Scheda film

Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Alessandro Palazzi
Fotografia: Michele Paradisi
Montaggio: Francesco Loffredo
Scenografie: Mariangela Caggiani
Costumi: Sara Barsotti
Musiche: Dario Faini, Cristian Regnicoli
Suono: Duccio Servi
Italia, 2011 – Commedia – Durata: 86′
Cast: Andrea De Bruyn, Ernesto De Stefano, Isabel Gondim, Emanuele Beffa, Daniele Grifoni, Arianna De Stefano, Matteo Lombardi
Uscita: 27 agosto 2012
Distribuzione: Manhattan Film

Sale: 1

 Scuola di vita

Tranquilli, Pirandello non c’entra niente, né tantomeno c’entra il celeberrimo e tragicomico iettatore Chiarchiaro nato dalla sua penna.
La storia invece è quella dell’insoddisfatto Rolando (Andrea De Bruyn), fidanzato con Mina (Lucia Rossi), figlia del proprietario di una Scuola Guida, in cui egli stesso lavora senza brillare particolarmente. Quando il non più giovane gestore muore nel nel mezzo di una lezione di teoria, a pochi giorni dagli esami, Rolando stupendo tutti prende in mano la baracca, licenziando i due precedenti dipendenti, coinvolgendo nell’avventura l’amico Sergio (Ernesto Di Stefano), fino ad allora barista e piccolo spacciatore e chiamando come istruttori di guida due curiosi personaggi, Piero (Emanuele Beffa) e Tonino (Matteo Lombardi).
Tra la passione di Rolando per la trans Giulia (Isabel Gondim), l’amore “alternativo” di Mina per un certo Pino Sgommino (Mattia Stancanelli), gli stravaganti allievi della Scuola, tra cui spiccano la cinese Liyu Jin (Jin Liyu) ed il filippino Armando (Robert Cervantes), il giorno dell’esame finalmente arriva.
L’esordio nel lungometraggio di Alessandro Palazzi colpisce per una sua certa ricercatezza formale, sostenuta da trovate fumettistiche (i titoli di coda sono su di un cartone animato che riproduce i protagonisti della vicenda) soprattutto con effetti sonori e dal montaggio “a scatti” di Francesco Loffredo, a tratti ellittico, a momenti ripetitivo, che finisce alla lunga per risultare anche fastidioso, e per la discreta recitazione degli attori, generalmente grosso tallone d’Achille delle opere (prime) indipendenti. Peccato che, oltre ad un timido abbozzo di critica sociale (la disoccupazione, i lavoratori immigrati dentro e fuori la legalità), tutto il buono del film si riduca ai punti appena citati.
Lo stesso soggetto sembra concepito per deduzione se non per contiguità (ad esempio: si parla di automobili, perché non metterci quindi il trans, che, ahilei, proprio in macchina ci lavora?), mentre la sceneggiatura, se pure regala qualche risata, fa acqua da tutte le parti e con l’inserimento di alcune trovate a sfondo sessuale tenta una sterzata, brusca quanto malriuscita, in quella che fu la commedia erotica dei bei tempi.
Dicevamo prima degli attori: se Ernesto Di Stefano, col suo antiestetico strabismo convergente si vuole forse proporre come rinato Marty Feldman (il suo era però divergente) o novello Pruitt Taylor Vince (affetto in realtà da un fastidioso nistagmo), entrambi de’noantri, restano impressi nella memoria il verace e divertente Emanuele Beffa, il candido ma non troppo Tonino di Matteo Lombardi e la cinese Jin Liyu.
RARO perché… è un filmino davvero esile.
Note: il film esce solo al Nuovo Cinema Aquila di Roma.

Voto: * *½

Paolo Dallimonti