Prima di andare a vedere il film ho dato un’occhiatina alle recensioni americane, tutte perlopiù scoraggianti: prima il San Francisco Examiner, che l’ha definito una vera spazzatura, uno dei peggiori film dell’anno, fatto con materiale che, per più della metà, avrebbe trovato una più adeguata destinazione nel cestino del pattume, anziché nelle sale cinematografiche. Poi le critiche moderatamente benevole dell’USA Today e del Chicago
Sun-times, scritte con toni paternalistici del tipo: ” senza sostanza, storia confusa e a tratti illogica, ma può andar bene a chi vuole divertirsi per un’oretta e mezza senza pretendere troppo “; infine il San Francisco Chronicle, con la sua rece entusiastica, ma purtroppo scritta da Bob Graham, uno che per me capisce di cinema quanto io di fisica. Alla fine sono andato a vederlo convinto di passare un’ora e mezza come ne ho passate tante recentemente, a vedere film che più si avvicinavano alla fine più facevano crescere in me il disagio e la noia. Invece mi sono divertito, molto.
Il film ha una storia semplice ma è realizzata bene perché gli attori sono tutti bravissimi: Jet Li sprigiona un forte magnetismo. Karyo e Fonda sono ottimi supporter. Tutto il tono del film è a metà tra il patetico e l’ironico, in un equilibrio delicato che solo un ottimo sceneggiatore poteva concretizzare (c’è la mano di Luc Besson). Parigi è una bellissima ambientazione per film di spionaggio e arti marziali, come ci hanno mostrato già tanti autori, v. Frankenheimer, Polansky, Van Damme, ecc. e funziona sempre.
Anche i dialoghi sono belli, a parte qualche banalità. Ma in fondo è un thriller d’azione, realizzato, probabilmente, con pochi soldi. Deve divertire e lo fa con gusto, e poi mi ha regalato qualcosa di raro: una sensazione di piacere crescente durante la visione: il primo tempo è divertente e il secondo lo è ancora di più. Cosa davvero insolita, perché la maggior parte dei film che vedo sembra realizzata da un personale che dà il meglio di sé nelle prime battute per poi perdersi di entusiasmo lungo la lavorazione.
Un ottimo film di arti marziali quindi. Basta confrontarlo col Patto dei Lupi per accorgersi di tutto quello che manca a quest’ultimo. Due cose sopra le altre: una storia e degli attori.
E’ memorabile la sequenza della palestra di polizia, nel finale, e anche lo scontro con i due fratelli cattivi ( identici ma uno in formato A3 e l’altro A4). Bruce Lee non avrebbe fatto di meglio.
Angelo (da IAC)