quasi uno spot, per la sua breve durata, il brevissimo corto racconta con poche, veloci immagini di come i bambini debbano vivere i propri sogni, non gli incubi. Dalla Siria del 2011 un grido per la pace, nella speranza che venga ascoltato. Urgente. Cortometraggi d’animazione in concorso. Voto: 7 

Kathleen is here (Eva Birthistle). Kathleen (Hazel Doupe), è sempre stata in affido fin dall’età di quattro anni per una madre decisamente insufficiente. Al compimento della maggiore età e alla morte della madre, torna nella sua cittadina natale. Pur ottenendo un lavoro e conoscendo lì un’amica, Yvonne (Liadan Dunlea), dover vivere in una casa tutta vuota risveglia in lei i fantasmi del passato, quando si affezionava morbosamente alle famiglie affidatarie. La sua attenzione si concentra sulla bella e poco felice vicina Dee (Clare Dunne, vista in Small things like these) e sulla sua famiglia, cercando un rapporto esclusivo con la donna… Ben scritto e meglio ancora diretto, con delle protagoniste eccezionali, che riescono a trasmettere tutta la loro fragilità, il debutto dietro la macchina da presa dell’attrice Eva Birthistle, che sviluppa il suo precedente corto Kathleen was here, parte come una commedia giovanile, poi scivola nel dramma famigliare, fino a sfiorare il thriller, senza mai sposarlo completamente. Se la memoria va a tante pellicole simili (come ad esempio Inserzione pericolosa), Kathleen is here trova invece la sua propria, originale strada. E il finale, col primo piano della protagonista che guarda quasi, ma non direttamente, in camera, è un vero pugno nello stomaco. Desolato. Lungometraggi di finzione. Voto: 7

Lecanvey Lakers (Ben McDonald e Rob de Boer). Un compositore d’opera vive sulla costa occidentale rurale dell’Irlanda, dove gli inverni sono sempre rigidi e bui. Per combattere l’isolamento, ha messo insieme un gruppo di sportivi improvvisati, coinvolgendoli in partite di basket che diventano occasione di allegria nella vita di tutta la comunità locale. Curioso corto sulle relazioni tra esistenze umane e su come esse possano essere veicolate e aiutate dallo sport, anche e soprattutto in condizioni estreme. Cortometraggi documentari in concorso. Voto: 7

North circular (Luke McManus). Un documentario musicale che percorre la North Circular Road di Dublino, una strada che unisce alcuni dei luoghi più amati e malfamati del Paese. Toccando molti temi della storia della città e dell’isola, dal colonialismo alla salute mentale, fino alla lotta per l’emancipazione femminile, affronta allo stesso tempo questioni di stringente attualità, con l’accompagnamento dalle performance musicali degli artisti del posto. Un film, in un sontuoso biancoenero, permeato di poesia, grazie anche alla musica che lo pervade e alle facce dei bambini e degli abitanti del posto. Un’opera delicata e toccante. Lungometraggi documentari. Voto: 7

One by one, the lights go out (Kathy Raftery). Quando il padre della regista, 87enne, lascia la fattoria di famiglia e la terra che ha curato per decenni, il film si fa testimone della silenziosa fine di un’epoca. Con la voce narrante dello scrittore irlandese Michael Harding, ispirato a un suo articolo uscito anni fa sull’Irish Times. Un piccolo film a quadri fissi, un’elegia serena, ma con echi dolenti, un omaggio dovuto. Bucolico. Cortometraggi documentari in concorso. Voto: 7

Ag lorg hy-brasil/In search of Hy-Brasil (Martin Danneels). Mitica, antica isola al largo della costa del Connemara, Hy-Brasil ha ispirato l’allestimento del padiglione irlandese alla Biennale di Architettura di Venezia 2023… Nativo del Belgio, ma irlandese d’adozione, il regista racconta la storia di questo particolare mucchio di terra disperso in mare e di come si sia relazionato col mondo. Attraverso panorami mozzafiato, mai da cartolina, e generose riprese aeree, Danneels fa di tutto per catturare l’attenzione del pubblico, pur non riescendoci sempre. Isolato. Lungometraggi documentari. Voto: 6 e ½

Dal nostro inviato Paolo Dallimonti.