Scheda film
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Guido Lombardi
Fotografia: Francesca Amitrano
Montaggio: Annalisa Forgione, Beppe Leonetti
Scenografie: Maica Rotondo
Costumi: Francesca Balzano
Musiche: Giordano Corapi
Italia, 2011 – Drammatico – Durata: 100′
Cast: Kader Alassane, Moussa Mone, Esther Elisha, Billi Serigne Faye, Alessane Doulougou, Fatima Traore, Salvatore Ruocco
Uscita: 9 marzo 2012
Distribuzione: Cinecittà Luce
Sale: 12
Castelvolturno, Africa
Castelvolturno, trenta chilometri da Napoli, un pezzetto d’Europa che, vista dal’Africa, è “lá-bas”, laggiù, un luogo dove andare in cerca di fortuna e riscatto. La sera del 18 settembre 2008 un commando di camorristi, spacciandosi per poliziotti, entra in una sartoria gestita da immigrati africani e compie una strage, l’ennesima nel territorio: crivellati da centinaia di pallottole restano a terra sei immigrati africani, mentre uno, ferito gravemente ma fintosi morto, si salva.
Il film di Guido Lombardi, collaboratore di Sorrentino e Ferrara ed esordiente nel lungometraggio, va oltre la docu-fiction, scansandola e creando un vero e proprio film di genere poliziesco/thriller che romanza gli eventi accaduti in quella che le parole di Roberto Saviano hanno definito “la più africana tra le città europee”. È un’opera piena di stranieri, poiché locali ed immigrati sono tutti indistintamente sottotitolati, in un meltin’ pot di linguaggi destinati a non comunicare tra di loro e non comprendersi, sfociando non a caso in una strage apparentemente gratuita. Ma, soprattutto, la pellicola è una delle poche, pur girata da un italiano, ad assumere il punto di vista degli immigrati.
La storia di Yussouf (Kader Alassane), giovane scultore nero che giunge in provincia di Napoli per raggranellare soldi al fine di acquistare un macchinario che gli consenta di realizzare più facilmente statue, ma che viene inviato allo spaccio di droga dallo zio Moses (Moussa Mone), che quasi lo schiavizza – la “educazione criminale” del sottotitolo – è quella di un’illusione spezzata e quindi di un disagio, che moltissimi immigrati vivono ogni giorno; lo stesso attore protagonista, Alassane, inseguendo il sogno, poi per fortuna realizzato, di diventare cantante, ha raccolto patate e pomodori nei campi e lavorato presso un autolavaggio, come tanti dei suo simili mostrati nel film.
Lombardi sceglie il cinema di genere, donandogli così nuova vita, per realizzare un film teso, nelle scene, nei dialoghi e nella cura dei dettagli, capace di intrattenere e di far riflettere il pubblico, coinvolgendolo attraverso la scrittura di personaggi ben calati nel loro contesto e perciò credibili, come la prostituta Suad o gli stessi Moses e Yussouf. E per i loro volti e corpi ha trovato i giusti interpreti in immigrati che ce l’hanno fatta o ce la stanno facendo, gente arrivata da noi in cerca di un futuro che il destino è riuscito a consegnare loro e che ha conosciuto nel suo lungo lavoro nel mondo dello spettacolo. E se incappa in qualche ingenuità, come ad esempio il vestito bianco del protagonista al momento del massacro, simbolo di purezza, ma anche mezzo per essere facilmente intercettato dai suoi inseguitori, non gli si può che perdonare.
Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams del Ghana, El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo, Jeemes Alex della Liberia sono le sei vittime innocenti dell’eccidio di quell’ormai lontano settembre e noto come “la strage di San Gennaro”, vittime che le indagini successive hanno escluso da qualsiasi attività criminosa. Joseph Ayimbora, l’unico sopravvissuto, che con la sua testimonianza è riuscito ad inchiodare i responsabili del massacro, è morto improvvisamente poco prima di una settimana dall’uscita del film in sala.
Raro perché… a chi importa degli immigrati africani, protagonisti di un avvincente thriller?
Voto: * * *½
Paolo Dallimonti