Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore
Fotografia: Fabio Zamarion
Montaggio: Massimo Quaglia
Scenografie: Maurizio Sabatini
Costumi: Maurizio Millenotti
Musiche: Ennio Morricone
Italia, 2013 – Thriller – Durata: 124′
Cast: Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, Donald Sutherland, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede
Uscita: 1° gennaio 2013
Distribuzione: Warner Bros Pictures

 Le conseguenze dell’amore

Virgil Oldman (Geoffrey Rush) è un antiquario in là con gli anni, molto noto come tenutario d’aste, che, aldilà della forma, ha molte difficoltà ad interagire col prossimo, nascondendosi dietro la propria ritrosia. Il giorno del suo sessantatreesimo compleanno riceve la prima di una serie di telefonate dalla giovane Claire (Sylvia Hoeks), che gli chiede di aiutarla a dismettere il proprio ingente patrimonio ereditato dai genitori scomparsi. Ma al primo appuntamento la ragazza non si fa viva, continuando a mancare anche gli incontri successivi, rivelando una serie di ossessioni che da anni la hanno portata a rinchiudersi dentro casa, senza vedere più nessuno. Dapprima Virgil cercherà di rinunciare all’incarico, ma poi si troverà sempre più coinvolto ed invischiato nel rapporto con la singolare giovane. Tra i suoi pochi amici, il fidato compare Billy (Donald Sutherland) e Robert (Jim Sturgess), un abile restauratore in grado di riparare qualsiasi cosa, che diventerà il suo consigliere. Ma Virgil, che non l’ha mai conosciuto veramente, ignora come l’amore possa fare bruttissimi scherzi…
A quattro anni di distanza da un film estremamente italiano, anzi, siciliano, come il fallimentare Baarìa, Giuseppe Tornatore segna una cesura e gira, pur sempre con maestranze nostrane, un raffinatissimo thriller dal cast e dall’ambientazione internazionali, ricollegandosi in parte alla sua opera ancora precedente, La sconosciuta ed all’ormai lontano Una pura formalità. Come ha affermato lo stesso protagonista Geoffrey Rush, la pellicola vuole essere un confronto tra la vecchia ed imbolsita Europa e quella nuova, con i suoi giovani stati che si affacciano nell’unione.
Il letteralmente anziano Virgil (questo il significato del suo cognome), è un uomo pieno di paturnie e fissazioni: quella per il tempo che passa, che lo porta a tingersi i capelli; quella per il contatto con gli altri, che gli fa indossare guanti di protezione e porre fazzoletti intorno a telefoni e a qualsiasi oggetto entri in contatto col resto del suo corpo; quella per i ritratti femminili, che, tramite la complicità del socio Billy, glieli fa aggiudicare alle aste in maniera non esattamente legale. In questo humus l’infatuazione per la giovane donna che, come lui, soffre di non pochi problemi di relazione con gli altri, arriverà come lo strike di una palla da bowling su di un gruppo di birilli.
Non molto altro si può dire di questo film, senza distruggere l’intricata intelaiatura tessuta dal regista e sceneggiatore, che verrà dissolta come una bolla di sapone dal finale. La rivelazione non sarà neanche esibita, ma appena accennata, poiché lo spettatore, lungamente ed adeguatamente preparato nello scorrere del racconto, saprà da solo mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Qualche lungaggine (la durata supera le due ore) si avverte qua e là e la tensione in effetti a volte cala, ma la sontuosità e la complessità della macchina narrativa, che arriva a citare perfino Jacques de Vaucanson ed i suoi automi settecenteschi, le giustifica sufficientemente.
L’intera pellicola, col suo irrivelabile mistero, tra ritratti e macchine antropomorfe e con la messa in scena delle aste, che con i loro riti e consuetudini costituiscono un piccolo teatro, assurge dunque a metafora della narrazione cinematografica. Chi vedrà, capirà.
La migliore offerta rialza così le quotazioni di Giuseppe Tornatore, che, tra l’altro, sfida temerariamente il botteghino uscendo per sua stessa volontà il primo giorno del nuovo anno. Potrà lo spettatore trovare in sala quel giorno una migliore offerta? Ne dubitiamo.

Voto: * * *½

Vito Casale