Scheda film
Regia: Sergio Castellitto
Soggetto: Margaret Mazzantini
Sceneggiatura: Margaret Mazzantini, Sergio Castellitto
Fotografia: Gianfilippo Corticelli
Montaggio: Francesca Calvelli
Scenografie: Francesco Frigeri
Costumi: Chiara Ferrantini
Musiche: Arturo Annecchino
Italia, 2010 – Commedia – Durata: 107′
Cast: Sergio Castellitto, Laura Morante, Enzo Jannacci, Marco Giallini, Barbora Bobulova, Gianfelice Imparato, Nina Torresi
Uscita: 17 Dicembre 2010
Distribuzione: Warner Bros
Mi ha rovinato il ’68
Marcello (Sergio Castellitto) e Marina (Laura Morante), sono una coppia all’apparenza molto affiatata, moderna e benestante, lui architetto e lei psicologa. Hanno una figlia adolescente, Rosa (Nina Torresi) che dà loro del filo da torcere.
Durante uno spensierato weekend con gli amici nella casa di campagna in Toscana, i coniugi, sollevati dal fatto che la storia di Rosa, con un suo scapestrato coetaneo, sia finita, si preparano a conoscere il nuovo fidanzato della ragazza, non sapendo ancora cosa (e chi) realmente li aspetta…
La bellezza del somaro è una commedia corale il cui tema è il contrasto generazionale fra dei genitori, ex sessantottini, e i figli, prodotto di una società poco propensa a comprenderli. Sin dalle prime scene si capisce di quanto si tratti di un’opera pretenziosa, volendo a tutti i costi disseminare cultura qui e là, cercando di essere netta antagonista dell’umorismo da cinepanettone. Ciò che stona è la rappresentazione, operata in maniera pedissequa, di una fascia adulta radical chic, di borghesi modaioli che parlano costantemente di rivoluzione, la rivoluzione degli ex figli di papà. Purtroppo tutto questo non è per niente voluto, ma a detta di Castellitto, si dovrebbe trattare di un film “gagliardo” e brillante, una commedia di rottura, ma che tristemente risulta essere solo una rottura!
Gli adulti ribattono costantemente sull’aver fatto la “rivoluzione”, le grandi lotte di impegno civile, le contestazioni studentesche, sulle quali il valore dell’opera sembra sputarci un po’ sù (ci domandiamo infatti che tipo di rivoluzione possano mai aver fatto dei personaggi che risultano così inetti nel ruolo genitoriale quanto nella vita). Mal si ritrovano all’interno di uno stridente rapporto familiare, tanto presi a sviscerare le loro nevrosi, quanto incapaci di relazionarsi a dei “pargoli” che hanno allevato come viziati eccentrici, con ben pochi valori solidi. Proprio per questo tutto risulta forzatamente comico, creando l’effetto contrario di noia e, semmai, facendo riflettere sulle aberrazioni della società. Dialoghi inverosimili che vogliono ingozzarci con la battuta intellettuale ad ogni costo, proponendo situazioni che devono essere esilaranti ma che lasciano il tempo che trovano: si respira un asfissiante finzione e lo humor ne fa le spese. Niente risulta genuino, tutto è troppo caricato e banalizzato, arricchito con citazioni ridondanti di una cultura cinematografica, artistica, letteraria in eccesso, innaturale e poco spontanea. I personaggi, che volutamente rasentano la psicosi e, involontariamente, l’inverosimiglianza, sono scontati fatta eccezione di Marco Giallini e Gianfelice Imparato che ci regalano momenti di fresca ironia. Castellitto, eccede troppo nell’essere mattatore, finendo con lo strafare e dimostrandosi sopra le righe, alle prese con un personaggio poco simpatico. Anche la Morante non fa altro che rifare il solito ruolo che da anni recita, tanto in voga nella caratterizzazione femminile dell’ultimo decennio. Jannacci, presentato come nodo cruciale di tutto il lavoro, nel tentativo di incarnare un guru zen che tutto ha capito della vita, mette tristezza. Nonostante le numerose impasse, è deludente accorgersi che questi protagonisti non siano poi così distanti dal vero, bensì molto rappresentativi di una fascia che un tempo si è nutrita di forti slogan solo a parole. Trova qui la sua espressione quella “borghesia” tanto contestata in passato, ora evolutasi a mera ideologia, che poco tiene conto dei reali problemi sociali, sicuramente deprecabile allo stesso modo di chi “quei fatti”, per motivi anagrafici, nemmeno li ha potuti vivere, ma che di frasi fatte ne fa il proprio inconsistente modus vivendi.
Voto: * *
Chiara Nucera