Scheda film
Regia: Martin Scortese
Soggetto: basato sul romanzo do David Grann
Sceneggiatura: Eric Roth e Martin Scorsese
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Thelma Schoonmaker
Scenografie: Jack Fisk
Costumi: Jacqueline West
Musiche: Robbie Robertson
USA, 2023 – Deammatico – Durata: 206′
Cast: Leonardo Di Caprio, Robert De Niro, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Tantoo Cardinal, John Lithgow, Brendan Frasse
Uscita in sala: 19 ottobre 2023
Distribuzione: 01 Distribution
Adattato dall’omonimo libro del 2017 scritto dal giornalista americano David Grann, il film ci riporta ai primi anni ’20, quando grandi giacimenti petroliferi vengono scoperti sotto la terra dell’Oklahoma che gli indigeni americani Osage chiamano casa, che li fa arricchire molto rapidamente.
I due più importanti collaboratori di Scorsese, Robert De Niro e Leonardo DiCaprio, sono finalmente uniti in uno dei suoi film, raggiungendo livelli di potere mai visti.
Tuttavia, la vera rivelazione qui è Lily Gladstone nei panni di Mollie, ricca donna della tribù Osage.
Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) torna a casa dalla guerra e va a lavorare come autista per il suo ricco zio, William “King” Hale (Robert De Niro). Ernest dà un passaggio a Mollie, da cui è immediatamente attratto. I due finiscono per sposarsi per – inizialmente – amore; ma in Oklahoma si sa già che alcuni bianchi senza scrupoli avevano iniziato a escogitare modi per ottenere i soldi degli Osage, compreso sposarsi con le famiglie indigene.
Mentre nei 206 minuti del film si consuma il massacro e genocidio degli Osage per mano “misteriosa”, Mollie vede la sua famiglia e la sua cultura morire lentamente davanti a lei.
Gladstone si esibisce in una performance straordinaria che inizia come dolce e fortemente sicura di sé, un’aura che però scivola via molto presto quando possiamo vedere come viene gradualmente prosciugata dal suo corpo e dai suoi occhi.
Mentre continuano le morti violente, seguite da altre morti per coprire quelle precedenti, Mollie, resa debole non solo dai traumi che subisce durante tutta la durata del film, ma anche dal diabete (sarà davvero il diabete?), si reca a Washington per portare la questione al presidente.
Il film magistrale di Scorsese è un’epopea americana fatalistica di avidità e violenza, staccandosi quindi dall’ultima uscita, The Irishman, che aveva uno stato d’animo più riflessivo.
I suoi due attori preferiti, De Niro e DiCaprio, tirano fuori il meglio (o il peggio?) l’uno dell’altro tuffandosi in personaggi non proprio carini. Scorsese attraversa la trama complessa come un proiettile, in modo così preciso e intelligente che le tre ore e mezza di durata non sembrano mai imbottite o troppo gonfiate.
Killers of the Flower Moon tratta, come già detto, di una serie di omicidi avvenuti in Oklahoma negli anni ’20 le cui vittime facevano tutte parte di (o erano collegate a) una comunità nativa ricca di petrolio, la cui ricchezza era posta dal governo degli Stati Uniti sotto “guardiani” bianchi, motivo per cui gli omicidi non venivano mai indagati; gli uomini bianchi dell’epoca, infatti, non consideravano l’uccisione di un nativo americano un omicidio, ma piuttosto una crudeltà verso gli animali: “Hai più possibilità di condannare un uomo per aver preso a calci un cane, piuttosto che per aver ucciso un indiano”.
Scorsese e Roth descrivono i dettagli delle tattiche – potremmo dire – “neocolonizzatrici” praticamente fin dall’inizio del film, facendo sembrare la cospirazione dei bianchi sorprendentemente aperta, portando il pubblico a chiedersi come potesse non essere ovvio per i nativi quello che stava realmente accadendo.
Killers of the Flower Moon è un giallo raccontato dal punto di vista degli assassini con un quasi nauseante impatto emotivo conferito dalla sfrontatezza con cui i cospiratori cercano di eliminare un popolo – unicamente per guadagno finanziario – che ritengono inferiore a loro grazie al potere e all’influenza politica che hanno dalla loro parte.
Tutti loro si considerano bravi uomini che credono di essere nelle grazie di Dio; che forse, dopotutto, è l’unica cosa che li fa sentire in pace dopo aver commesso cose talmente orrende. Questi uomini non erano veri e propri geni, tanto meno lo era il loro piano; erano solo persone che beneficiavano degli occhi ciechi rivolti alla sofferenza degli indigeni, gli Altri.
È straziante per tutta la sua durata, lunga ma mai lenta, in cui Scorsese ci racconta una storia, non la sua, ma lo fa come se fosse una confessione, condividendo un rimorso che troppi pochi americani sembrano ammettere.
Voto: 9
Giulia Stirpe