Scheda film
Titolo originale: L’hermine
Regia e Sceneggiatura: Christian Vincent
Fotografia: Laurent Dailland
Montaggio: Yves Deschamps
Scenografie: Patrick Durand
Costumi: Carole Gérard
Musiche: Claire Denamur
Suono: Philippe Fabbri
Francia, 2015 – Commedia – Durata: 98′
Cast: Fabrice Luchini, Sidse Babett Knudsen, Miss Ping, Berenice Sand, Claire Assali,
Floriane Potiez
Uscita: 17 marzo 2016
Distribuzione: Academy Two

L’uomo-ermellino, tra verità, giustizia e geometrie dei sentimenti nel nuovo film di Christian Vincent

Entrata e uscita. Colpevole e innocente. Due cifre. In aula. E fuori dalla gabbia dei giurati e dei giuramenti?
Le cifre si mescolano e cambiano. La fermezza felpata anche se indocile. La curiosità vorace anche se timida e traballante. Un manto per l’inverno, immacolato scudo di dedizione ad una natura fugace ma perentoria. Un manto per per ogni altra stagione. E’ lo spettro dei colori dell’esistenza a sparire e riemergere nel fitto apparentemente oscuro. Un codice binario, o meglio una duplice moltiplicabile chiave di lettura.
Tanto nella performance “meta”- attoriale dei protagonisti, marionette senzienti del teatro semplice e per questo imbarazzante e inevitabile della vita. Tanto nella pennellata del regista-sceneggiatore. Minimo assestamento di sguardi, nell’impalcatura causa-effetto sfasata o forse perfettamente sfasata, di un’aula di tribunale che è anche animo del protagonista e teorizzazione dell’autore. La corte, dal 17 marzo al cinema, è la nuova esperienza per il grande schermo di Christian Vincent. Un regista a due cifre come il giudice “Racine” incarnato dal sornione impeccabile Fabrice Luchini. Un uomo di legge di inscalfibile etica e pesantissima mano, pronto ad affibbiare sempre il massimo della pena. Finché non deve affrontare il caso di un giovane disoccupato accusato di aver assassinato la figlia di sei mesi. E poi, tra i giurati popolari l’anestesista Ditte Lorensen-Coteret, fiera donna danese conosciuta tempo prima e mai obliata.
Timido seppur furente, nella geometria latentemente esplosiva di un ordinatissimo tribunale dell’estrema provincia, perduto amore e ritornanti ossessioni. A Vincent interessa inequivocabile l’ambiguità, non certo dell’astrusa enorme infinita lotta Bene-Male, bensì del pensiero e del sentire umano, tra commedia spinta e sottile e dramma acuminato e impercettibile. Se la Verità è mistero insondabile e intoccabile e la Giustizia formula relativistica applicabile, anche un uomo togato di correttezza e rivestito della gentile purezza dell’ermellino può rivelare e rivelarsi impervio foriero di tormenti e sorprese.

Voto: 7 e ½

Sarah Panatta