JM e’ un giapponese che giunge in Australia per realizzare un sogno. BG e’ un’australiana cieca dal torbido passato. Li lega la Dea del titolo e cioè una Citroen DS color salmone, che li accompagnerà per le strade assolate e deserte dell’Australia alla ricerca di una propria identità. Il film di Clara Law procede a intermittenza, con immagini patinate da video-clip che non riescono quasi mai a superare i confini della forma e a creare emozione. Non aiutano i tanti flashback che rischiano di dare troppe motivazioni a un personaggio già interessante di suo, ben interpretato da Rose Byrne premiata al Festival di Venezia. Alcune cose colpiscono, come gli inserti pubblicitari d’epoca sulla mitica Citroen DS o il legame tenero e protettivo che si instaura tra i due protagonisti, in grado di smussare gli angoli di due profonde solitudini. Quello che forse convince meno e’ la misura, il controllo, una sorta di pacato calcolo attraverso cui il progredire degli eventi prende forma lasciando combaciare pian piano tutti i tasselli.
Resta il rimpianto di un “on the road” selvaggio e anarchico senza alcun pretesto narrativo che, soprattutto nella lenta parte finale, rischia più di annoiare che di interessare. Non a caso la scena più bella, in cui le luci a fianco dello schermo scompaiono e la scritta “toilette” non pulsa più con insistenza, e’ la liberatoria iniziazione al ballo di Rose. Un ballo scoordinato, frenetico, vitale, senza il talento del giovane “Billy Elliot”, ma non per questo meno elettrico ed elettrizzante.

Luca Baroncini de “Gli Spietati”