Scheda film
Regia: Claudio Fragasso
Soggetto e Sceneggiatura: Rossella Drudi
Fotografia: Robin Brown
Montaggio: Angelo D’agata
Scenografie e Costumi: Valentina Fragasso
Musiche: Pino Donaggio e Piotta
Suono: Antonio Casella
Italia, 2015 – Drammatico – Durata: 88‘ – B/N
Cast: Maurizio M. Merli, Miguel Gobbo Diaz, Ydalia Suarez, Edoardo Purgatori, Simone Sabani, Nicole Cadeddu, Stefano Molinari
Uscita: 28 aprile 2016
Distribuzione: Halley Pictures
Sale: 17
Tintura di Odio
Matteo (Maurizio M. Merli) e Benny (Miguel Gobbo Diaz) sono fascisti ed amici da sempre e vivono nella periferia romana, a Tor Sapienza. Il primo lavora in un pub, ma non ne ha molta voglia, mentre il secondo, dalla pelle nera ed adottato in tenera età da una coppia di veneti trasferitasi a Roma, è un campione di fighting, combattimenti clandestini a mani nude. Il film racconta una loro giornata, con sullo sfondo gli scontri (veri) di Tor Sapienza del 2014, e le loro peripezie per svoltare un po’ di denaro recuperando inizialmente l’oro dell’eredità materna di Benny fino ad impelagarsi in un duro match con un fighter spietato. E nel frattempo Roma, nuda e spogliata, brucia…
Claudio Fragasso, regista di genere e di instant-movie – ricordiamo, si fa per dire, Teste rasate, il dittico Palermo-Milano/Milano-Palermo e il proverbiale Trolls 2, noto universalmente per essere uno delle pellicole più brutte della storia del cinema, tanto che al fenomeno – negli USA è un cult! – il piccolo attore del film Michael Stephenson nel 2008 ormai adulto dedicò il documentario Best worst movie – si cimenta ambiziosamente con una versione “de’noantri” de L’odio di Mathieu Kassovitz.
Musiche di Pino Donaggio e brani rap di Tommaso Zanello in arte Er Piotta insieme ad immagini in bianco e nero, sia per devozione stilistica che anche per risparmiare nella lavorazione in digitale (che a colori avrebbe richiesto più impegno anche nella fotografia, riuscendo così a mescolarsi meglio alle sequenze di repertorio) non bastano però a tenere su un film che presenta numerosi difetti.
Gli attori fanno quello che possono ed in questo è apprezzabile almeno la giustificazione della cadenza improbabile di Miguel Gobbo Diaz, spiegando le sue origine nordiche e salvandolo così dal passare per uno dei tanti epigoni del tragicomico Rugantino interpretato da Celentano. La struttura narrativa è molto semplice, implicando il confronto dei due protagonisti con tutta una serie di personaggi curiosi e molto caratterizzati, dal capo Rom Gianluca Petrazzi al manager di incontri Simone Sabani, passando per l’anziano logorroico (!) Claudio Fragasso fino al grottesco lottatore citazionista Giulio Base con capelli alla Wolverine e soprannominato “il Fuhrer” e all’infermiera cubana Ydalia Suarez, la quale li accompagnerà fino al tragico epilogo. Inoltre si accenna, soprattutto all’inizio, anche a confuse teorie nazi-fasciste in cui i due annaspano alquanto.
L’impianto sta insieme a fatica, in mezzo ad errori dovuti al bassissimo budget, anche se per una buona metà si lascia guardare, mescolando agilmente fiction e riprese dal vero, ma poi, pur mantenendo sempre un discreto ritmo grazie ai brani musicali ininterrotti, scivola a nostro giudizio alquanto inutilmente verso una melodrammatica tragedia ultima che ha provato ad annunciare, ma che forse narrativamente poteva essere evitata.
RARO perché… è un esperimento non troppo riuscito
Voto: 5 e ½
Paolo Dallimonti