Scheda film
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Fotografia: Robbie Ryan
Montaggio: Jonathan Morris
Scenografie: Fergus Clegg
Costumi (supervisione): Dani Miller
G.B./Francia/Belgio/Italia, 2012 – Commedia – Durata: 101′
Cast: Paul Brannigan, John Henshaw, Gary Maitland, Jasmine Riggins, William Ruane, Roger Allam, Siobhan Reilly
Uscita: 13 dicembre 2012
Distribuzione: BIM
Sale: 29
L’epica di chi sta ai margini
Ken Loach si mette ancora una volta dalla parte di chi non ce la fa. Che cosa succede quando ce la metti proprio tutta per tornare in pista ma qualcosa, anzi qualcuno, sembra fare di tutto per ricordarti il posto da dove vieni? Che non è un bel posto, anzi. È un luogo dove ti hanno insegnato che la violenza è come il caffèlatte a colazione, che se ti attaccano devi attaccare anche tu, che un cazzotto è sempre meglio darlo che riceverlo. Poi ti bevi una birra e tutto passa. Almeno apparentemente, almeno per qualche ora. I personaggi raccontati ne La parte degli angeli sono coloro che siedono ai margini, quelli che alle feste non ballano perchè forse nessuno li ha invitati. Si muovono goffamente in una Glasgow claustrofobica, sempre grigia e senza scampo dove Robbie, il protagonista, è un topo in gabbia. È appena diventato padre ma non può godersi la gioia della paternità: lo attaccano da tutte le parti, i genitori della fidanzata in quanto ex delinquente e i nemici di vecchia data, sempre in quanto ex delinquente. Se sei sei stato un teppistello qualcosa da scontare ce l’avrai sempre. Ma se uno da delinquente vuole passare ad essere “ex” cosa deve fare? Come può dimostrare agli altri il proprio cambiamento ? A volte succede, nelle favole specialmente, e qui un vago retrogusto fiabesco per fortuna c’è, che si incontrano delle brave persone, degli amici. E ci si ritrova tutti insieme in un’avventura rocambolesca di quelle che ti cambiano la vita. In fondo questa, a dispetto delle premesse, è una commedia, si ride eccome! Loach racconta una storia difficile in maniera magistrale, stando sempre addosso ai protagonisti, entrando sottilmente nelle loro psicologie, comprendendoli, amandoli, dando loro un’altra possibilità, quella possibilità che il cinema magicamente regala ma che non sempre viene offerta dalla vita. Il linguaggio adottato è quello, appunto, della commedia, scelta che lo stesso regista spiga semplicemente: “è nostra esperienza che le avversità producano commedia, anche nelle circostanze più disperate le persone ridono, è un modo per esprimere umanità e solidarietà. Non ci interessava presentare i personaggi come vittime, perchè per le vittime si può provare pietà ma non si sente vicinanza. Abbiamo pensato che, se il pubblico si fosse affezionato al lato comico dei personaggi, sarebbe entrato con più facilità nell’aspetto tragico della storia. La comicità non è un extra, non è lo zucchero per addolcire la pillola ma fa parte dell’umanità comune che vogliamo condividere”. Ed è semplicemente commovente l’umanità che Ken Loach dona ai suoi personaggi. Come è commovente il fatto che l’avventura del protagonista coincida in qualche modo con la storia dell’attore che lo interpreta. Paul Brannigan a 13 anni era un senzatetto e da adolescente è stato in prigione. E allora? I suoi occhi riempiono la macchina da presa, che Loach tanto ama maneggiare e si sente, ed impreziosiscono la già preziosissima sceneggiatura di Laverty. La parte degli angeli fa venire voglia di guardare il mondo con la lente di ingrandimento, di soffermarsi sui dettagli, su quelle persone che spesso ignoriamo, perchè è questo che fa Loach che, in fondo, indossa solo un semplice paio di occhiali.
RARO perché… già, perché?!
Note: il film, uscito in 29 sale la prima settimana, è un RARO solo in parte, poiché già nella seconda arriva ad essere distribuito in ben 85 cinema!
Voto: * * * *½
Laura Sinceri
#IMG#Robbie, prossimo a diventare padre…
Robbie, prossimo a diventare padre, sfugge alla prigione perché ritenuto capace di reintegrarsi socialmente e per questo viene destinato alle cure di Harry, un assistente sociale che si prenderà cura sia di lui che di altri quattro ragazzi giudicati reintegrabili, come lui, nella società. Oltre a far loro svolgere le ore di lavoro socialmente utile, Harry li porterà anche in visita presso una distilleria. La visita offrirà a Robbie l’opportunità di appassionarsi alla degustazione del whisky.
Unito al fido Paul Laverty, Loach torna a parlare di quel sottoproletariato che tanto ama e del quale sa descrivere le gesta alla perfezione anche attraverso una commedia dal sapore di malto scozzese. La storia di Robbie è in fin dei conti quella di molte persone che pur non essendo violente come questo neo-genitore sui generis, dalla vita sono state violentate tramutandosi in quel che comunemente i media chiamano ‘NEET’ (Not in Education, Employment or Training), persone ridotte ad un banale acronimo che ne decreta l’inutilità sociale. Centinaia di persone più o meno giovani che si lasciano vivere addosso senza grandi speranze o chance e che come Robbie, interpretato dall’esordiente Branningan, non riescono a trovare la loro collocazione nel mondo, professionale o affettivo che sia. Ancora una volta è grazie ad un impianto registico che funziona alla perfezione, al quale si unisce un manipolo di attori sconosciuti ma efficaci, che Loach riesce a trattare con grande ironia e sarcasmo un tema così delicato come i drammi dell’alcolismo dei paesi anglosassoni, il disagio giovanile, la crisi e i lavori sociali e quelli socialmente utili, con tanto di morale di sconfitta decretata dal padre della compagna di Robbie (“Non c’è scampo per te ragazzo anche se tu lo volessi…”) ma che dalla metà del film viene però smentita con un finale a sorpresa che è uno splendido anelito di speranza per chiunque.
Voto: * * * *
Ciro Andreotti
Alcuni materiali del film: