Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Luigi Lo Cascio
Fotografia: Pasquale Mari
Scenografia: Ludovica Ferrario, Alice Mangano
Costumi: Maria Rita Barbera
Montaggio: Desideria Rayner
Suono: Fulgenzio Ceccon
Musiche: Andrea Rocca
Italia, 2012 – Thriller/Noir – Durata: 105’
Cast: Luigi Lo Cascio, Catrinel Marlon, Luigi Maria Burrano, Massimo Foschi, Alfonso Santagata, Aida Burruano, Roberto Herlitzka
Uscita: 11 Aprile 2013
Distribuzione: Istituto Luce – Cinecittà
Sale: 25

 La natura ventosa dei fatti

Quando si vuole rappresentare la difficoltà di comunicazione e trasparenza tra essere umani in un lungometraggio, il rischio, se non si è dei registi più che rodati, è di cadere a propria volta in confusione, come è accaduto a Luigi Lo Cascio, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa.
Presentato a Venezia, La Città Ideale parla di Michele, un architetto, convinto e ortodosso ecologista, originario di Palermo ma trasferitosi da vent’anni a Siena, che lui considera proprio una città ideale dove poter vivere. In una notte piovosa Michele rimane coinvolto in una serie di accadimenti poco chiari, a causa dei quali la sua esperienza di convivenza felice con la città comincerà progressivamente ad andare in pezzi.
La volontà del regista, come già scritto, è quelle di raccontare le difficoltà di filtraggio delle nostre parole, durante l’atto di esporle al prossimo: basta una parola non detta, o magari detta non con troppa convinzione, a far cambiare completamente il punto di vista e l’impressione che ci ascolta ha di noi. Purtroppo però, rappresentare sullo schermo un tema così “ambiguo” è assai difficile e rischia di dare un’impressione di un eccessivo onirismo e pedanteria, difetti che sono entrambi presenti in questo film, dove si lascia fin troppo spazio e situazioni che vengono rappresentate attraverso sogni e che non permettono allo spettatore di capire dove effettivamente il regista voglia andare a parare, lasciandolo molto confuso e francamente, un po’ annoiato, anche a causa (forse per l’intento, anche comprensibile, di voler instillare meglio il concetto dentro le menti di chi guarda) di inutili ripetizioni e di empasse nella trama di cui si sarebbe potuto fare anche a meno.
A peggiorare le cose purtroppo è la completa scollatura del tema dell’ecologia dal resto della trama. La fissazione maniacale per il rispetto dell’ambiente del protagonista è come se costituisse un racconto a parte, che non trova quasi mai nessun appiglio con gli accadimenti del resto della trama. Anche se in questo caso l’intento autoriale è stato quello di rendere questo aspetto del film un rafforzativo, per evidenziare maggiormente il contrasto del protagonista col resto dell’ambiente che lo circonda, francamente sembra rimanere solo un esercizio di stile andato male.
Uniche note positive sono certi trucchi di montaggio sincopato su alcune sequenze (soprattutto nella scena durante il sogno, dove Michele si confronta con un magistrato che l’aveva interrogato) che contribuiscono ad acuire la tensione (insieme ad una più che buona colonna sonora) e l’interpretazione di Lo Cascio, che se non si è dimostrato un regista abilissimo alla sua prima prova, come attore conserva tutta la sua abilità (dimostrata anche precedentemente in film come I Cento Passi, La Meglio Gioventù, Noi Credevamo) nell’interpretare la parte del cittadino modello vessato da una società tendenzialmente ingiusta e superficiale.
Nel complesso quindi non ne esce un gran lavoro, che fatica a prendere forma sin dai momenti iniziali e rimane un’opera quasi incompiuta e dai contorni indefiniti anche verso la fine, forse per continuare a portare avanti la tematica delle difficoltà nel comunicare o forse per semplice ingenuità. Dopotutto, come afferma uno dei personaggi della storia in questione, i fatti sono sfuggevoli come il vento. In questo caso però, lo sono i film. 

Voto: * *

Mario Blaconà

 #IMG#Ecologia del delitto

Michele Grassadonia (Luigi Lo Cascio) è un architetto con l’ossessione dell’ecologia e del risparmio energetico. Questo è il principale motivo per cui ormai da anni si è trasferito dall’originaria Palermo in quel di Siena, che ha eletto a “città ideale”. Qui si fa la doccia con l’acqua piovana (fredda!), produce corrente pedalando su di una cyclette, evita quasi del tutto l’illuminazione elettrica, recuperando quella lunare con un ingegnoso sistema di specchi, e non guida l’automobile ormai da anni. Quando il titolare dello studio per cui lavora una sera gli chiede di andare a prendere in macchina l’amante per tutelarlo dai sospetti della moglie, Michele manda in fumo la serata rinvenendo in strada un ferito, che si scoprirà essere un uomo molto in vista nella cittadina. Dal momento in cui chiama i soccorsi, la sua vita inizierà a cambiare per sempre. La sua versione comincerà infatti fin da subito a scricchiolare sotto l’incalzare degli inquirenti, mentre i suoi ricordi diverranno sempre più vaghi…
Attore molto apprezzato nel panorama italiano, soprattutto in film a contenuto socio-politico, quali ad esempio i due I cento passi e La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, debutta anch’egli alla regia con un film molto interessante in partenza, ma purtroppo assai deludente nei risultati. Innanzitutto il tema ecologista è trattato in maniera superficiale e ambigua – perché uno come Michele dovrebbe pedalare per farsi la barba col rasoio elettrico, quando potrebbe utilizzare un rasoio normale, magari dopo essersi cosparso il volto di sapone?! – diventando via via nel racconto poco più di un pretesto. E se l’incubo kafkiano in cui Lo Cascio decide di sprofondare il suo personaggio è molto efficace e plausibile, non lo è affatto il modo in cui sceglie di condurre il gioco: fin dal ritrovamento del corpo, inizia una serie di avvenimenti troppo studiati, che accadono in maniera eccessivamente meccanica, tradendone l’eccessiva pianificazione in sede di scrittura. E per quanto si ritrovino echi di Rosi, del Petri di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e perfino della Wertmüller (si pensi al personaggio dell’avvocato siciliano interpretato da Luigi Maria Burruano), il neo-regista commette un errore imperdonabile: fare di Michele Grassadonia sì un diverso, ma anche un personaggio insopportabile, che tartassa i suoi colleghi in nome della sua fede ecologista, spostando la lancetta dell’empatia dello spettatore lontano da lui. Così, quando tutto sembra ritorcerglisi contro, siamo portati a pensare che in fondo gli stia pure bene.
E non bastano nemmeno alcuni guizzi surreali, quali l’incubo scandito al ritmo di un montaggio sincopato, le tre donne che, come un coro da tragedia greca, si appostano al capezzale del protagonista o ancora la rivelazione poco prima del finale dell’elemento che scagionerebbe Michele.
La città ideale è così un film imperfetto e lungi dall’essere riuscito, ma è innegabile il fascino emanato dalla discesa agli inferi di un cittadino comune, anzi modello, in un mondo che vorrebbe cambiare a tutti i costi, con una rivoluzione silenziosa, ma che invece, forse proprio per quello, sembra avercela tremendamente con lui. 

Voto: * * *

Paolo Dallimonti