Scheda film
Regia: Rupert Goold
Soggetto: Peter Quilter, basato sulla sua commedia “Endo of the rainbow”
Sceneggiatura: Tom Edge
Fotografia: Ole Bratt Birkeland
Montaggio: Melanie Oliver
Scenografie: Kave Quinn
Costumi: Jany Temime
Musiche: Gabriel Yared
G.B., 2019 – Drammatico – Durata: 118′
Cast: Renée Zellweger, Finn Wittrock, Rufus Sewell, Michael Gambon, Jessie Buckley, Bella Ramsey, Richard Cordery
Uscita: 30 gennaio 2020
Distribuzione: Notorious Pictures
Beyond the rainbow
Da qualche parte, al di là dell’arcobaleno di colori, il cuore spezzato di una stella. Da qualche parte al di là dei colori tutto il nero incandescente di una stella che esplode. Ma non è sola in quell’universo distaccato, meschino e arrivista. Ha l’amore dei suoi fans, che l’abbraccia mentre frammenti di luce si disperdono, sulle note di una voce straordinaria, devastata, così umana da essere troppo bella.
Gli ultimi mesi di sporadico splendore di una diva dalla leggenda controversa, adorata da milioni di persone e triturata dai meccanismi delle major cinematografiche, da famiglie avide e dalla volubilità spicciola quanto sgradevole del pubblico. Presentato in Italia in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2019, Judy di Rupert Goold, a 50 anni dalla precoce morte di Judy Garland e ad 80 anni dall’uscita de Il Mago di Oz è un folgorante tributo ad un talento insuperabile, alla bambina prodigio, alla fidanzata d’America che dall’età di 13 anni divenne pedina delle più grandi divoratrici industrie dello spettacolo, per ritrovarsi sulla soglia dei 50 anni sola, indebitata e malata, ma ancora Judy.
Dramma e musical ligio con nitore doloroso alla figura di Judy, letteralmente incarnata da un altro talento assorbito dalle major, la Renée Zellweger più travolgente, accartocciata ma potente di sempre, il film di Rupert Goold sembra annullare le pretese autoriali e il proprio narcisismo votandosi al suo personaggio, celebrandolo dietro una macchina da presa che diventa palco, faro e rifugio della dolce e pazza Judy, seguendo mimeticamente gli ultimi giorni della performer, attrice, cantante e ballerina. Con una tessitura perfetta di brevi flash back nel mondo di zucchero filato e di vessazioni fisiche e molestie psicologiche in cui Judy cresce senza poter fare una vita sana come i suoi coetanei, oggetto del despota Loius B. Mayer, allevata nella fame da chi era affamato della sua bellezza e capacità di fare palate di denaro. Drogata di farmaci di ogni genere e vissuta nella dipendenza sin dalla prima adolescenza, Judy cresce sregolata, incostante, fragile, insonne, “inaffidabile”, fallendo matrimoni e rischiando di bruciare la sua carriera, attorniata solo da parassiti.
Mentre la sua unica ultima battaglia è quella per tenere al suo fianco i suoi due figli minori, Judy si stringe in una sofferenza sempre più inascoltata, di cui i gesti la postura le ossa e le pieghe della pelle della Zellweger sono intrise ad ogni inquadratura, dai pianti nei bagni al dietro le quinte dei concerti accettati contro voglia nel 1969 poco prima di morire, alla Talk Of Town di Londra, che le evitano la bancarotta e la riportano lassù vicino il suo arcobaleno, nell’affetto del suo strabiliato pubblico londinese. Qui personaggi veri e fictionali, dall’assistente rigida e materna all’ultimo marito toy boy spregiudicato, fino alla coppia gay che, nascosta nel pubblico, la sorregge intonando con lei le ultime strofe, sono lo zoo umano verissimo e minimale in cui Judy spende le ultime, brillanti, affaticate energie.
Un’opera piena e insieme lineare, sobria e tragica che si innesta sotto ogni ruga di una protagonista totalmente in parte, anima di uno dei migliori biopic del nuovo secolo.
Voto: 9
Sarah Panatta