Regia di Zach Braff
con Zach Braff, Natalie Portman, Ian Holm.
Voto (da 1 a 5): **

Ciò che più mi è dispiaciuto in questo film è la percezione che ho ricevuto della supponenza del regista: si vede smaccatamente che voleva fare un film “di nicchia”, personale, per quei festival indipendenti che di indipendente ormai hanno ben poco.
Se dovessi raffigurarmi il film con una sola immagine penserei al protagonista/regista/sceneggiatore in campo medio, seduto, mentre fissa la cinepresa; una scena che si ripete nell’arco della pellicola e che, in mano a ben altri autori che comunque già sfruttarono questa situazione, sarebbe risultata anche simpatica. Ma di Coen e di Allen (solo due degli evidenti ispiratori di questo debuttante regista che, però è bene ricordare, ha un’esperienza pluriennale come attore in tv -“Scrubs”- e nel cinema) ne nascono un paio ogni decennio, se va bene. E questo non è il decennio di Zach Braff.
Per carità, qualcosa di buono anche c’è, ma il compiacimento per una narrazione che vorrebbe essere intimistica (ma senza avere il coraggio di osare di più) e divertente (ma senza avere il coraggio di osare di più) al tempo stesso è troppo evidente.
Insomma, rimando a settembre (anche se, mi dicono, è una cosa che non si fa più) il simpatico Zach, nell’attesa che si tolga di dosso quelle manie autoriali che solo i veri autori ogni tanto si possono permettere.
DA TENERE: Natalie Portman è una delle più belle e brave attrici del cinema americano contemporaneo. Da “Leon” di tempo ne è passato e lei migliora sempre più. In tutti i sensi.
DA BUTTARE: la lentezza non significa profondità. Questa è una regola che solo chi contemporaneamente sceneggia, dirige ed interpreta (ah, gli “autori”!) ignora. Forse perché, un tempo, i ruoli erano ben scissi ed ora per far cinema si crede di dover far proprio tutto, anche preparare il catering?

BenSG