Scheda tecnica
Regia: Simone Scafidi, Carlo A. Sigon
Sceneggiatura: Simone Scafidi, Carlo A. Sigon, Rudi Ghedini
Fotografia: Ivan Marasco, Patrizio Saccò, Sebastian Sarraute
Montaggio: Fabio Capalbo, Michela Menichelli
Italia 2014 – Documentario – Durata: 75′
Cast: Javier Zanetti, José Mourinho, Lionel Messi, Roberto Baggio, Fiorello, Paula Zanetti,
Michele Serra, Beppe Severgnini, Gad Lerner, Massimo Moratti, Esteban Cambiasso,
Ivan Ramiro Cordoba, Sebastian Rambert, Sandro Mazzola, Giuseppe Bergomi
Uscita: solo 27 Febbraio 2015
Distribuzione: Nexo Digital
4ever
Ci sono sportivi, calciatori come nel caso di Javier Zanetti, il cui valore professionale e umano può e deve essere riconosciuto anche da coloro che non sostengono la causa interista. Come lui pochi altri e si contano davvero sulle dita delle mani (rimanendo sulle due sponde dei navigli Baresi, Facchetti e Mazzola). Il perché risiede nelle indubbie qualità morali e comportamentali espresse fuori e dentro il rettangolo di gioco nell’arco di una straordinaria carriera, anche ora che questa prosegue a livello dirigenziale dietro una scrivania di un ufficio, nelle vesti di Vice Presidente proprio della compagine milanese, passata recentemente dalla fortunata gestione morattiana a quella altalenante indonesiana. Serietà, correttezza, educazione, rispetto ed eleganza lo hanno e lo continuano a contraddistinguere in un mondo, quello del pallone, che ha perso definitivamente la bussola e con essa la retta via. Qualità, queste, in grado di convincere chiunque ad andare oltre i colori e la fede nei confronti della casacca per la quale si è deciso di tifare. Sta in questa stima che si è conquistato, riconosciuta indipendentemente dalla maglia d’appartenenza, il lascia passare che lo ha portato nei cuori di tutti.
Ed è proprio al calciatore sudamericano, storico capitano e bandiera della squadra nerazzurra e della nazionale argentina, che la coppia di registi formata da Carlo A. Sigon e Simone Scafidi ha deciso di rendere il giusto omaggio con un documentario dal titolo Javier Zanetti: Capitano da Buenos Aires, distribuito in diretta via satellite in contemporanea nelle sale italiane nella sola serata (ore 20:30) del 27 febbraio 2015, nell’ambito dell’evento cinematografico voluto dall’Inter e Nexo Digital dal titolo “Zanetti Story”.
La vera sfida, al di là del risultato ottenuto dal film, era quella di portare sul grande schermo una storia come quella di Zanetti, che nell’accezione positiva del termine la si può definire “normale”. Molto più facile paradossalmente sarebbe stato concentrarsi su una figura più complessa e travagliata, tutta genio, sregolatezza ed eccessi, caratterizzata da un destino tragico frutto di una parabola esistenziale. Il merito del documentario sta, quindi, nell’aver reso comunque interessante e avvincente una storia che anche se bella e portatrice di sani valori (ben vengano altre così, specialmente in questo periodo), non presenta particolari appigli drammaturgici. Quella che i due registi si sono trovati a raccontare, infatti, è una storia eccezionale, epica ed emozionante, che parla di un uomo che non ha mai dimenticato le proprie origini e la condizione economica di povertà dalla quale proveniva, approdato nel Vecchio Continente in cerca di quella fortuna che con fatica e costanza ha inseguito, trovato e saputo mantenere intatta, messa in discussione da cocenti sconfitte, amare delusioni e dolorose cadute, dalle quali è riuscito a risollevarsi raggiungendo grandi traguardi. Tali traguardi trovano le corrispondenze nei numeri da record che gli hanno permesso di diventare il calciatore straniero con più presenze nella serie A italiana (618) e quello con più presenze nella storia dell’Inter (858), ma anche quello che in maglia nerazzurra ha giocato più partite consecutivamente (137) e disputato più partite in Champions (82). Senza dimenticare le 145 apparizioni in nazionale, che lo rendono il calciatore argentino con più presenze in assoluto. Il risultato è un curriculum di tutto rispetto, impreziosito da un palmares di altrettanto prestigio: 5 scudetti, quattro Coppe Italia, 4 Supercoppe, 1 Coppa Uefa, 1 Champions League e 1 Coppa del Mondo per club Fifa.
Insomma, il tradizionale DNA drammaturgico di un biopic a sfondo sportivo, classico nella confezione, apprezzabile soprattutto per la capacità di intrattenere il pubblico di turno con un ritmo costante che non presenta alcun cedimento strutturale, merito di un montaggio che sa come e quando spingere sull’acceleratore. Largo spazio alle testimonianze raccolte tra ex compagni di squadra, allenatori, giornalisti, amici, familiari e personaggi del mondo dello spettacolo, che vanno a comporre il tessuto narrativo del racconto corale, dal quale Sigon e Scafidi decidono di sottrarre il diretto interessato. Ne viene fuori un diario polifonico, ma non in prima persona. Scelta, questa, inizialmente incomprensibile vista la possibilità di avere a disposizione lo stesso Zanetti, ma chiara quando ci si rende conto che è assolutamente motivata e in linea con il carattere di un leader silenzioso, di poche parole e molti fatti. Da qui, la decisione di non intervistare il protagonista, restituito sullo schermo solo dalle immagini di repertorio (queste purtroppo di una qualità non sempre all’altezza), ma di affidare ad altri il racconto della sua vita attraverso un fiume di parole, ricordi e aneddoti, che ci riporta dai primi calci al pallone in quel di Buenos Aires ai trionfi interisti culminati con lo storico triplete. Completa il tutto una ricca compilation di highlights, composta dagli immancabili contributi audiovisivi e fotografici, che fa da contrappunto e accompagnamento alla progressione in capitoli.
Celebrativo quanto basta, pericolosamente sempre a limite del ritratto elegiaco senza per fortuna diventarlo, Javier Zanetti: Capitano da Buenos Aires farà sicuramente la felicità dei tifosi interisti (e la gioia dei veri appassionati di calcio) che, attraverso la carriera del loro indimenticabile capitano, potranno rivivere i momenti belli e brutti della storia nerazzurra degli ultimi vent’anni. Due storie, quelle di Zanetti e della compagine della quale è diventato un simbolo, che nell’architettura del film si intrecciano e sovrappongono, tenute insieme da una terza linea narrativa che scorre parallelamente, rappresentata dal racconto epico del calciatore portata avanti dallo scrittore argentino Albino Guaron. Ma non è tutto oro ciò che luccica, infatti, un limite il documentario lo presenta, ossia quello di perdere di tanto in tanto il fuoco, spostando l’attenzione dal protagonista alle vicende societarie della squadra milanese. Al quale si aggiunge la scelta di ricorrere a uno stucchevole e fastidioso over sound al posto dei sottotitoli quando il racconto passa attraverso lo scrittore Guaron. Peccati di gola che depotenzializzano l’opera, per fortuna senza pregiudicarne la completa riuscita.
Voto: 6 e ½